L'estate in Provenza non ha bisogno di molte presentazioni. La cittadina di Arles ancora meno. Con la sua tavolozza di colori capaci di conquistare anche il genio folle di Van Gogh e una vasta gamma di sguardi e prospettive sul mondo, garantita sin dal 1970 da uno dei festival di fotografia più prestigiosi al mondo. Il ministro della Cultura francese François Nyssen non sembra avere dubbi dichiarando che "Arles non sarebbe Arles senza fotografia". Les Rencontres de la photographie d'Arles è pronta a confermarlo con il ritorno al futuro della sua 49°edizione.
Un viaggio nel tempo, indietro tutta, per offrire al presente uno sguardo al passato puntato sul futuro. Dal 2018 al 1968, con il moto rivoltoso che voleva cambiare il mondo, i germi della rivoluzione digitale proiettata al futuro post-umano e l'America on the road con i sogni infranti capitalizzati da Donald Trump. Una costellazione di mostre, incontri, dialoghi (da Godard a Picasso) scambi e visioni, capaci di cavalcare il tempo e lo spazio, animati dai grandi nomi della fotografia e i suoi talenti emergenti. Durante la settimana di apertura del festival, da lunedì 2 a domenica 8 luglio 2018, in mostra fino al 23 settembre 2018.
Il festival diretto dal regista Sam Stourdzé sin dal 2014, torna a offrire uno sguardo al contemporaneo con una potente macchina del tempo (smentendo quanti non hanno mai creduto esistesse): la fotografia. I viaggi che questa riesce a intraprendere non hanno limiti e sono pronti a muoversi con agilità, senza curarsi troppo dei mezzi. Dal viaggio on the road con il sogno americano fotografato da tanti obiettivi stranieri, come lo svizzero Robert Frank e il suo celebre The American, (con il francese Raymond Depardon e l'inglese Paul Graham), all'ultimo viaggio in tremo di Bob Kennedy, assassinato dal suo stesso sogno.
Da tutto quello che ancora non esiste sull'umanità aumentata e potenziata al desiderio di tornare alla spiritualità, ben rappresentata da quella africana e l'universo accattivante di Cristina De Middel e Bruno Morais. Alla figura e questione di stile il festival offre un'intera sezione, pronta a spaziare dalle piramidi immaginarie di René Burri all'universo visionario formato polaroid deliziosamente umano di William Wegman, scelto per i suoi poster a testa in giù (di cui fa parte il cane in pullover melange della foto di apertura).
La cittadina francese che ha già dato i natali a grandi artisti e fashion designer come Louis Féraud e Christian Lacroix, si prepara a rendere un omaggio anche all'hooligan della moda. Al British Designer of the Year (per ben quattro volte) e rivoluzionario Alexander McQueen che ci ha lasciato un'eredità complessa e sublime, composta di teschi, tartan e farfalle (simbologie fortissime con cui ha cambiato la MODA).
Ma questo link tra Arles e la Moda non stupisce troppo, visto che il prossimo 30 maggio, l'antica necropoli romana di Alyscamps (patrimonio dell’Unesco dal 1981) nei pressi di Arles, ospiterà anche la sfilata della collezione Cruise 2019 di Gucci by Alessandro Michele.
Arte e fascino sono di casa ad Arles, ma le donne di Todd Hido e la mostra di Gilbert & George offriranno un grande contributo questa estate. Insieme al purgatorio di Christto & Andrew, mentre Wolfgang Tillmans impreziosisce anche il Grand Arles Express fuori sede, esteso alle città vicine come Nîmes, Avignone e Marsiglia.
Sotto il claim del ritorno al futuro dunque i Rencontres d'Arles inaugurano la lunga stagione che richiede trasferte/ispirazione. PS: Gli incontri che potete fare avventurandovi lungo le vie di Arles 2018 sono molto più imprevedibili e stravaganti di quelle offerte dalla notte bianca in Cina di Feng Li (Jimei x Arles Discovery Award).