Ci sono sfilate di Alta Moda memorabili per la loro opulenza, altre che sorprendono per i loro concetti più intellettuali e altre ancora, rarissime, che lasciano senza fiato, con gli occhi pronti a scoppiare di lacrime perché si è stati colti dalla sindrome di Stendhal, causa la bellezza vista. E, da italiani, possiamo dire che con piacere la sfilata di ieri di Pierpaolo Piccioli si annovera fra queste.

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Complice il sole del tramonto che illuminava le stanze, l’incedere delicato e nobile delle modelle, il ticchettio gentile dei tacchi vertiginosi, la musica che toccava il cuore (grazie anche a Michel Gaubert e Ryan Aguilar) ma anche questa volta è stata il miglior finale dell’Haute Couture di Parigi.

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Vedere così tanta bellezza, ben 71 uscite, sfilare a passi timidi ma eleganti (e non da coyote arrabbiato come in certi show) o assaporare l’alternanza dalle stanze e dai corridoi di modelle, colori e forme, ha reso tutto una performance artistica, più che una mera presentazione di abiti da vendere a danarose e sconosciute signore del mondo intero. Sono creature che potrebbero essere uscite dalle migliori produzioni di Cecil B. DeMille o dalle Ziegfield Follies ma che piacciono proprio per la loro leggerezza visiva e cromatica.

Come già da qualche stagione, Pierpaolo Piccioli sta ricalibrando la tavolozza di Valentino con accostamenti pungenti ma apprezzabilissimi, con tessuti dimenticati e ore di lavoro, come nelle migliori sartorie del secolo scorso.

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Si è perso ogni atteggiamento altero del vecchio Valentino, anche a livello creativo, e grazie a una sorta di stravagante minimalismo si è arrivati a incuriosire chiunque. Non è detto che tutto piaccia, ma almeno ci si interroga sul perché certi fili di lana, effetto pastore bergamasco, adornino teste e acconciature. O i copricapi, ispirati alla Medea di Pasolini, rivisti però in chiave moderna. E poi l’idea altruista, sinonimo di sicurezza da parte di Pierpaolo Piccioli di condividere applausi e successo con premières, sarte e giovani lavoranti che con lui sono usciti a fine sfilata. Senza dimenticare che gli abiti non avevano più nomi d’arte ma i nomi di chi vi ha lavorato per mesi. Anche il signor Valentino Garavani approva, applaude e si concede ai fotografi. Come Céline Dion, Lauren Hutton (che ha sfilato), Rossi de Palma e Naomi Campbell felici ed emozionate di aver vissuto un momento indimenticabile.

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