Dior o l’arte del desiderio: più che vestiti sono oggetti del desiderio quelli creati da Maria Grazia Chiuri per Dior: eleganza e batticuore a ritmo Haute Couture.

L’ultimo lusso? «È nel desiderio. È lui che ci spinge a trovare il tempo, la cultura, i modi per avvicinarci a qualcosa... o qualcuno». Parte da questa riflessione ispirata dallo psicoanalista francese Jacques Lacan l'ultima collezione di Haute Couture di Maria Grazia Chiuri, anche questa volta in una candida e rettangolare costruzione realizzata all’interno del Museo Rodin.

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Alessandro Argentieri
Il Dior Pavillon realizzato esclusivamente per la sfilata all’interno del Museo Rodin di Parigi.

Dentro, luce e specchi e soprattutto alle pareti i cartamodelli della collezione uno sopra l’altro nel loro tipico nitore da atelier. Una perfezione di forme che si svela anche nella sfilata in cui ci sono gli amori di sempre della stilista: il blu notte e il color carne che ha variazioni cipria, malva o sabbia. Fra i tailleur scuri, le sorprese non finiscono perché Maria Grazia Chiuri introduce nella sua gamma cromatica anche colori dal gusto medio-orientale, quasi persiano ma senza nessun riferimento politico o attuale seppure ammetta: «Spero di avere creato una collezione contemporanea, leggera che non ha bisogno di rompere le regole, piuttosto di rinnovarle».

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Alessandro Argentieri
La sala della sfilata Dior con specchi e mensole per mostrare i cartamodelli della collezione

Un’intenzione rispettata nella costruzione di capi femminilissimi e in quegli accorgimenti tecnici come l’assenza di fodere, le cuciture invisibili e i ricami che sembrano tessuti. Fra i 71 capi c’è anche una meraviglia inedita: un vestito «realizzato con un tessuto jacquard fatto a mano a telaio da due donne francesi. Il suo valore economico non può ripagare la passione umana nel cercare di fare sempre meglio».

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Alessandro Argentieri
Maria Grazia Chiuri con lo stilista Jean-Charles de Castelbajac.

Continua Maria Grazia Chiuri: «Il superlativo non è mai abbastanza. Le nostre clienti vengono apposta a Parigi per noi, le conosciamo, restano con noi per le prove e aspettano il loro capo anche tre mesi. Noi vogliamo e dobbiamo premiarle con qualcosa di eccezionale”.