PECORA NERA – Una recessione senza fine, la borsa in affanno e continue gelate sulla ripresa. Il motore della nostra economia non riparte mentre, in tutti i sensi, il Paese si impantana. E' davvero l'Italia la pecora nera d'Europa? Un titolo per riprendere fiato e convincersi che nessuna sconfitta è irreversibile: Roderick Duddle, di Michele Mari (Einaudi, 22 euro, 480 pagine).

Piace: a chi coltiva la (non tanto) segreta speranza di ritrovare un mondo dove anche il peggior destino si possa in qualche modo capovolgere.

Personaggi in ordine di apparizione: il piccolo Roderick, il bastardo, la pecora nera, solo al mondo, senza direzione e senza fortune, ma con in tasca un medaglione che potrebbe ribaltarne le sorti; segue: una folla di balordi avidi e scalcagnati; avventurieri, mentitori, assassini; marinai, carrettieri, ciurmatori; dame senza scrupoli, perfide badesse ed epiche meretrici; una galleria infinita di storie rocambolesche, intrighi, fughe, miserie e resurrezioni.

Motivi per amarlo: uno su tutti: con Mari si torna al piacere del Romanzo come a una terra perduta e finalmente ritrovata; per riscoprire, sprofondati in poltrona, una dimensione primigenia dove la lettura non è se non avida e senza sosta.

Segnalibro: a pag. 24. «Si sentiva le palpebre cascare, spostò una pietra che gli pungeva il costato: sotto si scatenò un brulichio di minuscoli insetti, simili a pulci di mare; la maggior parte fuggirono in tutte le direzioni, ma alcuni, i più ardimentosi o i più inconsapevoli, o semplicemente i più affamati, rimasero attaccati al loro pasto: la spoglia rinsecchita di un lungo verme. Verme della terra marcia, pensò Roderick, sei scappato ai gabbiani, ma guarda che fine hai fatto... verme della terra marcia, fratello mio... E si addormentò».

Scaffale: Dichiarazioni d'Amore. Perché Roderick Duddle questo è. Una immaginosa e raffinata dichiarazione d'amore a Stevenson, Dickens, Melville e agli altri grandi maestri del romanzo d'avventura; un sogno lungo 480 pagine in cui Mari trasforma se stesso in un bambino inglese dell'Ottocento, per vivere da protagonista in un racconto come quelli amati da ragazzo.

Modalità di lettura: con un occhio a pagina uno, alla mappa (tracciata a mano, e completa di rosa dei venti) dei luoghi in cui si svolge la storia. Per non perdere la rotta: seguire la strada che porta all'osteria dell'Oca Rossa.

Colpo di fulmine: per la voce narrante, che alla fine del capitolo ti acchiappa, ti prende da parte e ti parla, beffarda, persuasiva, irriverente:
«Integerrimo lettore, condannerai tu quest’uomo per la ricchezza della sua fantasia? Scaglierai la prima pietra della riprovazione? Attenderai invano, se speri che lo faccia io per te: angosciati anzi che io non venga a spiarti, per narrare di te».
«Ma tu non scapperai, mio lettore, perché sei avido di sapere, e perché ti ho scelto tra tanti, e perché, appunto, sei mio».

Che cosa leggere dopo: ovviamente ancora Mari (e cos'altro suggerire a chi, dopo averne letto un libro, avrà già tutti i sintomi di una dipendenza?) con Tu, sanguinosa infanzia (Einaudi, 13 euro, 133 pagine), undici racconti ricercati, ironici, struggenti in cui, inanellati con scrittura perfetta, sfilano tutti i miti di un'età remota.

Bookcrossing: possibile cedere una copia di Roderick Duddle solo in cambio di n.1 copie di Passi, del polacco Jerzy Kosinski (Eliot, 16 euro, 156 pagine). Vincitore del National Book Award nel 1968 e pubblicato da poco in Italia, è un'antologia dell'ambiguità umana, una raccolta di ritratti del male, dove passo dopo passo scopriamo il nero e la bestia che è in noi. Perché tutti, dice Kosinski, ne coviamo una al fondo dell'anima: liberarla è solo questione di tempo.

Bookstagrams, bookblog per booklover spericolati, ha per protagonisti i librai. L'obiettivo: trasformare parole, idee e fatti in (inattesi) link verso i loro (e i nostri) libri del cuore. I titoli di questa settimana sono stati scelti e commentati da Danilo Dajelli, libreria Gogol & Company, via Savona 101, Milano.