In questi giorni c’è un bel ragno che si aggira con le sue lunghe ed esili zampe sulla parete del mio bagno, quando non si rintana negli angoli di casa che danno sicurezza anche a me. Questa piccola creatura elegante inizia a somigliare ai ragni di Louise Bourgeois, disegnati e scolpiti insieme all’amore per l’aracnide che tesse e ripara ragnatele, come fa sua madre Joséphine nel laboratorio di arazzi di famiglia. Tessitrici formidabili, intelligenti e protettive, come sua madre persa troppo presto. Tutte protagoniste di odi poetiche, acqueforti e numerose sculture chiamate (non a caso) Maman, pronte a proteggere anche chi non ama i ragni, con le fitte trame dell’opera di una delle artiste più dirompenti del XX secolo. Sette decenni di ricerca audace e sovversiva, protagonisti della nuova esposizione in Focus della Tate Liverpool (6 luglio 2021 – 16 gennaio 2022), per sopravvivere alle tensioni familiari, mettere in discussione le leggi della geometria e stravolgere i luoghi comuni, insieme al rapporto uomo-donna. Un percorso di scoperta e guarigione, per avvicinare le più sublimi creature e le nostre inconfessabili debolezze, l'origine della vita e i suoi travagli, insieme alle poetiche del Novecento che Louise Bourgeois avvicina ed elabora, le urgenze dell’arte e del femminismo che anticipa e supera, trasformando anche l’odio che fa girare il mondo in amore che lo illumina in eterno.

I Transform Hate Into Love - Louise Bourgeois
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Photo by Marcus Leith, courtesy Tate Liverpool)
Louise Bourgeois, Spider I 1995 (Bronze, dark and polished patina, wall piece, 304 x 1005 x 1215 mm, 36 kg) ARTIST ROOMS, Tate and National Galleries of Scotland. Lent by Artist Rooms Foundation 2013.
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L'installazione della Maman con le fattezze di un ragno di 9 metri che incombe e accoglie i visitatori del Tate Modern di Londra sin dalla sua apertura, insieme a tutti quelli che Louise Bourgeois ha liberato nel mondo, con installazioni temporanee e permanenti, restano figure materne (con tanto di grembi pieni di uova). Potenti e universali, come ogni archetipo della creazione e maternità (dalla Grande Madre alla Madre Terra) della quale questa singolare artista esplora forma, spiritualità e complessità. Visioni disturbanti e rigeneranti del groviglio di gioia e dolore, repressione e libertà, tensione e armonia, associate al corpo femminile e alla sua fertilità, su cui continua a concentrarsi il massimo del desiderio e del disprezzo del mondo. L’arte creatrice di Louise Bourgeois restituisce la scintilla divina, solitamente attribuita all’entità più maschile dell’universo, anche alle fasi più dolorose e cruente della nascita, con le forme morbidamente elementari e carnose, da dee di mondo antichi e cremisi, di The Birth.

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courtesy of the Easton Foundation 2016. Photo by Mark Heathcote and Oliver Cowling
Louise Bourgeois, The Birth 2007 (Gouache on paper, 593 x 455 mm). Presented by the Tate Americas Foundation,
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courtesy Tate Liverpool
Louise Bourgeois, Cell XIV (Portrait) 2000 (Steel, glass, wood, metal and red fabric, 1880 x 1219 x 1219 mm, 280 kg) ARTIST ROOMS, Tate and National Galleries of Scotland. Lent by Artist Rooms Foundation 2011

Ogni creazione di Louise Bourgeois, esplora la complessità della vita, annidata nel suo tessuto emotivo, dando risalto alle spinte delle pulsioni e il potere del subconscio, tra spirali che tentano di controllare il caos e celle che rassicurano e limitano la nostra esistenza, quanto le architetture emotive della casa che lei arriva a fondere al corpo quasi mitologico della donna di Femme Maison. Una profusione di frammenti aguzzi della nostra umanità che l'arte ripara, liberando energia quando la vita ci fa a pezzi. Schegge oniriche e surreali di traumi sepolti nell'infanzia e nel subconscio, pronti a risvegliare emozioni e ricordi di tutti, mentre i frammenti del corpo rovistano negli stati emotivi complessi di paura e desiderio, questioni di genere e sessualità, istinti distruttivi e stimoli di rinascita, tra trasfigurazioni ambigue e provocatorie di seni, occhi, mani, volti, organi e 'nature'. Quella femminilità e maternità, violata, occultata, amputata, a cui fornisce catarsi, consapevolezza e potere, insieme alla capacità di proteggere anche se stessi e la fragilità degli attributi maschili, ben ritratta da Robert Mapplethorpe con la fallica Fillette (ragazzina in francese), tenuta sotto il braccio della sorniona artista settantunenne. Capacissima di lenire le esperienze e memorie più traumatiche, con l'amore che fa palpitare la sua arte, fino alla fine (a 99 anni).

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courtesy Tate Liverpool
Louise Bourgeois, Tree with Red Crutch 1998 (Etching, drypoint and aquatint on paper, 760 x 553 mm)

Louise Bourgeois resta un faro per sondare la nostra oscurità, con opere che esorcizzano demoni resistenti, trasformando anche l’odio del mondo in amore per se e l'alto, mentre gli stimoli rigeneranti, dall'Artist Rooms del Tate al Focus di Liverpool, si estendono alla rilettura del contemporaneo. Anche quello che arde con gli eterni conflitti dell’uomo e i suoi effetti che non risparmiano il cambiamento climatico, tra virus, incendi, tifoni e il duro colpo inferto dal fondamentalismo islamico dei talebani al Medio Oriente, diviso da una pluralità di etnie, religioni, stati e interessi dell’imperialismo occidentale. Tutta la brama e il disprezzo che si continua a riversare sul corpo femminile e quello che lo mette a nudo o nasconde.