Sappiamo bene che per tenere testa alle insidie della globalizzazione bisogna avere un'identità bella robusta. Peccato che la sua varietà culturale, sia messa a dura prova dall'ossessione per la purezza e l'intolleranza di gruppi chiusi, quanto all'omologazione della società di massa che annulla il valore della diversità e il gusto delle differenze. C'è bisogno di menti fresche, sguardi acuti e linguaggi aperti al dialogo, ma aiuta anche la leggerezza del gioco. Quello che insegna ai bambini a vivere, ricorda agli adulti come si fa e ad artisti del Sultanato dell'Oman (tra quelli islamici più stabili e sviluppati) come Hassan Al Meer e Muzna Al Musafir, a stimolare la riflessione su identità culturale e di genere. Il fulcro del gustoso incontro di culture raccolto in un libro di cucina e del dialogo che anima la loro prima mostra in Italia, esposta con Giocando con l’identità: artisti contemporanei dell’Oman Hassan Al Meer & Muzna Al Musafir, a cura di Manuela De Leonardis. In anteprima alla VI edizione di Castelnuovo Fotografia, con gli obiettivi rivolti al paesaggio di frontiera, confine e dogana, prima di giungere alla galleria Acta International di Roma (11 - 31 ottobre 2018).

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(courtesy of the artist)
Muzna Al Musafir, Niqab, still del video, 2010

Entrambi gli artisti rappresentano se stessi e l'identità culturale affidata all'abbigliamento, insieme alle complessità e le contraddizioni del costante confronto tra tradizione e globalizzazione. Passato e presente, esteriorità e intimità. L'identità dell'universo femminile oscurata dal velo integrale nel video che ne prende più del nome con Niqab (2010) da MuznaAl Musafir. La visione incerta di abiti tradizionsali maschili e occidentali messa in scena da Hassan Al Meer nella serie fotografica Ambiguity (2005).

Muzna Al Musafir, Niqabpinterest
courtesy Muzna Al Musafir
Muzna Al Musafir, Niqab, still del video, 2010

L'oscurità del tradizionale velo che lascia scoperti solo gli occhi di una minoranza di donne musulmane, inghiotte la donna romantica, maliziosa, conservatrice, aggressiva, emancipata, protagonista del gioco di ruolo messo in scena dalla giovane donna, davanti allo specchio metaforico di Niqab. Il primo video della giovane artista e regista dell'Oman che, giocando con l’identità di genere e la delicata questione del velo, ha vinto il Gulf Film Festival di Dubai nel 2010, conquistando credibilità in un paese che non riconosce un valore tradizionale o sostegno all'industria cinematografica.

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Il dialogo e il paradosso che l'inquieta ricerca esistenziale degli artisti è costretta ad affrontare, è visualizzato da Hassan Al Meer facendosi in tre (es, io e super io?) per gli scatti di Ambiguity (2005). Nella stesso scatto l'artista al centro indossa l'abito tradizionale maschile, composto da dishdasha (la tunica con le maniche lunghe, prevalentemente bianca, con il tassello imbevuto di franchincenso) e copricato islamico kuma. I due cloni ai lati indossano l’abito occidentale in giacca e pantaloni neri. Il dialogo conviviale avviene su una tavola con un solo piatto pieno di carbone (energia fossile stratificata), tra un pesciolino che nuota libero nella sua boccia di vetro e uno tenuto in mano e osservato con attenzione (simbolo del femminile), come due aspetti che convivono nella struttura dell’individuo (e della società) tra conflitti e compromessi.

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(Courtesy of the artist)
Hassan Al Meer, Ambuguity, 2005
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(Courtesy of the artist)
Hassan Al Meer, Ambuguity, 2005

Acta International espone anche la fotografia velata (che apre questa segnalazione), realizzata da Hassan Al Meer per il dialogo tra oriente e occidente di Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente/The dessert culture between Arabic and Western tradition. Un progetto da gustare con l'incontro di sapori, linguaggi e culture, nelle pagine di un manoscritto edito da Postcart edizioni e uno non profit a sostegno di Bait al Karama Women Center di Nablus, prima Scuola di Cucina Palestinese e presidio Slow Food in Palestina. Un libro d'arte e cucina, ideato e curato da Manuela De Leonardis, con i testi della stessa e dell’enogastronomo Antonio Marcianò, le ricette in Arabo e Francese del ricettario originale rinvenuto in un mercatino londinese, insieme alle tavole con le opere realizzate da diciannove artisti internazionali.

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(Courtesy of the artist)
Hassan al Meer, Reflection from memories, 2009