Non è la solita nebbia inglese, quella che copre i cieli di Londra, a pochi giorni dall'inizio della sua Fashion Week Autunno Inverno 2019/2020 (dal 14 al 19 febbraio ). Lo spettro che aleggia è quello della Brexit, di cui l'implementazione è attesa per il 29 Marzo. Un incubo, quello del No Deal – l'uscita della Gran Bretagna senza un accordo con il resto dell'Unione Europea - che il British Fashion Council ha già descritto come “uno scenario da evitare a tutti i costi”.

E forse sarà anche per questo motivo se la madrepatria delle sperimentazioni stilistiche, per questa stagione prevede una serie di eventi dal respiro global, al netto di 35 designer internazionali che scelgono il regno d'Albione per presentare le loro creazioni. L'International Fashion Showcase porterà in mostra alla Somerset House le collezioni di 16 designer stranieri, dal brand vietnamita Môi – Diên al brasiliano David Lee, passando per Cedric Mizero dal Ruanda, mentre il Central Saint Martins – college dal quale sono passati nomi simbolo del Brit Fashion, da McQueen a John Galliano – ospiterà il 15 un cocktail per Fashion Hong Kong, in occasione della presenza di 4 creativi asiatici alla London Fashion Week.

Impegno politico a parte, tra i nomi più attesi della stagione c'è Victoria Beckham che torna in patria per festeggiare il decimo compleanno del suo marchio, Hussein Chalayan che varca la soglia del venticinquesimo anniversario dal suo debutto, sempre a Londra, nel 1994, mentre Zhandra Rhodes celebra 50 anni della sua griffe. Dopo una collezione tornata in calendario solo la scorsa stagione, con un forte richiamo agli archivi, la creativa - nota anche per i look scenografici studiati per Freddie Mercury, Brian May e i loro epigoni figli del 2018, gli Struts – farà di nuovo capolino sulla passerella con il suo caschetto rosa.

L'altra eterna ragazza di Londra, Vivienne Westwood, ne seguirà le orme, tornando a calcare il proscenio dopo due stagioni di presentazioni digitali, mentre alla prova del nove è Riccardo Tisci, che deve confermare una prima impressione positiva come creativo di Burberry, marchio del quale ha già cambiato il font – tutti discepoli di Hedi Slimane, maestro assoluto nella cancellazione grafica dell'heritage – e l'immagine, che mixa sensualità di corsetti in vista e riferimenti allo streetwear.

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Da tenere d'occhio i debutti di Grace Wales Bonner, che presenta la prima collezione, dopo una capsule per la donna nello scorso giugno, e Ji Won Choi, che entra nel calendario firmando una collezione per Adidas Originals mentre le aspettative sono alte per Richard Quinn, che nel front row del suo debutto, la scorsa stagione, aveva due monumenti del fashion inglese, la direttrice di Vogue America Anna Wintour e la Regina Elisabetta, immortalate ridanciane in uno scatto subito divenuto meme.

A tenere le fila, le certezze della London Fashion Week, giovani in bilico tra i 30 e i 40 ma già con un curriculum di tutto rispetto, da Mary Katrantzou a J.W. Anderson e Simone Rocha. Compatti, contemporanei, sinonimo di un Regno Unito internazionale, globale, e anche europeo.