Di lei si dicono cose strane. Che è una strega di 1.600 anni, che è nata ad Algeri, che abbia venduto armi, che offici messe nere. La (probabile) verità è che Michèle Lamy sia una delle poche, autentiche eccentriche rimaste, la cui età resta un mistero: in una intervista ha detto di essere del ’44, ma ci piace pensare sia un depistaggio. A noi sembra un’arcaica bambina che ha vissuto molte vite, trascorse nella feroce ricerca del talento. È sposa, musa e ispiratrice del designer Rick Owens, con cui condivide la passione per il lato in ombra delle cose e per il lato fluido della sessualità umana: ma questa è la sua vita di oggi. La prima inizia a Parigi, dove nasce in una ricca famiglia da cui scappa per rincorrere le illusioni del ’68 che la portano in America: lì dà alla luce la figlia Scarlett Rouge, ora artista esoterica. Nella seconda esistenza Michèle è a Hollywood: nei primi anni 90 apre il club Les Deux Cafés - si chiama così perché è per metà in un parcheggio pubblico – che diventa presto l’epicentro della controcultura losangelina più sulfurea. Ci si ritrovano David Lynch e Marilyn Manson, Brett Easton Ellis e Chloë Sevigny. L’incontro con Rick, il matrimonio e il ritorno a Parigi segnano l’inizio di un’altra fase. Con il marito fonda il marchio che porta il di lui nome, benché Michèle lo aiuti, e parecchio (ufficialmente cura il design dei mobili, quaresimali e raffinatissimi). Owens dice: «Ci completiamo così bene che il nostro rapporto è come chiedere a un fascista e a uno zingaro di organizzare insieme una guerra», e nessuno sa chi, tra loro due, sia lo zingaro e chi il fascista. “Adotta” lo stilista Gareth Pugh, eletto suo protégé. Volto rugoso incorniciato dal makeup da sfinge egizia, labbra tatuate di nero come le dita ricoperte da anelli-amuleto, capelli dietro un velo da tetra crocerossina: Michèle è una dea pagana (la sua ultima scoperta? L’artista Julien Sitruk, autore del ritratto), una sciamana di rituali che si manifestano in forme e formule di nuova, conturbante eleganza.