Non ci sono più frontiere stabili tra l’immaginazione e il mondo. Ben Okri

Quando ero piccola non mi perdevo una puntata di Giochi senza frontiere. Mi piaceva vedere ragazzi di nazioni diverse competere con entusiasmo e spirito di squadra. Si sfidavano ma alla fine si abbracciavano: ai miei occhi quella era l’Unione Europea.

Crescendo ho capito che ero orgogliosa di essere italiana, ma mi stava stretto. L’Europa ci ha resi cosmopoliti anche senza attraversare gli oceani, dandoci un senso di libertà. L’idea di vivere senza frontiere, di poter lavorare ovunque, di usare la stessa moneta (non ho rimpianti per i cambi di valuta in cui la lira era sempre debole). Eppure oggi tutto è messo in discussione da nazionalismi, cattive politiche e giochi di potere. Ma sono ancora ottimista, e penso alle persone.

Penso a un biglietto Interrail che quest’estate è arrivato gratuitamente a 15 mila diciottenni europei, al viaggio iniziatico di tante generazioni per scoprire le capitali, le città studiate sui libri di storia, sentite in una canzone o viste in un film (quante ragazze hanno preso il treno per Vienna sperando di incontrare Ethan Hawke, come Julie Delpy in Prima dell’alba?). In tanti si sono innamorati arrabattandosi in una lingua diversa, hanno con-diviso birre, stanze e sogni. Ferdinando Cotugno ha fatto il suo primo viaggio nel 2002 e l’ha replicato il mese scorso per vedere come sono cambiate le facce e gli umori dei posti che lo avevano conquistato quando ancora non c’erano Facebook e Google Maps.

Siamo stati anche ad Amburgo, città che molti considerano la nuova Berlino. L’integrazione del 40% di stranieri funziona, il vecchio porto si è trasformato in un’attrazione turistica, la scena musicale è vitale. E a questa si è ispirato anche Karl Lagerfeld per la bella collezione Chanel dedicata alla città in cui è nato.

Molte donne europee, invece, sono attratte dall’Italia. O meglio: dagli Stalloni Italiani. Natasha Fraser-Cavassoni (londinese, vive a Parigi da anni) ha da sempre una passione per gli uomini italici e con molta ironia racconta perché li preferisce agli inglesi. Vale il detto che l’erba del vicino...

L’erba del vicino fa rosicare e Silvia Vecchini si è fatta domande sull’invidia del successo che si sfoga sui social. Perché non riusciamo a fare a meno di denigrare le altre donne, di non riconoscere chi si è affermato semplicemente perché è migliore o ha colto delle opportunità con intelligenza? Poi magari queste ragazze in apparenza miracolate (dalla bellezza, dai matrimoni) restituiscono la loro fortuna: leggete che cosa stanno facendole modelle come Elisa Sednaoui e Natalia Vodianova con le loro fondazioni per l’infanzia. Più che invidiarle,uniamoci a loro. La moda e lo shopping che gratifica possono contribuire.

Una delle storie che più mi sta a cuore, però, è quella che racconta Sara Del Corona che è andata nelle zone colpite dal terremoto in Centro Italia due anni fa. Ha incontrato giovani e famiglie che hanno fatto pace con quella terra che li aveva traditi. Coraggiosi, sono ripartiti dalla campagna: coltivano fave e zafferano, organizzano trekking a cavallo o allevano pecore e mucche. Bisogna sostenerli. Aiutare le nostre comunità ed essere accoglienti verso il nuovo: sì, ci rende migliori.

Buona lettura, buona estate