Sarà per lo squarcio di sole nel cielo gonfio di pioggia che è sceso a baciarlo come succedeva ai Santi quando Dio si presentava loro in forma meteorologica; sarà per il paesaggio meraviglioso, nuovo ma in realtà riportato al clorofilliano splendore di due secoli fa; sarà le frasi di santi, filosofi e pensatori che grandinavano saggezza sparse ovunque, nei discorsi, sui muri del borgo, nella sua autobiografia Il sogno di Solomeo; sarà per la muta e rasserenante presenza del cadinale Bassettti e dei monaci benedettini che hanno timidamente presenziato. Insomma sarà per tante cose, ma la grande celebrazione voluta da Brunello Cucinelli per celebrare la realizzazione del suo Progetto per la Bellezza ha assunto la maestosa solennità di una cerimonia mistica e laica insieme.

«Ho fatto due chiacchiere con il Creatore e gli ho detto che se avesse fatto smettere di piovere, gli avrei restaurato un altro monastero», scherza ma in effetti ha effettivamente smesso di diluviare da un momento all'altro.

Solomeo Brunello Cucinellipinterest
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Il castello di Solomeo, Umbria.

500 giornalisti, divisi tra 300 italiani e 200 stranieri sono stati invitati ad ammirare dall'alto della “sua” Solomeo – il piccolo e prezioso borgo umbro in provincia di Perugia che è sede della sua azienda e anche sua abitazione – la valle restituita alla natura, la natura restituita a se stessa. L'imprenditore che, esattamente 40 anni fa iniziò il suo impero da un'intuizione semplice e geniale, produrre pullover in pregiatissimo cashmere non nei soliti colori noiosi ma in tinte smaglianti, vivaci, accese, ha comprato oltre 300mila metri cubi di capannoni che deturpavano quella valle e l'ha trasformata in parchi, giardini, campi di grande, vigneti, perfino cantine e un piccolo stadio. E a suggellare il tutto, un'esedra in marmo «costruita per durare tremila anni» che è il Monumento alla Dignità dell'Uomo, un emiciclo in marmo con indicati i continenti. In un'ora e mezzo di discorso, Cucinelli ha ripercorso la sua vita come un'epica cavalcata nel tempo, nel pensiero e nello spazio. Nato povero, 65 anni fa, da una famiglia di contadini («in casa non avevamo né luce né bagno») a Castel Rigoni, un borgo vicino a Solomeo, dove invece è nata la moglie Federica con cui vive un amore ininterrotto da 48 anni, ha fatto rivivere un'esistenza che non sarebbe male come sceneggiatura di un film su un eroe civile italiano.

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La conferenza stampa a Solomeo, con giornalisti di tutto il mondo.

Autentico “self made man” («non ho studiato, dai geometri c’era il 6 politico, a Ingegneria ho fatto solo 3 esami. Nel bar ho fatto l’università dell’anima. Lì si discuteva. E poi ho scoperto che, di tutti i ricchi del mondo, il 60% è più ignorante di me») quando la famiglia si trasferì a Perugia e il papà, invece di portare sulle spalle l'aratro tornava a casa con la schiena piegata dalle angherie dei capifabbrica, decide che non solo avrebbe cambiato per sempre il corso delle cose, ma che il primo e unico amore sarebbe rimasto, oltre a Federica, la terra. La sua terra.

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Il Monumento alla Dignità dell’Uomo, Solomeo.

Di qui, quel Progetto per la Bellezza che poi è l'estensione di quella vocazione al bello che in un certo senso, secondo Cucinelli, ci appartiene di diritto in quanto italiani, qualunque partito abbiano votato, votino e voteranno. «Quando Goethe nel suo Viaggio in Italia, si ferma a chiedere a un contadino perché si preoccupi tanto che i solchi del suo aratro siano dritti dritti e perfettamente paralleli, questi gli risponde "Perché sono più belli"». Ed è solo una citazione di un trascinante discorso da quasi da predicatore non religioso ma profondamente spirituale, dove si alternano rievocazioni personali («al mio babbo, che oggi ha 97 anni e fa ancora il cascamorto con la badante, ho detto che mai più avrebbe dovuto essere umiliato, e io licenzio un mio dipendente se si permette di offendere un collega»), considerazioni sul mondo di oggi («noi genitori abbiamo una colpa: abbiamo instillato il senso di paura nei nostri figli, non li lasciamo liberi di andare nel mondo a guardare le stelle») e giudizi sulla contemporaneità («il mal di vivere attuale deriva dall'iperconnessione tecnologica, che è il motivo per cui proibisco a chi lavora per me di guardare le email di lavoro nel weekend e lo obbligo a uscire obbligatoriamente alle 17,30. Il vero lusso, in futuro, sarà vivere lontani dai propri smartphone»). Troppo bello, troppo buono, troppo fantastico per essere vero? «No. Bisogna cercare il profitto ma equilibrarlo con il concetto di "dono", che implica un pensiero rivolto agli altri senza pensare di averne nulla in cambio».

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Il Teatro di Solomeo.

Brunello Cucinelli, non vuole parlare di cifre, fatturati, quotazioni in borsa, («Solomeo è oggi un borgo dello spirito, circondato da una periferia amabile ed è un dono che faccio all'umanità: per questo non voglio dire quanto mi è costata questa riqualificazione del territorio»), anche se i colleghi che si occupano di economia sussurrano che nel primo semestre del 2018 il fatturato dell’azienda è cresciuto di quasi il 12% a 270 milioni e l’utile netto è aumentato del 20%, superando i 23 milioni. Seguendo le indicazioni dei suoi Adriani – l'imperatore raccontato da Marguerite Yourcenar e Adriano Olivetti, capostipite dell'imprenditoria illuminata – Cucinelli comunque dimostra che fare soldi è possibile, e anche tanti, senza sfruttare nessuno, senza causare danni al territorio, anzi arricchendolo con restauri, teatri e biblioteche, e soprattutto senza rinunciare a fare un prodotto di altissima gamma. Ma guai a usare la parola "caro" per dire che per comprare le sue creazioni si rischia il punto di fusione della carta di credito. «Sono costose, perché dentro c'è il lavoro della signora che riammaglia, del controllore delle materie prime, della ricerca stilistica». Quale scoperta dopo 40 anni di attività? «Sono arrivato alla conclusione che l’anima è immortale. Noi abbiamo bisogno di ritornare ad investire nei valori dell’essere umano, a credere nella dignità dell’uomo».

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Il borgo di Solomeo visto da lontano.

E ha ragione lui, anche quando dribbla in destrezza le domande dei giornalisti stranieri che gli domandano come faccia a essere così ostinatamente ottimista malgrado Trump, il Climate Change e certi governi non illuminati come lui? Chi lo sa. Ci si ritrova a domandare se la Cucinelli-story, opera totalmente non-fiction ma tratta da una storia vera, non sia anche utile per un altro scopo, oltre quello della sostenibilità. E cioè cambiare la percezione di questa nostra disorientata Penisola con esempi positivi, istruttivi, esponenti di un Paese che ha a cuore le proprie sorti. Una collega, mentre si camminava nel meraviglioso borgo, raccontava di aver visto da poco a Venezia l'anteprima della serie L'amica geniale, di produzione americana, dove Napoli rimane il regno supremo di malavita, delitti, soprusi, reati e violenze. E ci si domandava se fosse sempre il caso di farci diffondere nel mondo con tale negatività. Finché non le ho chiesto: «Hai ragione, ma è bello?».

Ah, questo essere inguaribilmente italiani.