C’e ancora qualche biglietto disponibile per una delle tre repliche dello spettacolo Serata ‪Philip Glass‬ al Teatro dell’Opera di Roma fino al 2 aprile. Ve lo segnaliamo soprattutto se siete affezionate all’estetica che Maria Grazia Chiuri ha infuso a Dior da quando è lei al timone. Il motivo per andare a vedere questa serie di balletti non è soltanto la rappresentazione dell’arte italo-francese di concepire capi che rendono ogni donna creatura d’altri tempi, ma anche la riscoperta di un talento come Philip Glass, compositore americano contemporaneo che Maria Grazia Chiuri ha sempre amato, ancora quando era da Valentino. In questa occasione, ci fa volare con le sue note senza tempo, gli archi dal suono minimale e quel senso di inquietudine moderna che le sue musiche, come le sue colonne sonore (da The Truman Show a The Hours) hanno.

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Le tre serie di balletti colpiscono infatti per il loro senso narrativo che è totalmente personale e immaginifico. Si inizia con Hearts and Arrows (cuori e frecce) di Benjamin Millepied (marito di Natalie Portman). Tre ragazze e cinque ballerini corrono e si animano sulla gioia di ballare fra momenti in cui si intuisce un profondo senso di amore, smarrimento e una speranza continua. I giovani ballerini del Teatro dell’Opera aumentano nel secondo atto in cui, su uno sfondo completamente quadrettato proprio come la pagina di un quaderno di aritmetica e su questo si stagliano non numeri ma pastelli colorati. A impersonificarli i ballerini in completi dalle tonalità pastello. È un crescendo in cui si arriva a un ritmo tribale che porta in sala energia contagiosa perché trasmessa da nuove leve in cui i passi armonici, ripetitivi ed elementari diventano il segno di passi futuri pieni di talento.

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Proprio come successe a Eleonora Abbagnato la cui irrefrenabile voglia di ballare l’ha fatta diventare Étoile e direttrice del corpo di ballo del Teatro dell’Opera di Roma. Lei arriva sul palco per Nuit Blanche, ultimo capitolo della serata, pensato nei costumi da Maria Grazia Chiuri e dalle tenebre liquide in background, fra le ombre di gonne danzanti a fiori arriva la luce. Che non è solo quella del suo abito, un trionfo di candore e di ricami su aereo e impalpabile tulle ma è il nitore interiore di chi vuole incantare la platea. Ogni attimo si trasforma in recitazione sottile e silenziosa, ben spalleggiata dal longilineo Friedemann Vogel, lei si libra come un cigno dietro a una distesa di acqua e spicca per bravura e bellezza. Rappresenta tutto quello che Maria Grazia Chiuri sogna per le donne nel loro stato più alto di bellezza.

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Eleonora Abbagnato interpreta questo momento sommando leggerezza, magia, sorpresa ma anche impegno, talento e sorellanza. Con lei si perde il senso del dettaglio per intravedere una nuvola che si sposta senza sosta come se il vento la portasse in giro. Attorno a lei ci sono altre creature che arrivano dall’oscurità, vestite di fili e di aria, di leggings e reggiseni che sono logati, ma non si vedono, con fiori che potrebbero essere tie-dye e gonne dai riflessi, prugna, pino e sabbia.

Sono costumi, quelli di Maria Grazia Chiuri, che non parlano di femminismo, uno dei suoi temi preferiti, non sono i più scenografici seppure la minuzia con cui sono stati creati (più di tremila ore di lavoro solo per i ricami) ma segnano un indimenticabile capitolo nella storia di Dior. Che già era nato con la sfilata primavera-estate 2019 quando ha portato sulle passerelle Sharon Eyal, allieva della Batsheva Dance Company. L’aveva già fatto Christian Dior con Roland Petit per il balletto Treize Danses. E lui aveva premonizzato alla Sorbona che un capo poteva avere successo se cadeva bene ma soprattutto se permetteva a una donna di muoversi. La biondo-platino Maria Grazia Chiuri sublima così la donna moderna di oggi grazie alla danza, che è attività di pensiero, cambiamento emozionale e ricerca artistica.