“Quando ci siamo incontrate a Parigi ci siamo abbracciate e chiamate sorella” scandisce Robin Morgan, la poetessa/attivista/giornalista che ha prestato il claim Sisterhood is Global a Maria Grazia Chiuri da Dior, quel Sisterhood is Global che porta il femminismo di maison Dior ancora più altrove, vicino a una concretezza di sistema e non solo a frasi su t-shirt bianche. Le stesse t-shirt che “Jane (Fonda) e Gloria (Steinem) vogliono” racconta la Morgan in dialogo con la direttrice artistica di maison Dior.

Maria Grazia Chiuri dopo aver portato il circo alla sua essenza, con uno show couture commovente dove i corpi delle donne si fondono ad anime fluide, ora chiama a sé un gigante della poesia, che in video in esclusiva per MarieClaire.it racconta di quanta “ironia ci sia nel mio essere a uno show di moda dopo aver passato gran parte del tempo in un campo di rifugiati a Gaza o a lavorare con le donne in Sudafrica”. La stima per Maria Grazia Chiuri, prima donna a capo della maison (e nell’affermarlo concede un occhiolino a favore di camera) le ha permesso di lasciare che gli abiti “che sono così influenti, che influenzano così tanto le persone” si traducano anche in fondi per il Sisterhood is Global Institute.