Il gioco! Hermès ha scelto la più divertente delle attività umane come tema per l'anno: il leitmotiv che di stagione in stagione permea tutti gli aspetti della maison. Motivo conduttore che ispira alle collezioni alla comunicazione, dal lancio di nuovi prodotti fino all'apertura di negozi e pop-up store dedicati (come il recente temporary store di Roma ispirato alla magia).

Un tema scelto non a caso. Forse non tutti sanno infatti che i celebri foulard Hermès hanno come capostipite proprio un "giocattolo": precisamente una sorta di gioco dell'oca chiamato Jeu des Omnibus et des Dames Blanches (tuttora conservato gelosamente al privatissimo Musée Hermès sopra al negozio al 24 di Faubourg Saint-Honoré) il cui tavoliere quadrato diede vita - una volta stampato su seta - al primo carré, che ne ha ereditato i disegni e le misure (i leggendari 90 x 90 cm). Era il 1937. Oggi - a più di 80 anni di distanza - questo foulard è rientrato nei negozi in una raffinata riedizione, come il tema del gioco è tornato l'eccentrico divertissement per Hermès.

Il foulard Hermès Jeu des omnibus Remix riedizione del famoso carré del 1937 Jeu des omnibus et dames blanches. Disegno di Gianpaolo Pagni.pinterest
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Il foulard Jeu des omnibus Remix riedizione del famoso carré del 1937 Jeu des omnibus et dames blanches. Disegno di Gianpaolo Pagni.

Non a caso, il gioco è stato anche il principio ispiratore per una esclusivissima soirée tenutasi a Parigi alla presenza di una rosa iper selezionata di invitati scelti tra i family & friends della celebre casa di moda francese. Tra cui molti discendenti di quel Thierry Hermès che la fondò nel 1837. Hermès d'altronde è ancora una azienda familiare, caso raro nel mondo del lusso ormai composto da una galassia di grandi gruppi internazionali (come dimostra il recente caso di Missoni).

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Appuntamento quindi a Parigi - dress code over-dressed di rigore - alle 20.00 precise (come indicato sul cartoncino di invito scritto elegantemente a mano) presso il prestigioso Hotel Salomon de Rothschild, trasformato per l'occasione in una mirabolante "boîte (orange) à jeux". Una vera e propria Play House popolata di strani personaggi: un concierge appena uscito dal film Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, valletti alfiere o uomini-cavallo abbigliati e saltellanti come le pedine degli scacchi, la stralunata proprietaria di un cane invisibile, prestigiatori, stravaganti femme fatale, affascinati scimmioni e sfingi a righe Memphis dalle movenze umane.

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E ancora giochi sotto tutte le forme: illusioni ottiche, giochi televisivi riprodotti dal vero (come una divertentissima Ruota della Fortuna), quiz musicali con una band dal vivo, tavoli del casino, la roulette, ma anche il gioco della sedia o una gigantesca pista da corsa per le macchinine di Formula 1. Il tutto spolverato da scintillanti glitter oro, frivole bollicine di champagne, lucenti perle di caviale (Caviar Kaspia ça va sans dire) e da una spruzzata tonificante di humor per la verità più british che parigino.

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Per tornare - giusto per una notte - tutti bambini. "Perché giocare vuole dire stare insieme", ha dichiarato al proposito Pierre-Alexis Dumas, membro della sesta generazione della famiglia e attuale direttore artistico Hermès. Che ha commentato: "Giocare è un modo di imparare molto su noi stessi e sugli altri. Il gioco è divertimento, movimento, libertà, immaginazione, fantasia, seduzione, leggerezza. Hermès per tutta la sua storia - ormai lunga più di centottant'anni - non ha mai smesso di giocare. Chi lo sa, forse questo è il segreto della sua longevità". Perché non si dovrebbe mai smettere di giocare nella vita. E questa è una lezione che un po' tutti dovremmo ricordare...

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