La storia ha origine dentro di noi. Ma anche da sete effetto liquido, tulle nuvola, tie-dye caleidoscopici e cirri color cipria. La danza è un atto liberatorio. Ma anche la moda, con i suoi codici severi e le sue infrazioni à porter, ha il potere di definirci, di insegnarci, di elevarci alla conoscenza del nostro io più profondo. Come un carteggio in punta di piedi, le parole di Sharon Eyal, talentuosa coreografa israeliana e mente dietro il ballet dello show Dior Primavera Estate 2019, sembrano fare il verso, sembrano essere ricamate insieme a quelle di Maria Grazia Chiuri, cuore e mani dietro i look Dior Prêt-à-Porter PE 2019.

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Courtesy Adrien Dirand

“L’esperienza della danza, il suo essere un mezzo di espressione universale, il suo essere portatrice di un’intima verità… Ecco, tutto questo ha stimolato la mia immaginazione”, spiega la Creative Director della Maioson di avenue Montaigne, che ha dato (alla) luce la collezione Dior Primavera Estate 2019 traendo ispirazione dai lavori di artisti che, seppur in modo differente, eleggono il corpo in movimento a unico credo del loro lavoro. Loïe Fuller, Isadora Duncan, Ruth Saint Denis, Martha Graham e Pina Bausch, le eroine della danza contemporanea che hanno rivoluzionato la loro disciplina in modo da riconnetterla alle viscere del mondo, facendo implodere dentro di noi quell’energia ancestrale che ci accomuna tutti. “Non è solo una questione di mera bellezza del corpo, ma di forza e flessibilità dei movimenti”, le fa eco Sharon Eyal, coreografa delle visioni couture della Chiuri. Lei che ha la forza di far danzare sotto lo stesso cielo (stellato) plexiglas e macramé.

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