Raramente la realtà ha avuto così bisogno di essere immaginata, come un filosofo della cosa pubblica del Duemila e oltre, Jon Rafman sentenzia sul suo profilo Instagram alla voce “chi sei / cosa fai”. Sulla carta ehm sullo schermo è un artista e filmmaker canadese classe ’81, per i meno esperti di tech o quelli dal debole couture, da ieri Jon Rafman è l’uomo che ha trasformato una passerella - della sfilata Balenciaga Primavera Estate 2019, per l’esattezza - in un cunicolo spazio-temporale quasi einsteniano. Come un wormhole, un ponte, una scorciatoia tra le viscere del mondo ricamato al punto più lontano dell’universo sconosciuto, la nuova opera psichedelica di Jon Rafman The Ride Never Ends ha preso le sembianze di una scenografia à porter, di una location tecno-festicista da passerella.
Per la presentazione della collezione Balenciaga SS 19, il creative director di maison Demna Gvasalia ha deciso di rivolgersi all’artista che esplora l’impatto della tecnologia sulla società e sulla psiche umana - come da curriculum - per creare una video installazione dentro cui far sfilare la propria di arte. Un tunnel cilindrico di schermi a LED che sembravano incurvarsi sugli stessi spettatori, un traforo virtuale che univa soffitto e pavimento, e lanciava - lancinando lo sguardo degli ospiti - lampi al neon verde acido, rosso ardente, blu notte. Ecosistemi informatici e camicie fluttuanti, scenari alieni e gessati scultura, codici di errori di sistema e volumi di velluto. A Parigi nascono (ancora) le storie d’amore.