Arriveranno a ottobre nei negozi i generous sweater, generosi maglioni di Sonia Rykiel ma noi vogliamo parlarvene ora, che non è proprio stagione di lana e cashmere, perché non bisogna mai perdere l’occasione di fare del bene.
La stilista della maison francese Julie de Libran ha infatti chiesto a cinque donne come l’attrice Kirsten Dunst, la ballerina Sofia Boutella o l’architetto Kazuyo Sejima di pensare al loro maglione preferito, quello che avevano o che volevano da tempo ma non esisteva ancora. Il motivo? Realizzare un capo il cui ricavato andasse a una charity a loro cara.
Oltre a Kristen Scott Thomas, c’è anche la top model africana Liya Kebede, presente allo show, che ha realizzato un maglione blu e con intarsi nel tipico cotone etiope bianco e azzurro Lem Lem, il marchio di beneficenza che ha creato nel 2007.
“Avevo paura all’inizio di non riuscire a rendere il tutto in business solidale ma ho trovato persone che mi hanno aiutato e fra poco apriremo anche in Italia, a La Rinascente!” ha commentato con gioia Liya Kebede riferendosi alla sua linea.
I maglioni Sonia Rykiel invece saranno disponibili online e nella sua boutique parigina di Boulevard Saint-Germain tutta tappezzata di autentici libri in omaggio alla voglia di leggere della stilista, scomparsa nel 2016.
E anche la sua Haute Couture, ma che Julie de Libran ha battezzato l’Atelier Sonia Rykiel sarà soltanto per chi ha il tempo di prove e attese da Haute Couture. E sinceramente ne varrebbe la pena dopo aver visto la prima - e si suppone unica - sfilata di Haute Couture in maglia e affini.
Sotto le arcate della Cour du Mûrier dell’École des Beaux Arts hanno camminato ragazze dal fascino unico come Malgosia Bela, Kirsten Owen, Alek Wek e Georgia May Jagger. Capi scenografici ma possibili con tanto di piume e cappelli di Stephen Jones e ricami di Vernoux oltre che Hurel.
Un Sunday Morning intimo e sereno come la colonna sonora della sfilata (dei Velvet Underground) dedicata a chi ama la marinière, i pull a righe multicolor, le scritte, gli smoking bianchi. Capi che avevano soprattutto un significato di affermazione personale oltre che estetico e oggi per i 50 anni della maison li abbiamo reinterpretati. E come disse nel 1967 Marylou Luther, la critica di storia del Costume, “la Couture non è abbastanza, hai bisogno di un Rykiel”.