«Nell'ultimo anno sono andata all'incirca a dieci appuntamenti al buio e mi sono vestita sempre uguale», racconta Chantal Fernandez su Fashionista.com. «Per conoscere per la prima volta perfetti sconosciuti ad appuntamenti organizzati tramite amici, app per incontri o dal New York Post ho indossato sempre lo stesso look: salopette nera aderente, t-shirt bianca e sneakers bianche. So che avrete letto migliaia di articoli a proposito di consigli per il primo appuntamento e sul potere dell'uniforme, ma ascoltatemi. Sono una ragazza davanti al mio computer e vi chiedo di ascoltare la mia storia».

«Quando mi sono tuffata a capofitto nel mondo dei primi appuntamenti un anno fa - dopo essere uscita da una relazione piuttosto lunga - ero in difficoltà sulla scelta del look. Non sapevo cosa avrei dovuto indossare - racconta Chantal - Un abito mi sembrava che avrebbe potuto farmi sembrare troppo "signora". Indossare un paio di skinny jeans mi sembrava una scelta troppo basica, un paio di boyfriend jeans un look troppo sciatto, e un paio di shorts troppo eccessivi. La cosa peggiore è che nessuna di queste opzioni avrebbe potuto dare un'accurata rappresentazione di me - qualsiasi essa sia. Questo è il momento un cui è entrata in gioco la salopette».

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Chantal continua la sua storia raccontando che dopo aver comprato una salopette in saldo su Net-a-Porter, nonostante fosse consapevole di essere in ritardo sulla tendenza, ha capito che quel capo sapeva mostrare la sua migliore versione di sé. «Ho iniziato così a indossarla due volte alla settimana, e in men che non si dica è diventata il mio marchio di fabbrica, riconosciuto da tutti i miei amici e colleghi. È un capo che fonde in sé il perfetto equilibrio tra casual, informale ma elegante, eccentrico e basico». Nonostante questo, presentarsi a un primo appuntamento in salopette non l'ha convinta da subito: «la salopette dovrebbero essere una scelta sicura per un primo appuntamento e di certo non sono stata la prima a farlo. Nonostante ciò non mi convinceva, ero preoccupata che fosse una "dichiarazione di stile" troppo forte. Mi sono chiesta: come posso presentare la versione perfetta di me se arrivo in salopette?».

È l'ennesimo primo appuntamento andato male a farle cambiare idea. «Un secondo doloroso rifiuto mi ha liberato da quel preconcetto e ha fatto sì che promettessi a me stessa di indossare la salopette a tutti i primi appuntamenti per il resto della mia vita. Così è successo qualcosa di magico. Non solo non dover pensare più a tutte le diverse opzioni di look mi ha tolto un peso, ma la salopette è diventata anche una sorta di prova del nove per testare chi avevo davanti. Non solo è diventato un argomento per iniziare la conversazione ("non posso credere che stai davvero indossando una salopette al nostro primo appuntamento!", mi sono sentita dire), ma anche un modo per sentirmi completamente me stessa. Ovvero: una ragazza goffa, ansiosa, arguta, irritabile, pratica, sulla difensiva, e alla quale piace flirtare. Una persona che ho conosciuto sempre meglio ogni volta che un uomo non ha più voluto saperne di lei».

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Nonostante ciò, la storia si ribalta. «Un giorno sono dovuta correre in sartoria per fare riparare la zip laterale rotta durante un "primo drink" (cosa imbarazzante ma comunque accattivamente) e, avendo un altro appuntamento solo due giorni dopo, mi sono trovata a dover pensare nuovamente a cosa indossare. In quel momento ho capito che era diventata una dipendenza che non mi faceva stare bene. La magia è iniziata a svanire. Certo, la salopette era diventata per me una sicurezza. Ma come tutte le cose che creano comfort, la comodità supera poi il bisogno. In un mattino d'estate ho così deciso che non avrei più dovuto fare affidamento su questo patto con me stessa. Non è ciò che indossiamo a dover fare tutto il lavoro».

La lezione, di stile e non solo? «Grazie a questo esperimento ho imparato che, per quanto spaventose possano sembrare queste parole, sarò io e non ciò che indosso a salvare me stessa. Sarò me stessa e mi accetterò senza rimpianti. Nel frattempo la salopette è ancora appesa nel mio armadio come promemoria reale del fatto che nonostante tutte le false partenze, sono ancora io la mia scommessa migliore».