La cooperativa agricola Latte Montagna Alto Adige racconta uno spaccato di vita contadina, senza OGM, per del latte esclusivamente prodotto nei masi altoatesini. Se tradizionalmente il maso si passa da padre a figlio, il ruolo delle donne vi è altrettanto storico, un femminile presente come figlia o come moglie. “Su ogni maso che funziona c’è una donna che lavora, si può andare dove si vuole ma sono le donne che (vi) assicurano il carattere forte” racconta Sigrid Ungerer, classe 85, che nel suo maso Kausenhof a Lauregno non solo ci lavora ma ne è anche la proprietaria. Socia dell’Unione Donne Coltivatrici sudtirolesi, per Sigrid “è importante che le contadine facciano parte di questa associazione per far vedere che ci sono” e precisa ironica “non siamo in tante ma ogni tanto c’è una donna che ha il coraggio di dire sono io la capa”.

Se per Sigrid e la sua famiglia, un fratello e una sorella, non c’erano dubbiche il loro maso-chiuso, da generazioni sotto la famiglia Ungerer, alla morte del padre le fosse trasmesso, la realtà spesso dice il contrario. E il figlio maschio se ne ritrova l’erede. Una tradizione antica che non ha fermato la contadina, che è riuscita a farsi rispettare dai suoi pari. Sigrid, però, ricorda di un inizio meno bucolico quando una donna a capo di un maso deve “essere forte” e che “le ridevano un po' addosso” anche se “adesso hanno capito che faccio la mia strada”. D’altronde, non solo ha preso le redini del maso famigliare ma non ha avuto paura di “avere altre idee”, diverse. Come per esempio rintrodurre la razza bruna alpina per i suoi 18 bovini (una decina di mucche e poi le manze), la razza alpina che dagli anni ’60 era stata incrociata con dei tori americani, che “danno più latte” ma sono anche meno “vitali, con più problemi di alimentazione”.

pascoli alpini di fienagione in hirzer in alto adigepinterest
©IDM Südtirol-Alto Adige/Athesia-Tappeiner/Alex Filz
©IDM Südtirol-Alto Adige/Athesia-Tappeiner/Alex Filz

Detto fatto, Sigrid rimpiazza tutto il suo bestiame per ritrovare la razza bruna alpina pura, che rumina esclusivamente del fieno locale e ne è contenta. “Un fieno che abbiamo noi qua”, un km 0 assoluto. E un circuito corto, descritto senza slogan alla moda ma con parole pragmatiche: “coltiviamo il fieno, lo mettiamo nel fienile, lo diamo alle mucche, producono il latte e lo digeriscono; e il loro concime lo riportiamo di nuovo sui campi. Non aggiungiamo nient’altro.” Sono queste le mucche che danno “il latte fieno”, prodotto in minore quantità ma con più qualità.

È con tono similmente pacato, quello con cui Siegried Stocker Lintner, 44 anni di cui 22 nel suo maso, racconta della sua vita contadina. Eletta “Contadina dell’anno 2020” dall’Unione Donne Coltivatrici sudtirolesi, ogni tanto cerca dal suo tedesco le parole in italiano, per essere sicura di riuscire a esprime al meglio la sua esperienza. Nel villaggio di Aldino, e nel suo maso Wöserhof a 1 500 metri di altitudine, con 20 mucche e 20 manze, ci è arrivata una volta sposata. Con una precedente formazione in serigrafia non si destinava per forza a quella vita. Ma “lavorare al contatto con la natura, poter mostrare agli altri il frutto del suo lavoro, e produrre alimentari sani” è quello che le piace di più. Il maso, è suo marito Cristopher che l’ha avuto dai genitori. D’altronde “anche lui doveva imparare tante cose, perché era molto giovane” e “ognuno deve conoscere il lavoro dell’altro, le donne fanno tutto [come gli uomini]” anche perché “manca la gente sui masi, quando è tanto lavoro devi fare anche tu”. E racconta delle giornate intense dove

“ti svegli alle 5:20 tutti i giorni, anche quando è il tuo compleanno, anche quando è Natale, anche quando sei ammalata

perché “le mucche mi aspettano [per essere munte], sei sempre assieme con gli animali non vuoi che stiano male” e poi il pomeriggio nei campi. Un programma in cui da maggio ad ottobre si aggiunge anche l’attività di agriturismo. La loro non è una produzione biologica ma per Siegried il benessere animale è scontato. Qualcosa che “fai, perché vivi con i tuoi animali 24 ore su 24”, è essenziale che “le mucche possano pascolare all’esterno. E le manze anche”, anche se “è un lavoro in più” Siegfried ci tiene. Una stessa sensibilità si ritrova al maso Kausenhof di Lauregno, “se stanno bene gli animali, stiamo bene anche noi e viceversa”. Un punto di vista che non manca di pragmatismo, “Se nella mia stalla una mucca sta male, sto male anch’io; e se sta bene, sarà anche capace di produrre un latte di qualità. Ma soprattutto, è bello entrare in stalla, o vederle sui pascoli, in salute. Una soddisfazione”, fa eco Sigrid Ungerer.

I masi dell’Alto Adige raccontano uno spaccato di vita contadina che si declina anche al femminile. E di nuove generazioni attaccate al loro territorio, e al loro ruolo. “Sono fiera di dire che sono una contadina di montagna – conferma Siegried – non ho mai avuto problemi [a rivendicarlo] e ho l’impressione che, oggi, per le altre donne è lo stesso”.

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Sigrid Ungerer - credits Sigrid Ungerer
Sigrid Ungerer - credits Sigrid Ungerer