No, non siamo consapevoli dei nostri consumi. Non ci accorgiamo che sono molto, molto superiori al necessario e che per questo motivo gli sprechi nel mondo sono ingenti. L’azienda tedesca specializzata in traslochi Movinga, i cui dipendenti sono testimoni della quantità di cianfrusaglie che la gente chiede di imballare durante i cambiamenti di casa, ha commissionato un’indagine internazionale per quantificare la reale portata del fenomeno, una vera e propria illusione collettiva di cui le parole chiave sono accaparramento e spreco. E danni per l'ambiente. Il sondaggio di Movinga è stato condotto tra 18mila famiglie in 20 paesi e ha confrontato la percezione individuale su quanto si possiede in casa, rispetto a quanto effettivamente si usa. Un condizione che si può considerare una dissonanza cognitiva con cui conviviamo serenamente, e che spesso si accompagna alla sindrome da shopping compulsivo.

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Prima di vedere i risultati degli sprechi in Italia (sì, fra i 20 paesi del sondaggio ci siamo anche noi) facciamo una riflessione, perché in cuor nostro lo sappiamo tutti come stanno le cose (in casa). Lo sanno anche gli scrittori, che riportano il sentimento della gente. Il romanzo Fight Club di Chuck Palahniuk (così come il film con Brad Pitt) prende vita proprio dalla sensazione che quando compriamo qualcosa abbiamo trovato la tessera che completa il mosaico perfetto della nostra vita. Ma finito l'effetto dopamina, presto torneremo a pensare che per renderla veramente perfetta manca ancora quella cosa in quella vetrina che non abbiamo mai comprato. In realtà molti dei nostri acquisti, soprattutto abiti, non li useremo mai. No, quella gonna appesa nell’armadio comprata ai saldi non è solo in attesa dell’occasione giusta che arriverà. E quel pantalone di una taglia in meno non serve come incentivo per continuare la dieta. Un altro romanzo di qualche anno fa, Dio su una Harley di Joan Brady, è la storia divertente di una donna che si ritrova a frequentare il Padreterno, in vacanza sulla terra nei panni di un biker. Si conclude proprio con la protagonista che fa il censimento dei suoi vestiti nell’armadio, aiutata dal Dio, per alleggerire la sua vita donando a chi ne ha bisogno tutti quelli che non ha mai indossato, a distanza di molto tempo dall’acquisto.

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Il risultato della ricerca conferma però quanto sia bassa la nostra consapevolezza a riguardo. Lo studio ha infatti rivelato che l’Italia è al 15esimo posto nella classifica di percezione illusoria degli sprechi. Significa che alla domanda “che percentuale del tuo guardaroba non hai indossato per niente, quest’anno?”, gli italiani rispondono convinti “mah, il 28%?”. Quando si effettua la verifica, invece, è l’81. In pratica, diciamo “non ho nulla da mettere” perché in realtà non prendiamo in considerazione la maggior parte del nostro guardaroba, e continuiamo a comprare nuovi capi di cui però indosseremo solo il 19%. Sì, indossiamo abitualmente sempre le stesse cose.

Per quanto riguarda il cibo, siamo convinti di buttarne via solo l’8%, quando invece è il 13 (non è una cifra bassa: significa che ogni chilo di cibo ne gettiamo nella spazzatura quasi un etto e mezzo). Movinga ha ovviamente chiesto anche quanta della roba che si è deciso di spostare nella nuova casa è rimasta poi in realtà inutilizzata ed è risultato che il 14 percento poteva benissimo essere regalato o venduto, ma comunque gli italiani su questo sono un po’ più obiettivi, hanno risposto l’11%. I più bravi sono risultati i russi, che hanno ben chiaro cosa possiedono e cosa usano davvero, con un solo margine d’errore complessivo del 3%. Mentre i più spreconi sembrano essere gli svizzeri, con uno scarto di percezione fra la realtà e l’illusione che si aggira sui 26,33%. Forse ha ragione Andrew Morgan, il regista di The True Cost, un bellissimo documentario sull’acquisto sfrenato di vestiti nei paesi industrializzati, quando dice che invece di dieci abitini fast fashion sarebbe meglio acquistarne uno solo. Firmato, costoso, di ottima qualità e di lunga durata. E saremmo sicuri di non dimenticarlo nell’armadio, dove ci sarebbe più spazio.