La bellezza? Non è solo in una collezione di abbigliamento ben riuscita, ma una visione che può applicarsi anche a qualcosa di molto più pratico, come la valorizzazione e la ristrutturazione di opere d'arte o luoghi simbolici per la comunità nella quale si inseriscono. Nel Paese che ha il numero più alto di siti inclusi dall'Unesco nel patrimonio dell'Umanità – 54, con 40 che si sono già candidati per poter accedere all'ambita lista – abbondano, purtroppo, le opere incompiute e i luoghi abbandonati. L'imprenditorialità illuminata della moda, a oggi, è quella che ha fatto di più, in questo senso, basti pensare al supporto fornito da Tod's nella ristrutturazione del Colosseo, o il restauro del Giardino di Boboli sostenuto da Gucci. La bellezza, in questo Paese, è un investimento con un ritorno sicuro in termini di immagine, e i marchi della moda sembrano essere gli unici ad averlo capito. Non è stata una sorpresa quindi, la conferenza a Palazzo Marino di qualche giorno fa, durante la quale il sindaco Beppe Sala, insieme al presidente della Camera Nazionale della Moda Carlo Capasa e Remo Ruffini, ha annunciato che Moncler sosterrà il comune nel progetto di riqualificazione dei Magazzini Raccordati, nati durante i lavori per la costruzione della Stazione Centrale nel 1930 e poi abbandonati durante gli Anni 70. Uno stato di incuria a cui sarà messa la parola fine grazie ad una partnership tra pubblico e privato, Milano e Moncler. L'occasione per scoprirli sarà quella della presentazione della nuova stagione di Moncler Genius, progetto che ha visto diversi creativi interpretare l'anima del marchio nato sulle piste da sci a Grenoble. Il secondo atto si avvarrà di 9 voci, da Richard Quinn a Pierpaolo Piccioli passando per Craig Green e Simone Rocha, e sarà ufficialmente presentato durante la Fashion Week di Milano (dal 19 al 25 febbraio).

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Intorno a questo evento molto atteso si costruisce la costellazione della settimana della moda milanese, che rimane, nonostante le critiche, l'unico controcanto dignitoso ad un'altra ben più decantata settimana, quella di Parigi. La Camera Nazionale della Moda sostiene per questa stagione una pletora di nomi, sulle passerelle e alle presentazioni, da Marco Rambaldi a Salar passando per Attico e Blazé, Tiziano Guardini e Marios.

Il nuovo arrivo più atteso rimane quello di Brognano, marchio fondato nel 2016 da Nicola Brognano, 27enne calabrese le cui creazioni sono già addosso a Dua Lipa. Voile e California, vestiti in vinile giallo fluo dai volumi raffinati, romanticismo e ruvidezza giovanile, gli ossimori sono alla base della visione estetica di questo creativo che ha già nel curriculum dei trascorsi negli uffici stile di Giambattista Valli e Dolce & Gabbana. Un talento che ha notato anche la Manifattura Paoloni, che a settembre ha acquistato il 35% del marchio.

Tra i rilanci, invece, gli occhi sono puntati sulla nuova direzione creativa di Bottega Veneta, quella di Daniel Lee. Il 32enne inglese ha fatto ben sperare con la sua pre-fall, figlia di un'estetica che sposa l'heritage di Bottega Veneta con il precedente ruolo di Lee, braccio destro di Phoebe Philo da Celine. La sfilata organizzata all'Arco della Pace per il 22 febbraio è quella del debutto assoluto, dopo che il marchio aveva deciso di saltare la scorsa fashion week e concentrarsi sul riposizionamento del brand, un po' in affanno negli scorsi anni.

E un po' di fiatone lo sentono anche i big della moda milanese, Gucci – che torna a Milano dopo un'iterazione francese – e Prada. Il motivo è lo stesso: negli scorsi giorni, entrambi i marchi sono stati accusati via social per, rispettivamente, un maglione e un charm, colpevoli di blackface. Se dei marchi così globali non possono non essere consapevoli della sensibilità sociale dei loro mercati di riferimento, così come del momento critico che l'America sta vivendo, l'errore sembra essere stato guidato più dall'ingenuità, che da un intento razzista o malevolo. Nel frattempo però Spike Lee aveva già promesso un boicottaggio di Gucci, ed entrambi marchi si sono affrettati a costituire dei Diversity and Inclusion Advisory Council (in quello di Prada c'è la regista Ava DuVernay). Si spera che la fashion week sarà l'occasione per derubricare definitivamente il passo falso, e trovare un nuovo ritmo.