Per il progetto che le abbiamo proposto, Louise Parker ha deciso di inventarsi una storia cinematografica. Sarà che in questo periodo si sente particolarmente ispirata da film e romanzi, come ci racconta durante l’intervista, tanto che sta lavorando a una sceneggiatura.
«Volevo rendere omaggio al genere noir e prima di iniziare ho guardato film come Il grande sonno del 1946, con Humphrey Bogart e Lauren Bacall e Vizio di forma con Joaquin Phoenix. Per questo ho voluto ritrarre un personaggio completamente inventato: una donna che si sta nascondendo, rinchiusa in una casa misteriosa. Sta scappando da qualcuno o forse solo da se stessa. La sua paranoia la sta consumando e la sua percezione della realtà sta iniziando a vacillare».

Ha 30 anni ed è nata a Saint Paul, capoluogo del Minnesota. Il suo fisico l’ha portata presto lontana da casa per fare la modella, ma è un abito che le è sempre stato un po’ stretto, tanto che da subito si portava in giro la sua macchina fotografica per ritrarre il dietro le quinte di quella vita tra sfilate e set fotografici. «Mia mamma era un’insegnante d’arte e ha sempre incoraggiato sia me che i miei fratelli a esprimere la nostra creatività, e ovviamente a lavorare sodo per inseguire le nostre passioni». Questo l’ha portata prima a studiare fotografia al college con Stephen Shore come professore, celebre fotografo che ha raccontato l’America quotidiana e apparentemente insignificante negli anni 70.

«Ho lavorato come modella negli ultimi sette anni e ho iniziato a documentare le mie esperienze in questo mondo anche per tenermi allenata con la fotocamera. Quando tre anni fa mi sono trasferita a Los Angeles (dove oggi vive con il marito, Louis Heilbronn, ndr) ho deciso di ridurre part time l’impegno nella moda per concentrarmi sulla fotografia».
Le foto per Marie Claire sono state scattate in un bungalow nel parco nazionale di Los Padres, California, e sono un esperimento artistico diverso da quel che Louise crea di solito: è specializzata in collage fatti con foto di moda, dalle quali ritaglia la sua immagine unendo elementi di pittura. Alcuni di questi lavori li ha pubblicati nel libro Work Pictures, del 2017. Louise cita Cindy Sherman tra gli artisti che la influenzano insieme con la fotografa americana Lee Miller, che negli anni 20 aveva avuto un trascorso da modella prima di passare dall’altra parte dell’obbiettivo.
Il potere dell’autorappresentazione è per lei fondamentale: «Da una parte la fotografia è un ambito storicamente dominato dagli uomini. Dall’altra, nella moda il corpo femminile è spesso sfruttato: è importante per le donne tornare ad avere il controllo della propria narrazione».