In un momento globale dove i riferimenti di lusso e desiderio cambiano, ci sono ancora alcune certezze. Fra queste potremmo citare le pietre preziose. Minuscole o grandi che siano, arrivano dalla Terra grazie al raffreddamento del magma e al moto impercettibile e perpetuo delle masse più profonde. Concentrati di chimica che salgono negli strati più superiori fino a quando coraggiosi minatori vanno a recuperarli con vari metodi. Un mestiere molto maschile dove però le poche donne che vi regnano sono vere star della gioielleria.
Caroline Scheufele (si pronuncia "scioifele"), co-presidente di Chopard, voleva essere un’étoile della danza ma il destino ha voluto diventasse una stella nel firmamento della gioielleria mondiale. Si presenta al suo appuntamento all'hotel Ritz di Parigi durante la settimana della Haute Couture. Siamo nel Salon d’Été, fine gennaio, in un momento in cui si pensava ancora che il Corona Virus fosse un'influenza continentale più che una pandemia. E lei arriva con il suo sorriso, senza farsi sentire, come sulle punte malgrado i tacchi vertiginosi. Minuta e dalla voce molto giovane, sfodera sguardi e grinta di ferro quando le si dice che Chopard è un marchio di famiglia e ricorda che «se non ci fossero state certe intuizioni femminili, non daremmo lavoro a oltre duemila persone nel mondo».
E fa bene a sottolinearlo perché Chopard era solo una piccola eccellenza svizzera di orologi, oltre che il cognome del precedente proprietario. Nel 1963 Karl Scheufele decise di comprare un laboratorio di orologi per sfidare i grandi nomi che animano ancora questo mondo, visto che anche lui da Pforzheim se ne occupava. Caroline ha iniziato ad aiutare fin da piccola alle fiere, al servizio clienti, sempre studiando gemmologia e arte. A 16 anni chiese al padre di far realizzare un Happy Clown che aveva una particolarità: diamanti mobili e pietre preziose colorate. In qualche anno diventò un successo e grazie a questo ciondolo nel 1985 ha iniziato la sua prima vera collezione di gioielli.
Suo padre sarà stato orgoglioso. Siete sempre andati d’accordo?
Sì, l’ho fatto arrabbiare soltanto una volta. Avevo comprato un diamante rosa di una certa caratura senza dirglielo. Fu amore a prima vista, sapevo che avrei fatto bene e pensavo durante le feste di Natale di spiegargli il motivo dell’acquisto. La fattura però arrivò nelle sue mani proprio alla vigilia. Mai vacanza allo chalet di famiglia fu così tesa. In compenso mi ispirai a quel diamante per La Vie en Rose, una linea che piacque molto.
Cosa pensa delle pietre preziose nate in laboratorio?
Non mi parlano, non mi dicono nulla. Sono solo apparenza. Le nostre, invece, sono uniche per composizione, rarissime e hanno miliardi di anni di storia perché si trovano nelle viscere della Terra. Che cerchiamo di rispettare, come tutte le persone che lavorano alle estrazioni.
Dal 2013 Chopard predilige l’oro etico Fairmined e le miniere sostenibili. Prossimo passo?
Le organizzazioni più piccole sono le prime a voler cambiare, ma se non lo faranno altri marchi ci vorrà più tempo per trasformare questo sistema. In ogni caso, da sempre fondiamo l’oro nella nostra sede a Meyrin, a Ginevra. Conoscere la tracciabilità di una pietra o le condizioni di lavoro dei nostri fornitori è un lusso e un dovere.
Ha mai visitato una miniera?
Quando ho saputo che in Botswana avevano trovato un diamante purissimo di 342 carati sono andata a conoscere chi l’aveva scoperto: una donna straordinaria dai grandi sorrisi. Dopo che è stato tagliato, Charlize Theron ha indossato gli orecchini della parure nel 2017, agli Oscar. Avevo in programma un altro viaggio, ma salterà perché in questo momento è meglio evitare gli spostamenti.
Quanto ci vuole per una sua creazione?
In atelier termino uno schizzo e il giorno dopo spero l’abbiano già realizzato. Anche se ho i migliori artigiani, è tecnicamente impossibile.
La sua ultima sfida?
Le pietre, piccole o grandi che siano, mi parlano sempre, ma io voglio che anche i metalli vivano di luce propria. Gli orecchini in titanio colorato, a forma di orchidea con sottili petali in ceramica, sono stati una vera impresa. Come il Magical Setting, una nostra incastonatura esclusiva che rende invisibile le graffe che tengono la pietra.
Quest’anno non ci sarà il Festival di Cannes. Chi ricorda delle attrici che hanno indossato i suoi gioielli?
Sono state tante quelle con cui ho passato dei bei momenti, ma non mi sarei mai aspettata di mangiare una pastasciutta alle cinque del mattino con Fan Bingbing.
Si vende più̀ un gioiello indossato da una star o una creazione mai vista?
Dipende dai momenti e dalle clienti. E non sai quando troverai pietre spettacolari o clienti straordinari. Di fatto ci deve essere sempre la voglia di cercare e proporre una qualità̀ insuperabile: l’alta gioielleria è un club. Si è rinnovato grazie a proposte sorprendenti. E noi cerchiamo di accontentare ogni richiesta perché siamo ancora un’impresa familiare.
Non si è mai pentita di aver venduto una pietra acquistata con fatica in giro per il mondo?
Ero agli inizi e avevo trovato un piccolo diamante rosso-arancione in un’epoca in cui non erano ancora così richiesti. Sembrava avere una luce interna tanto era vivido il colore. Mi dava una tale energia. Ora vale almeno dieci volte il suo valore. Però sono contenta così: come succede spesso, questa cliente è diventata mia amica.