L'edificio Mónaco con il passare degli anni, e nonostante il suo stato di abbandono, era diventato un simbolo dei tempi del Cartello di Medellin. Un'icona architettonica decadente della vita lussuosa che conduceva Pablo Escobar: negli anni in cui il criminale raccontato da Narcos rappresentava l'alfa e l'omega di ciò che accadeva nell'intera regione di Antioquia. Colui che è rimasto nella lista dei miliardari di Forbes per sette anni consecutivi, tra il 1987 e il 1993.

Una cartolina che per la pubblica amministrazione si è fatta via via più ingombrante, soprattutto dopo il boom del turismo degli ultimi tempi: con la città invasa da orde di fanatici della fortunata - e in fin dei conti fedele - serie di Netflix, Narcos. Tutti alla ricerca dei luoghi di Pablo, se non addirittura dei personaggi che con lui hanno condiviso massacri e barbarie. Un fenomeno noto come narcoturismo e che l'amministrazione comunale guidata dall'ingegnere Federico Gutiérrez, ha deciso di combattere con tutti i mezzi a sua disposizione, per far invece rinascere un turismo "buono". A partire proprio dai simboli.

Narcoturismo: Wiz Khalifa in posa davanti al Palazzo Monacopinterest
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Narcoturismo: Wiz Khalifa in posa davanti al Palazzo Monaco di Pablo Escobar

In questo senso l'abbattimento del fortino del "Patrón", rappresenta probabilmente la maggior vittoria nella battaglia semiotica in corso: che ha visto nel giro di pochi mesi la chiusura del Museo di Pablo Escobar, gestito direttamente dal fratello Roberto, noto come El Osito. Così come la rimozione della riproduzione dell'aeroplano con il quale il narcotrafficante riuscì a raggiungere gli Stati Uniti con i primi carichi di cocaina, rimasta per anni all'ingresso dell'Hacienda Nápoles: un altro luogo emblematico, oggi diventato un parco giochi, dove lo stravagante boss aveva ricreato uno zoo safari con rinoceronti, elefanti, ippopotami, laghi artificiali e pista d'atterraggio privata.

Una decisione, quella della demolizione, criticata da una parte della città che la interpreta come figlia di una cattiva gestione negli anni dell'edificio confiscato alla famiglia Escobar da tempo. Ma c'è anche chi sottolinea come questa guerra ai simboli del nefasto passato non sia sufficiente a sradicare quella «cultura narco» - come la definiscono gli stessi colombiani - presente ancora oggi in alcuni strati della società.

Di diverso avviso, chiaramente, il primo cittadino promotore della decisione: «Medellín - ha dichiarato durante la cerimonia che ha preceduto l'esplosione controllata - oggi abbraccia le vittime e gli eroi dell'epoca del narcoterrorismo. Oggi, Medellín abbraccia la sua storia. Oggi, Medellín costruisce un nuovo racconto. Oggi, cade un simbolo per accendere la speranza. Oggi, nasce un nuovo simbolo per dare luce all'oscurità».

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Edificio Monaco a Medellin, pochi istanti prima della demolizione
Edificio Monaco a Medellin, durante la demolizionepinterest
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Edificio Monaco a Medellin, durante la demolizione

Gli fa eco il presidente della Colombia Iván Duque, presente al seguitissimo evento, durante il quale il noto cantante Juanes ha interpretato La tierra : «La implosione dell'Edificio Mónaco rappresenta la sconfitta della cultura dell'illegalità e il trionfo della cultura della legalità. Significa che la storia non si scriverà in funzione degli assassini ma si scrive riconoscendo le vittime». Nell'area del Mónaco, nel quartiere El Poblado, sorgerà un parco proprio in loro onore: si chiamerà Inflexión.