La pomposità del comunicato stampa è sempre necessaria (“i primi vestiti sportivi al mondo infusi nella CBD”), l’effettiva verità post marketing forse non lo conferma, il dibattito sul fatto che sia una bufala o meno è completamente spalancato. Non sugli effetti della CBD, il cannabidiolo metabolita della cannabis sativa che negli ultimi anni ha favorito l’onda verde di consumo medico e cosmetico. Semplificando molto, nella marijuana legale a base di CBD la parte psicoludica del THC, che è il principio attivo illegale, viene eliminata e ci si concentra solo sul lato del relax. Ma sul fatto che gli abiti infusi con olio di CBD possano migliorare le prestazioni atletiche rilassando contemporaneamente i muscoli dopo l’attività fisica c'è da discutere. Pare un filino troppo azzardato per non far sentire la puzza di bruciato del voler vendere qualcosa a tutti i costi (in questo caso, anche parecchio elevati).

A sollevare i dubbi sull’effettiva -è il caso di dirlo- azione del CBD nei vestiti di Acabada Pro Activewear, il nome del brand che lanciato i primi vestiti infusi nell’olio di cannabis sativa, è stato Quartz, che ha provato ad analizzare scientificamente quanto promesso dall’azienda americana di produzione portoghese, geolocalizzazione celebrata dal suo stesso nome (acabada significa “finita” in lingua lusitana, dal verbo acabar). Microincapsulando l’olio di CBD nei capi, si ottiene un rilascio lento e graduale della sostanza quando si indossano, così da beneficiare degli effetti positivi della CBD senza riscontri illegali: nello specifico, il rilassamento muscolare così da sentire meno la fatica dell’allenamento. Sulla carta, il paradiso: bye bye acido lattico. Dalle parti di Acabada giurano che la durata è garantita per 40 volte che si indossano, e resistono anche ai lavaggi più aggressivi per eliminare gli odori forti post sport. Nel perfetto rispetto della green economy, Acabada propone anche l’upcycling dei suoi stessi capi quando ci si avvicina al quarantesimo lavaggio, così da destinare leggings e maglie sportive a diventare pannelli fonoassorbenti o materiale commerciale di derivazione tessile. Tutto molto verde, nel vero senso della parola, per quanto finalizzato a mantenere i clienti con sé grazie ad un furbissimo e consistente sconto sugli acquisti successivi al primo.

Ma secondo Quartz, scegliere abiti infusi nella CBD è “incredibly stupid”. Non perché non si possano spendere 160 dollari per un paio di leggings, 120 per un top sportivo o 240 per una giacca, nessuno si sta impicciando sulle scelte economiche di un acquirente. Quello che si discute è il voler convincere che gli effetti dell’olio di CBD possano passare attraverso la pelle umana fino ai muscoli, e mette in allarme lo scetticismo connaturato. Le creme anticellulite riescono a penetrare il derma, perché sono cosmetiche e non dispositivi medici: siamo sicuri che una spalmata di olio di CBD tramite vestiti aiuti a riprendersi dopo l'attività fisica? Un filino pretestuoso, visto non ci sono ancora abbastanza studi e ricerche sugli uomini che dimostrino davvero l’efficacia dell’olio di CBD nel calmare e alleviare dolori. Il rischio di truffe ai consumatori è molto alto, perché i dati in possesso non sono ancora sufficienti. Normale progressione scientifica, così come si farebbe per testare medicinali: ma in un campo così ondivago e trasversale, che non è né analizzato come il beauty (le creme alla cannabis, ad esempio, sono una realtà da diverso tempo) o il food, basta il primo gallo a cantare la sua più forte degli altri.

La stessa Acabada, per dire, non ha condotto alcuno studio controllato per blindare la garanzia sui suoi vestiti infusi di CBD: ne sbandiera le proprietà, ma non si sa se davvero funzionino. E in ogni caso, per accantonare dubbi e dribblare eventuali cause pronte a cadere a mo’ di spada di Damocle, il marchio si trincera dietro un generico “uso costante per due settimane” per garantire la percezione del beneficio. Conto rapido alla mano, con 40 lavaggi a disposizione ci vorrà meno di un mese e mezzo a consumare i leggings infusi nella CBD, vanificando ogni beneficio sul portafoglio. E contribuendo rischiosamente a inquinare ancora di più, sia con i frequenti passaggi in lavatrice, sia in caso venissero gettati via dopo il consumo (letterale).

In mancanza di altri dati precisi e scientifici, non resta che affidarsi al proprio giudizio personale. Vale la pena o meno acquistare i leggings alla CBD invece del solito olio da usare in punti topici, o il tè da bere? È vero, la scienza in questo caso non è dalla parte del consumatore, ma per eccesso di prudenza nel divulgare qualcosa di cui non si è davvero certi. Se i vestiti alla CBD siano una bufala o meno, ancora non è dimostrato: tuttavia da consumatori scrupolosi e attenti all’impatto ambientale di ciò che indossiamo, sarebbe un po’ il caso di farsi delle domande.