È TUTTA LA VITA che sono circondata da miliardarie sgangherate. Dico sul serio. Sono esausta, se cercate su Google “miliardarie sgangherate”, tutti i risultati vi portano a me: le ho inventate io. Uno di questi giorni mi dovrò decidere e depositarle alla Siae. Le miliardarie sgangherate sono una mia materia di studio. Un argomento su cui sono molto ferrata perché ci ho avuto a che fare per tutta la vita. Ho iniziato a frequentarle fin da giovanissima e le ho sempre trovate attraenti. Mi piace osservare i loro comportamenti, i vestiti che indossano, il loro rapporto col denaro. Insomma, se cercate qualcuno con cui parlarne, io sono la persona giusta. Affinché il mio studio vi risulti chiaro, credo che sia importante precisare alcuni termini scientifici:

1) Definisco miliardaria sgangherata una donna nata miliardaria che rinnega le proprie origini facendo finta di non avere soldi, schifandoli del tutto, che si ostina a vivere un’esistenza bohémienne privandosi delle gioie della sua ricchezza e avvalendosi della pratica esteriore e insulsa della simulazione di indigenza (concetto che avremo modo di approfondire). Vive l’avvenimento della sua miliardarietà con grande rammarico, senso ineluttabile del destino avverso e infinita sofferenza (le origini rinnegate purtroppo si paleseranno ogni volta con irruenza, rovinando l’ennui, allo sportello del bancomat).

2) Definisco miliardaria sgangherata risolta una donna nata miliardaria che ha rinnegato le proprie origini, ma che a un certo punto della sua vita ha accettato i suoi soldi, li ha guardati in faccia e ci ha fatto pace. Ora vive serenamente e fa stare più tranquilli anche tutti noi. (Ah! sospiro di sollievo).

QUESTIONI DI LAVORO: E TU CHE FAI NELLA VITA? OCCUPO SPAZIO Ho conosciuto una miliardaria sgangherata che di mestiere occupava spazi. Continuava a fumare tante piccole sigarette girate personalmente da lei, una cosa che la impegnava come un secondo lavoro. Le aveva messe in fila in una scatolina di latta, ho pensato al momento in cui aveva trovato questa scatolina in qualche mercatino e se l’era portata a casa raggiante aspettando di riempirla e sfoggiarla alla prima occasione. Stava discutendo seduta in cerchio nella posizione del loto con un gruppo di performer. Spiegava a tutti di essere impegnatissima in uno di quei progetti pazzeschi senza budget che ti svegliano nel cuore della notte (ma poi ti fanno riaddormentare subito, suppongo) e si lamentava del futuro dell’arte e dell’orrore che le provocava l’apertura di Eataly proprio al Teatro Smeraldo. Secondo lei quello era uno dei simboli del degrado culturale. In Italia è da queste cose che si vede che stanno uccidendo la cultura, e da Eataly, diceva sprezzante, «la gente paga 20 euro una cacio e pepe ed è contenta». L’aveva sparata così, a bruciapelo, poi ci aveva guardato ammiccante, leccandosi i baffi per il risultato ottenuto. Non sono riuscita a capire la sua età, ma mi è sembrata una cosa da ingenui. Ingenui o miliardari. Miliardari che fanno finta di essere poveri, ovviamente.

QUESTIONI DI QUARTIERE: LA ZTL COME LUOGO DELL'ANIMA Quando l’ho conosciuta la mia miliardaria di riferimento viveva a Roma da quasi tre anni e non riusciva a capacitarsi del fatto che tutti si ostinassero ad avere una vita al di fuori del quartiere dove lei risiedeva: Monti. La sua vita poteva svolgersi splendidamente in via dei Serpenti. Le abitudini erano diventate tali appena si era insediata. Aveva trovato nella Piazzetta il luogo perfetto e simbiotico dove trascorrere l’esistenza e concentrare ogni attività. Dove trovare risposta a tutti i bisogni, anche quelli primari. Si svegliava, presumibilmente verso le undici, si vestiva (un cappotto sul pigiama o un trench, a seconda delle stagioni) e usciva per l’aperitivo all’ora di pranzo, quello che mio nonno chiamava il cordiale. I suoi pasti principali: l’aperitivo delle 12 e quello delle 18. Nello specifico un vinello rosso corposo e un po’ di formaggio. Le basi della dieta mediterranea ridotte all’osso. Da qualche mese si è trasferita a Milano. Le cose non sono cambiate. È cambiata solo la sua Ztl mentale. Adesso vive in Brera. Questa consuetudine linguistica per lei rappresenta uno stile di vita: lei è dentro Brera. Questo significa che è pressoché impossibile portarla fuori da lì e farle assaporare le gioie degli spazi circostanti. Ogni altro luogo è troppo lontano da Brera. Ogni altro luogo è sconosciuto. Un pomeriggio le ho proposto di andare insieme al cinema, e di passare a prendere un amico che lavora a Porta Genova. Lei mi ha guardato a lungo, dapprima stralunata, poi con un misto di disprezzo e incoscienza ha chiesto: «Porta Genova? E dov'è?». Insomma, incontrarla nel suo habitat è l'unico modo per incontrarla, quindi fissiamo gli appuntamenti in un perimetro ben delineato. Ha tirato una linea immaginaria e stabilito il raggio entro cui vivere la sua vita. Non si può trasgredire, mai. Deve essere una cosa molto confortante.

QUESTIONI DI STILE: IL PRIMO MAGGIO DI UNA RICCHISSIMA SENZA BUDGET Per una miliardaria sgangherata la giornata del primo maggio è una ricorrenza imprescindibile: fare finta di essere povere è un lavoro. Questo che stiamo vivendo è un momento storico in cui è necessario essere poveri, almeno esteticamente. Non riuscireste mai a immaginare che impegno comporti una festa del genere per una persona che non ha mai avuto nessuna intenzione di lavorare in vita sua. È molto difficile rispecchiare esattamente l'immagine che una costruisce di se stessa. La miliardaria non lavora, cioè, non ha i turni di 8 ore da coprire al call center, ma questo non significa che non abbia un progetto senza budget. Un progetto senza budget in cui crede moltissimo. Un progetto senza budget che le ruba tutte le energie. Quel progetto è il suo lavoro. Quel lavoro è il motivo per cui scende in piazza a lottare per i diritti dei precari. Le parrebbe proprio brutto non farlo. Le miliardarie sgangherate tendono a usare l'espressione "devo lavorare" impropriamente e quando gli viene posta la domanda da mille dollari: «ma, concretamente, come campi?», iniziano a balbettare.

Il primo maggio è il momento in cui aprono l'armadio per decidere come affrontare la folla, escono dal quartiere di periferia appena dichiarato cool dove vivono e vanno dritte verso il Concertone a parlare del loro progetto. Per la simulazione di indigenza ci vogliono gli abiti giusti. Bisogna vestirsi in un certo modo per dire quanto sia difficile arrivare a fine mese, signoramia, quanto non ci si possa permettere qualcosa. Non so se l'avete notato, ma quelli addosso a una miliardaria sgangherata sono tutti regali, abiti di seconda mano, sono cose trovate a poco. Sempre. Il primo maggio delle miliardarie sgangherate è un grande prato verde pieno di Nanni Moretti che si interrogano. Le miliardarie sgangherate fanno cose, si muovono, conoscono, vedono gente, le sigarette gliele hanno portate degli amici da Londra, i vestiti sono regali. Insomma, una vitaccia.

QUESTIONI DI LIFESTYLE: CHIAMA UN TAXI Una notte pioveva a dirotto, e la mia miliardaria di riferimento tornava da una festa all'Eur con un amico comune di Romanord innamorato perso di lei. A un certo punto lui ferma la macchina, esasperato e tremante la guarda negli occhi e le confessa: «Io ti amo» «e finché non mi dai una risposta restiamo qui». Questo il racconto del giorno dopo, in Piazzetta. Ero esterrefatta. Un uomo era riuscito a portarla fuori da Monti. «Oddio, e tu cos'hai fatto?». «Sono scesa dalla macchina e ho chiamato un taxi. Metà dei problemi della vita si risolvono chiamando un taxi».

QUESTIONI DI CIBO: A PRANZO Non vi offrirà mai il pranzo. E quando arriverà il conto sarà l'ultima a tirare fuori il portafoglio. E se resteranno da pagare pochi spiccioli ce li dovrete rimettere voi, proprio così.

QUESTIONI DI BOLLETTE: RISCALDAMENTO Le miliardarie sgangherate vivono al gelo. Deve essere una cosa che fa molto bene alla pelle. Se lavorate per una miliardaria e state morendo di freddo in ufficio e decidete di accendere una stufetta elettrica, lei verrà a spegnervela, ché consuma troppo. Saranno sempre le miliardarie che vivono in un appartamento con tre terrazzini che danno su piazza Farnese a spegnervi la stufetta e farvi restare al freddo, proprio così.

QUESTIONI DI SOLDI: DIECIMILALIRE Ci siamo guardate tutte e tre, la miliardaria col padre che vendeva navi, quella col padre che vendeva pelli, e io. Quella col padre che vendeva navi ci ha chiesto di alzarle diecimilalire, ché era rimasta senza soldi. Quella col padre che vendeva pelli mi ha rivolto uno sguardo basso, torvo, mi si è avvicinata e ha bofonchiato «suo padre vende navi, io non le dò diecimilalire, se li scorda». Io avevo 17 anni. Le ho capite in quel momento, le miliardarie sgangherate. Ho guardato prima quella col padre che vendeva pelli, poi quella col padre che vendeva navi, era arrivato il momento di calmare gli animi, ho sorriso. Alla fine le diecimilalire le ho alzate io: «Ragazze, per così poco». Ho sempre cercato di affrontare la vita con stile.