Il sublime universo di passioni e sofferenze elevate a forma d'arte da Frida Kahlo, non ha mai smesso di danzare con la morte e la gioia di vivere. Continua a nutrire quella libertà espressiva che l'ha resa un simbolo del suo Messico, di rivoluzioni possibili e del femminismo. L'icona di stile e modernità, a prova di cliché, appropriazioni svuotate di senso e lo splendore più effimero del fashion system. Al pari della sua pittura visionaria, il guardaroba di Frida resta espressione del grande talento nell'esorcizzare il dolore, comunicare messaggi rivoluzionari di politica e d'amore, appropriarsi dell'immagine della sua identità. Uno scrigno d'indumenti, accessori e oggetti intimi, in mostra in modo inedito fuori dal Messico con Frida Kahlo: Making Her Self Up, sponsorizzata da Grosvenor Britain & Ireland, al Victoria & Albert Museum di Londra (16 giugno - 4 novembre 2018). Per la sua curatrice Claire Wilcox "Questa è la vera testimonianza materiale del modo in cui Kahlo ha costruito la sua identità".

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© Nickolas Muray Photo Archives
Frida Kahlo in blue satin blouse, 1939, photograph by Nickolas Muray

Il viaggio espositivo di V&A nasce per entrare a contatto con la personalità di Frida attraverso il suo guardaroba, ampliando la mostra Appearances Can Be Deceiving: The Dresses of Frida Kahlo, organizzata nel 2012 alla casa-museo Blue House di Città del Messico. La Casa Blu che prende il nome dal colore (intenso blu Maya) del suo esterno, nota alla gente del posto come la Casa Azul dove Freda è nata e ha vissuto le turbolenze della vita, dell'arte e dell'amore, fino alla morte nel 1954. Da sola e con un entourage di amici, amanti e grandi artisti, compreso il famigerato muralista e donnaiolo Diego Rivera, l'uomo che Frida sposa per due volte e non esita a definire "il secondo incidente della sua vita".

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© Diego Riviera and Frida Kahlo Archives, Banco de México, Fiduciary of the Trust of the Diego Riviera and Frida Kahlo Museums
Frida Kahlo, c. 1926, Museo Frida Kahlo



Il luogo dove la vivace e combattente Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón (Coyoacán, 6 luglio 1907 – Coyoacán, 13 luglio1954), è sopravvissuta alla spina bifida (scambiata per poliomielite) che l'ha quasi uccisa da bambina, lasciandola con una gamba più esile dell'altra. All'incidente tra un bus e un tram che a diciotto anni si porta via la sua giovinezza, insieme alla verginità e fertilità della donna, lasciando crescere l'artista in un letto, tra inquietudine, sofferenza e quasi quaranta operazioni. Immobilizzata a letto, Frida ritrae le uniche cose che sente e conosce, anche se deve ricorrere a uno specchio appeso sopra di lei. Trasforma in arte tutto il suo mondo: l'arte di vivere! Anche i busti di gesso che le immobilizzano il corpo, incapaci di contenere la sua esuberante voglia di vivere e amare, palesemente estesa a entrambi i sessi, dal rivoluzionario Lev Trockij e il poeta André Breton, alla cantante Chavela Vargas e forse anche Tina Modotti. La fotografa, militante e amica di Frida, alle quali Laura Mulvey e Peter Wollen hanno anche dedicato un cortometraggio nel 1983.

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© Diego Riviera and Frida Kahlo Archives, Banco de México, Fiduciary of the Trust of the Diego Riviera and Frida Kahlo Museums
Cotton huipil with machine-embroidered chain stitch; printed cotton skirt with embroidery and holán. Ensemble from the Isthmus of Tehuantepec. Photograph Javier Hinojosa


L'Huipil già indossato dalle donne Maya, il popolare Rebozo meticcio come le donne a cui è destinato, o i tradizionali abiti Tehuana che vestivano la società matriarcale messicana della regione di Tehuantepec, non servono solo a dare forza e radici profonde alla sua identità di donna. Insieme ai gioielli che realizza lei stessa con reperti archeologici e le decorazioni di busti e protesi, diventano manifestazioni schiette e audaci del suo incontenibile bisogno di indipendenza, da limiti, consuetudini e clichè. Per se, le donne, gli oppressi, il suo popolo.

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Guatemalan cotton coat worn with Mazatec huipil and plain floor- length skirt Museo Frida Kahlo

Una dichiarazione di se, quanto il mix di eleganza muliebre e mascolina, audace e provocatoria, enfatizzata con il sopracciglio (e la matita ebano) o la peluria del labbro superiore che incornicia le labbra voluttuose, dipinte dal suo rossetto preferito: Everything's Rosy di Revlon.

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Revlon compact and powderpuff with blusher in ‘Clear Red’ and Revlon lipstick in ‘Everything’s Rosy’; emery boards and eyebrow pencil in ‘Ebony’. Before 1954. Photograph Javier Hinojosa
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Necklace of silver, enamel, turquoise and coral with hinged compartment, made by Matilde Poulat, Mexico City, c.1950. Museo Frida Kahlo. Photograph Javier Hinojosa

L'arte di essere Frida è tessuta nel suo guardaroba, ma è rimasta sigillata per cinquanta anni nelle sue stanze di Casa Azul, donata successivamente al popolo messicano e trasformata nel museo Frida Kahlo che oggi attira più di 25.000 visitatori ogni mese. Frida Kahlo: Making Her Self Up porta per la prima volta fuori dal Messico lo scrigno privato di questa opera d'arte vivente, con un linguaggio visivo nutrito dal realismo magico fuso all'arte popolare, passioni ossessive, amori imperfetti e dolori atroci.

La prospettiva intima e intrigante sull'identità della Kahlo, offerta dal percorso espositivo inglese, include abiti, cosmetici, manufatti e busti, compresa la protesi in stivaletto rosso, usata dopo l'amputazione della gamba nel 1953.

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Prosthetic leg with leather boot. Appliquéd silk with embroidered Chinese motifs. Photograph Javier Hinojosa. Museo Frida Kahlo

A raccontare della virtuosa protagonista di autoritratti con scimmie o corone di spine, sono anche i ritratti fotografici scattati da fotografe come Gisèle Freund, Lola Álvarez Bravo e Tina Modotti, insieme ad amici e amanti come Nickolas Muray che hanno offerto un grande contributo alla sua canonizzazione.

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© Nickolas Muray Photo Archives
Frida on the bench, 1939, photograph by Nickolas Muray


Numerose sfumature della complessa vita e opera di Frida Kahlo, sono offerte anche Faces of Frida, la nuova risorsa online frutto della partnership tra Google Arts & Culture e 33 musei partner di sette diversi paesi. La più grande raccolta delle sue opere d'arte, con circa 800 artefatti, immagini ad altissima risoluzione digitalizzate per la prima volta, oggetti e fotografie rare e personali, insieme a diari, lettere, vestiti, opere di collezioni private e cinque tour di Google Street view per visitare "i luoghi che hanno avuto un impatto sulla sua carriera".