Anche se ci piace pensare che la loro nascita sia stata un'altra stortura degli Anni 80 – genitori riconosciuti di alcuni tra i trend più improbabili mai esistiti – la storia del marsupio ha altri, e ben più antichi, autori. I Nativi Americani lo usavano in pelle di bufalo, per praticità, invece di farsi cucire delle tasche nei vestiti, mentre su un dipinto dei fratelli Limbourg datato 1416 è visibile, durante una festa di corte medievale, vicino al banchetto luculliano, un nobile che inserisce lo spadino proprio in un marsupio. Capace di traslarsi anche su outfit piuttosto formali, è compendio anche dell'abbigliamento ufficiale dei clan scozzesi, che ne indossavano una versione high-end, lo sporran, corredato di pelliccia. Il motivo però alla base della scelta, era sempre una certa praticità, che invece difettava alle tasche dei kilt. Si fatica a immaginare cosa portasse al suo interno – forse utensili per la caccia – la mummia ritrovata nel 1991, perfettamente conservata, ai piedi delle Alpi Venoste da due turisti austriaci. L'uomo del Similaun, come venne poi chiamato, ricordando l'omonima montagna delle Alpi Retiche sulla quale ebbe luogo il ritrovamento, è stata conservata dai ghiacciai, arrivando a noi direttamente dal 3300 A.c. corredato dal marsupio, qui vero e proprio "peccato originale".

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Dimenticato in fondo ai bauli familiari per diversi secoli, la damnatio memoriae del marsupio ha smesso di esercitare il suo potere, appunto, nella decade sensibile a tutto ciò che era esteticamente improbabile, gli anni Ottanta. E improbabile era anche l'onomastica che lo battezzò: in America decisero di chiamarlo "Fanny pack", in Inghilterra optarono per il "bum bag". In ogni caso il riferimento era al didietro, sul quale originariamente doveva indossarsi la maxi-tasca, in pieno stile working-class hero. E in effetti, negli Anni 80 era strumento pratico, dove riporre gli utensili del mestiere, sottotesto essenziale della classe operaia, e quindi, di conseguenza, naturalmente sprezzante di qualunque ambizione modaiola. L'unico in grado di indossarlo come accessorio, senza doversi recare in fabbrica, ma andando invece ad esaltare folle oceaniche durante i suoi concerti, era forse Bruce Springsteen, che proprio per quella working class rappresentava la miglior favola a lieto fine possibile.

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In Italia, molto più raffinati linguisticamente di inglesi e americani (ma anche dei francesi, che lo chiamavano "banana bag") il nome attuale, si riferisce appunto alla tasca naturale nella quale i canguri e gli animali appartenenti al genere dei marsupiali inseriscono la prole. Per sventare tentativi di furto, però, si cominciò a indossarlo portandolo sul davanti, e fu un attimo che ne cambiò la storia. Gli Anni 90, altra decade celebratissima dal fashion system, e però su quel momento, di essere così glamour e iconici, non lo sospettava davvero nessuno, nella foga da prestazione atletica – complici i vhs di Jane Fonda – lo si indossa per andare a correre, insieme a dei pantaloncini in tri-acetato dai colori talmente accesi, che l'unica alternativa per non bruciarsi la retina è indossare occhiali da sole protettivi. Brutto, e però così pratico che vi hanno tutti ceduto, presidenti americani (Bill Clinton) e reali inglesi (diciamo Lady Diana e finiamola qui) compresi. Con il nuovo millennio pensavamo di poterlo dimenticare per sempre, e abbiamo avuto 18 anni per illuderci, ma se ha resistito ai ghiacciai della preistoria, sembra una bazzecola prendere delle polvere per un paio di decadi. Il ritorno, inaspettato e in versione couture, è stato promosso in realtà, dalle maison maggiori, che lo avevano guardato sempre con manifesta sufficienza. E invece sai che..., si saranno detti da Chanel, Balenciaga, Saint Laurent e Loewe. La sostanziale differenza è pero che si indossa ancora chiuso in vita solo se da sera, di dimensioni ridotte, e in pelli preziose, magari con frange.

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Portamonete e marsupio Chanel (3600 euro su chanel.com/it)

L'utilizzo quotidiano e le nuove tendenze dettano che si porti sul petto, con la borsa sul davanti, appoggiandolo alla spalla, come fanno Rosie Huntington-Whiteley e ASAP Rocky, senza dimenticare l'imprescindibile fashion pack delle sorelle Hadid e del clan Jenner-Kardashian. Parlando di presenze italiche di un certo peso, in questo ennesimo Rinascimento del Marsupio, è recentissima anche la conversione (molto ironica) del sindaco di Milano Beppe Sala. Intervistato qualche giorno fa durante la trasmissione L'assedio, da una Daria Bignardi che gli imputava una certa attitude da radical-chic milanese poco vicino alla "pancia del paese", il Sala in versione nazional-popolare ha risposto con un Instagram divenuto subito virale, nel quale è ritratto con occhiali da sole e marsupio, portato rigorosamente in spalla, a mo' di fascia (senza tricolore, perché nazional-popolari sì, ma al sovranismo ci pensano già abbondantemente altri). Sancendo, definitivamente, il passaggio di classe di un accessorio trasformista, capace di adattarsi a cambiamenti epocali, e (continuare a) risorgere.

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