Parigi, fine anni Venti. Una giovane Elsa Schiaparelli fa conoscere al mondo il motivo trompe-l’œil, il rosa shocking e i gioielli Schiap. Schiap, quella porzione di cognome (con cui peraltro la stilista italiana usa chiamarsi, usando la terza persona) dal suono così onomatopeico da rimanere impressa negli annali del sistema moda. Mondo, in cui Schiaparelli si fa conoscere subito grazie a un carattere forte, ribelle e per via di un certo je ne sais quoi, apprezzato da molti francesi. In particolare gli artisti con cui, di lì a poco, costruisce legami d’amicizia e professionali importanti. E non solo perché diventano fonte d’ispirazione per i suoi celebri vestiti ma anche (e soprattutto) per i suoi monili preziosi. L’onnipresente Picasso, il surrealista Man Ray; il geniale Jean Cocteau così come il severo Alberto Giacometti, contribuirono, assieme al sognatori Salvador Dalí e Picabia, a costruire nella mente di Elsa i bijoux Schiap vintage da accompagnare alle sue creazioni couture. Ma guai a pensare a una semplificazione di forme, colori e idee. Quello che la creativa e i suoi compagni d’avventure pensano, lo trasformano subito, senza filtri.

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Courtesy Schiaparelli

Nel 1936, quando ormai il suo nome è rinomato in tutta Francia, crea un bracciale in metallo e pelliccia insieme all’artista svizzera Meret Oppenheim. Il successo è tale che nello stesso anno disegna diversi pezzi assieme al designer di gioielli Jean Schlumberger e allo storico Jean Clément. Alcune di queste creazioni, opulente e mai - neanche lontanamente - rassomiglianti l’una con l’altra, sono ospiti dei più importanti musei del mondo, tra cui il celebre Musée des Arts Décoratifs di Parigi. Nel 1937 presenta Le Cirque (Elsa è tra le prime stiliste a intitolare le proprie collezioni). Un successo clamoroso grazie alla presenza di abiti, accessori e gioielli Schiaparelli unici nel loro genere. Ma non solo per questo. Ogni elemento viene presentato al pubblico, tra stampa e compratori, con un défilé in grado di competere perfettamente con quelli contemporanei. Nasce così il fashion show. Passano gli anni e il successo della maison è inarrestabile. Negli anni Cinquanta, mentre Christian Dior e il suo New Look fanno strada nei guardaroba femminili post-bellici, Schiaparelli va avanti con il suo concetto di moda, indipendentemente. E i gioielli, prima di ogni magnifico abito, raggiungono immediatamente lo sguardo attendo di critica e buyer, i quali non si fanno intimorire nel vedere volti, mani, braccia e décolleté, avvolti in opere d’arte vere e proprie.

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Courtesy Schiaparelli

Nascono quindi gli occhiali-gioiello, in frange di cellophane e tartaruga. Gli accessori si fanno sempre più grandi: Elsa esce allo scoperto con appuntate sugli abiti delle spille raffiguranti insetti giganti, specialmente scarabei. Del resto portano fortuna. È lei a creare nel 1953 i primi oversized earrings. Tutto questo mondo, in cui il confine tra arte e moda è spinto al limite, dove certamente ogni invenzione, che sia un capo o un gioiello, non viene creata solo al fine di poter essere indossata ma anche pensata e scelta per la sua storia. Storia che continua, si evolve e rivoluziona con Daniel Roseberry, le sue Haute Couture e la più recente, e già iconica, collezione Schiaparelli Primavera Estate 2021 prêt-à-porter.

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Courtesy Schiaparelli

Il direttore creativo di maison reinterpreta con il suo sguardo le icone preziose di madame Elsa: dagli occhiali gioiello fino agli orecchini maxi, passando, per la collezione 2021, “a una serie sovradimensionata di collane Zodiac, gioielli con dita delle mani e dei piedi di ispirazione surrealista, orecchini e volti esagerati che ricordano alcune delle icone preferite di Elsa Schiaparelli: il lucchetto, l'aragosta e la testa d’elefante”, racconta il designer. Del resto è la joie de vivre francese a emergere, perfino in tempi bui. Sarà per questo che elementi bijoux surrealisti (ovviamente) come occhi, nasi e labbra, vengono imbastiti con la tipica maestria della maison sulla linea di borse tote e bustine in nappa color tabacco liscio. Il gioiello Schiap come effetto placebo.

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Courtesy Schiaparelli