È nato a Dubai ma ha un’anima totalmente made in Italy. I suoi abiti sono pensati per accompagnare la vita quotidiana di donne di tutte le età, diventando metafora di un vero women empowerment. È la collezione Nemozena, un lifestyle brand innovativo da poco affacciatosi sul mercato, che sta facendo un tour tra Oriente e Occidente per presentare la sua nuova collezione. Con tre sedi d’eccezione: partito da Parigi, a settembre, in occasione della Settimana della Moda, proseguirà a fine ottobre alla Dubai Fashion Week, per poi approdare -con nostro piacere- a febbraio, in Piazza Belgioioso a Milano. Parte imprescindibile dei vari showcase è la scenografia di Liz West, collaboratrice d’eccezione di Nemozena.

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Nemozena

La giovane artista britannica, classe 1985, si è distinta nel panorama artistico per i suoi ambienti suggestivi e colorati che modificano totalmente la percezione della struttura che li ospita. La sua indagine si focalizza sulla reazione psicologica del pubblico a contatto con quell’incantevole rapsodia di riflessi, luci e colori che le sue scenografie creano all’interno di uno spazio. Dopo aver realizzato straordinari lavori site-specific in luoghi come il National Media Museum di Bradford, St. Mark's Mayfair Church di Londra e Castlefield Gallery’s New Art Spaces di Manchester, l’artista si lancia per la prima volta nella creazione di un progetto assieme a un brand di moda. Un vero lavoro di squadra quindi, tra la linea Nemozena e l’installazione ambientale, che si ripete in tutte e tre le sedi in spazi aperti, risaltando ogni volta la bellezza della collazione presentata.

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Si chiama Aglow, ovvero “ardente”, ed è composto da 169 “scodelle” realizzate in plexiglas e acrilico, disposte a terra a formare un immenso esagono. Tali elementi, nei colori primari di giallo, blu e magenta, assorbono e restituiscono la luce di tutti i diversi momenti della giornata, creando un ventaglio infinito di tonalità e ombre variopinte proiettate sull’architettura circostante. Tutto è studiato per interagire con lo spazio aperto in cui sono poste: in caso di pioggia ad esempio, le scodelle si riempiono di acqua, propagando ulteriormente il rimando di luci e riflessi. Esposta per la prima volta a settembre e ospitata per quattro giorni nel maestoso cortile del centro di arti decorative Musée Nissim de Camondo di Parigi, l’installazione, vista nel suo insieme, pareva un enorme campo magnetico i cui colori riverberavano per il piacere dei sensi.

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È proprio questa energia -sul punto di esplodere- a rappresentare al meglio la donna Nemozena: una donna dinamica, libera, attiva, che viaggia e lavora. Una professionista, ma anche una sognatrice ambiziosa, che non deve mai sentirsi a disagio nei propri abiti. Per questo la collezione propone capi di un’eleganza senza tempo, allo stesso tempo morbidi, resistenti, realizzati in tessuto di alta qualità e addirittura reversibili: cosa c’è di meglio di avere due outfit in uno, quando ci si può cambiare d’abito anche in un bagno fuori casa, con la velocità di una risistemata al trucco? Avere abiti che non costringono il corpo, al contrario, facendolo sentire sempre nel luogo giusto al momento giusto, è uno step in più verso la self-confidence. Oltre ad essere il motivo che ci ha fatto innamorare di questo marchio.

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Il fatto che un abito femminile sia a tutti gli effetti pratico, comodo e resistente, non è affatto un dettaglio di poco conto: vi siete mai fermate a riflettere su come, tra tacchi a spillo, gonne attillate e cinture smorza-fiato, la moda imponga spesso una costrizione al corpo della donna?

Lo svela la giornalista Sara Clemence sulla rubrica Gender Letterdel New York Times: madre di una bambina di 3 anni e di un maschio poco più grande, proprio nel momento di riempire l’armadio dei due figli, si rende conto di come la discriminazione di genere inizi da bambini. Quindi, per i maschi, pantaloni con ampie tasche e rinforzo sulle ginocchia; per le bambine invece, scolli tondi in pizzo e scarpette con glitter. “Alla fine ho capito che, ancora nell’era delle donne militari e del #MeToo, i vestiti dei bambini sono disegnati per essere decisamente pratici, mentre quelli delle bambine per essere carini” è il costernato epilogo della giornalista.

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Eppure, è questo il segreto del women empowerment: sviluppare un senso critico a partire dai dettagli quotidiani per ridisegnare un mondo, pensato (anche) dalle donne, per tutti (nessuno escluso).