Inizia con una struggente “Enchained Melody” la sfilata di John Galliano che al 163 di rue Saint Maur, (sede storica di Maison Martin Margiela) porta in scena una Couture fatta di pezzi come trovati nei mercatini delle pulci ma che riecheggiano il sapore dei racconti sci-fi tra colori da teatro d’avanguardia.

Le sue donne sono personaggi inventati che spaziano tra vagabonde di lusso, esploratrici in parka di chiffon con più zaini da indossare allo stesso tempo. Disegnate come figurine manga, che al posto del fondotinta indossano calze colorate e che hanno parrucche dipinte in vivaci colori.

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Le aliene di John Galliano si travestono per cercare attenzione e amore in un mondo sempre più digitale. Così tanto che indossano occhiali da realtà virtuale attaccati al loro viso. Un’illusione che provoca un desiderio artigianale e tattile.

I materiali usati non sono quelli convenzionali da Haute Couture ma arrivano dall’arredamento, dal mondo dello sport e da artisti amici come Claudy Jongstra che ha realizzato un particolare feltro-organza.

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Altra sperimentazione presente è la Ge Ba, un’antica tecnica cinese di assemblare frammenti di indumenti e arredi con la colla di riso, applicata agli abiti smanicati. E sempre presente è il “reverse dressing” ovvero lo scambio tra capi indossati all’inverso. Una rivoluzione di ruoli che porta a gonne forgiate da sacchi della spazzatura imbottiti e abiti sottoveste cuciti da macchinari industriali su lana di cotone infusa di seta riciclata. Un bisogno di trasformazione e trasgressione che, alla fine, diventa inquietudine stilistica: segno di un senso sociale presente, non solo a Parigi, ma nel mondo.

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