Che si preparino a entrare nelle virtual room "No carbs" o "We love Dukan" le scandalizzate blogger che su FriendFeed e Twitter cinguettano scandalizzate e scettiche sull'avvento del Messia (ri)trovato - dopo lungo, invano cercare - alla direzione della maison Dior. È Raf Simons, scelto a oltre un anno aprés la dipartita turbolenta del povero John Galliano. Le Fedeli a John non avranno il tempo di rinunciare per un mese a un piatto di spaghetti alla carbonara o a un vassoio di bignè per ricredersi - ci scommettiamo - sulla scelta azzeccata del designer belga per riportare agli onori della cronaca il brand tanto, tanto strapazzato dal pur amabile Bill Gaytten, ex assistente di Galliano e, ad interim, l'autore delle ultime collezioni di pret-à-porter e di Haute Couture (che però, per dirlo alla romana, «proprio nun je à fa....»).
Ritorneranno ad amare quell'etichetta di quattro lettere e a sperare di insinuarsi nelle creazioni di Raf, ormai dimentiche della sarabanda tessile del collega inglese che l'ha preceduto. Perché, siccome un vantaggio del diventare vecchi senza (per ora) cadere vittima di Herr Alzheimer è ricordarsi benissimo di quando, negli anni 90, Galliano sostituì Gianfranco Ferré e fu lui - sì, lui - una piacevole distonia in uno stile che era purezza architettonica, minimalistica ricchezza di metri e metri di tessuto (anche venti o 30 per una gonna a corolla) incorniciata dentro forme purissime, scultoree, totalmente semplici, come disegnate con righello e compasso. Fu John che stravolse le regole e trasformò Dior in un sinonimo di meravigliosa stravaganza, di spettacolare stupore, di sfolgorante sorpresa da luna park dell'eleganza. Se qualcuna riguardasse i disegni di Monsieur Christian ritroverebbe un rigore di tessili strutture ingegneristiche che, spiace dirlo, ha più a che fare con il metodo progettuale di semplicità "pensata" più affine al belga che all'inglese (almeno secondo lo scrivente).
Per cui si tranquillizzino le Galliano Fan: noi tutti speriamo che torni con la sua bravura impareggiabile a calcare di nuovo le passerelle, ma sotto un'altra egida o con una sua linea (Ehi, ma non doveva disegnare Schiaparelli? Lì si, che sarebbe perfetto, una volta raggiunto un perdono che si fa troppo a lungo sospirare). Non c'è dubbio che il Dior di Simons sarà totalmente diverso da quello di Galliano. Ma, per favore, andate a vedere su Google Images la storica "Bar Jacket", le sfilate Dior dalla linea ad H, ad A, a fuso e a pannocchia. E confrontateli con le ultime sfilate di John e con quelle di Raf. Vediamo chi è più coerente con la storia della moda. Non che sia obbligatorio ripercorrere strade già battute, per carità. Ma, se guardate su questo sito medesimo la collezione di Raf Simons di addio a Jil Sander, la si può leggere come un messaggio che urla al mondo «Come vedete, io sono pronto. E il mio Dior sarà così. Elegantissimo, raffinatissimo, essenzialissimo, lussuosissimo». Raf vai con Dior! Le ragazze chic verranno con te. Cinguettando che, chi l'avrebbe mai detto, era questa la scelta migliore da fare.