Coltivare un giardino segreto richiede un temperamento in ascolto degli afflati più intimi, le armonie inconsuete e gli equilibri invisibili. La sensibilità che ha permesso ad Alessandra Calò di schiuderci il suo, agli incontri con donne affascinati, storie familiari e visioni coinvolgenti, lasciando dialogare memorie del passato ed emozioni del presente con le coordinate del contemporaneo. Nel Secret Garden di Alessandra Calò le storie di donne coraggiose, impegnate, affascinanti, nascono dalle visioni evanescenti di lastre fotografiche originali di fine ‘800 inizio ‘900 trovate dalla fotografa nei mercati d'antiquariato. Dai racconti che queste evocano a diverse scrittrici, poetesse, cantautrici di oggi. Dalle composizioni di erbe selvatiche, essiccate e retroilluminate in artigianali lightbox, che arricchiscono di strati le immagini e le storie, dando spazio e profondità alla dimensione più nascosta della memoria e delle emozioni. Un’opera installativa curata da Andrea Saltini, arricchita da nuovi incontri legati al territorio di ogni tappa espositiva, anche alla CUBO Gallery di Parma (fino al 28 giugno 2018) e nel Circuito Off di Parma 360 Festival della creatività contemporanea.

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Il progetto che ha già narrato tante storie di donne, conquistato stima e riconoscimenti, rafforzando il legame con il territorio che ha attraversato, in occasione della mostra parmigiana, replica con il contributo letterario di Beatrice Baruffini, autrice e regista del Teatro delle Briciole di Parma, che ha composto l’opera inedita Irma.

"Ho sentito dire che là i soldi crescono sugli alberi e che le arance sono grandi come il sole. Ho sentito che le donne usano le creme per la pelle, scarpe comode e vestiti lucidi. I miei occhi arrivano nelle sale da ballo dove si sente solo musica e risa; arrivano nelle strade piene di macchine, negozi, fiori che sbocciano anche nel grigio; arrivano nelle case profumate piene di bagni, uno per ogni membro della famiglia.
La vedo tutta di notte l’America dalla mia finestra.
Di giorno non posso.
Devo scendere in strada prima che faccia sole.
Devo cucinare, contare le munizioni, preparare le bende per i feriti, sperare che sia l’ultima volta. Devo sorridere per Antonio che ha bisogno di me. Devo farlo per tutti gli altri. Devo stringere muscoli, ossa, nervi. La mia bocca non può tremare. I miei occhi non possono piangere.
Devo continuare a essere tigre in mezzo al fuoco. Per questo di giorno mi scordo l’America. Perché c’è un mare di mezzo, un oceano nero e fondo che è acqua, così tanta acqua da spegnere scintille, fiamme, fuochi.
Così tanta acqua da far annegare i sogni, le lotte, perfino le tigri."
Irma, Parma, 4 agosto 1922
(testo di Beatrice Baruffini)

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© Alessandra Calò
Irma, 2015, Secret Garden. Autrice del testo l’attrice e regista teatrale Beatrice Baruffin

Amore, forza, fragilità e speranza, con tutta la cura di cui è capace una donna, nutrono i brani in prosa e in poesia, ispirati dai misteriosi ritratti a diverse scrittrici, poetesse, cantautrici e professioniste italiane. Dall'architetto Francesca Romana Stabile alla Scrittrice Emmanuela Carbè, dalla cantautrice e musicista Rachele Bastreghi dei Baustelle, alla Maria Antonietta di Letizia Cesarini. La cantautrice Mara Redeghieri (ex voce del gruppo emiliano Üstmamò) lasciandosi ispirare da un'antico canto grecanico da vita a Caterina.

"Alzati ragazza mia per agghindarti

chè albeggia il mattino della domenica

e indossa la gonnella buona

e il tuo grembiule di seta"

(CantoGrecanico)

In modo analogo, la disgregazione del linguaggio nella poetica di Silvia Salvagnini da vita a Lucia (la foto che apre questa segnalazione). " / io antica ti parlo/ con le voci di mia nonna/ ti parlo da questo orto/che coltivo questo dentro /vivo che vivo/ e lì questa vita nascosta/ questa vita sopravvissuta/sopravviva storica armonica/sopravviva a botta a sputo/a pugno muso/ sopravviva a dimensione/ a dentro mura a dentro casa/scarafaggio oltraggio".

Ogni elemento dell'installazione contribuisce a quel racconto corale sulla condizione della donna che si evolve e cambia (poco) dall’Ottocento a oggi. L'inizio di un lungo viaggio che risveglia la memoria e i suoi affascinanti meccanismi, capaci di attraversare il tempo e immergersi nel profondo di ognuno di noi. Un percorso che Alessandra Calò ci lascia compiere con lei: "Ho sempre avuto il timore di dimenticare. Qualsiasi cosa, anche la più banale, credo che in qualche modo faccia parte della nostra vita e si vada a sedimentare su quel “cumulo” di emozioni che poi diventa parte di noi e di quello che siamo. La fotografia, in un certo senso, può aiutare a fermare – seppur in maniera limitata – una buona parte di questi momenti. Nel 2013, quando ho cominciato seriamente a pensare che l’archivio è un tesoro da rispolverare e riattualizzare, sono partita proprio dall’album della mia famiglia per andare indietro nel tempo e ricostruire la mia genealogia. Mi serviva per osservare il passato e ripercorrerlo: sarebbe arrivato da me. Da quel momento ho cercato di spingermi sempre un po’ più lontano, allargando il mio interesse al passato di altra gente e soprattutto alle storie di persone sconosciute, un doppio binario sul quale viaggia il tempo reale e quello dell’immaginazione, facendo decadere l’esigenza di una lettura chiara e fedele ancorata all’immagine".