665, 60 e 46. Queste sono le (nuove) misure di Victoria’s Secret. 665 sono i milioni di dollari di vendite in calo dall’ultimo anno di attività, 60 sono le boutique monomarca che hanno chiuso i battenti in giro per il mondo, 46 è la taglia della prima modella “plus size” appena arruolata dal brand a conclusione di un annus horribilis. Unendo i puntini, si ottiene l’immagine, la nuova immagine, di Victoria’s Secret oggi. Ovvero, il colosso della lingerie moderna che ha coniato i prototipi della femminilità moderna, per poi assistere alla loro stessa estinzione. In poco più di 40 anni, 12 giugno 1977 è la data in cui gli imprenditori americani Roy e Gaye Raymond fondano la maison, la storia di Victoria’s Secret si è avvicinata all’epilogo e ai ringraziamenti finali. La colpa o il merito, dipende da quale wild side si cammini, è da concedere al progresso della moda inclusiva, al perfezionamento di settori di mercato finora percepite come minoritarie e poco vincenti, al posizionamento della prima pietra di Savage X Fenty, la linea di intimo di Rihanna che ha di recente festeggiato il primo anno di vita. Una battaglia fredda ricamata fra pizzi, palette fluo e (pochissimi) centimetri di tessuto effetto push-up è quella condotta dalla ex popstar, oggi fashion designer pop negli ultimi 365 giorni. Senza pronunciare il nome del nemico, Rihanna si è battuta silenziosamente contro quel sistema filiforme-centrico e dichiaratamente elitario che i marchi di underwear più celebri hanno da sempre sostenuto e alimentato attraverso le loro muse e visioni couture.

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Le piume hanno iniziato a diradarsi sulle schiene degli Angeli di Victoria’s Secret, gli immaginari zuppi di quella sensualità leziosa e ormai anacronistica hanno iniziato a sbriciolarsi come i fondali delle sfilate di Victoria’s Secret che, per la prima volta dalla nascita del brand, quest’anno ha abolito la passerella della New York Fashion Week Primavera Estate 2020. Ostili a un’ipotesi di fallimento, che sembra toccare anche i big player del sistema moda internazionale (leggi alla voce American Apparel e Forever 21, per citare un paio di esempi), ai piani alti della company di intimo sexy è stato così deciso di aumentare la posta in gioco per recuperare una parte di pubblico e possibile clientela - anche solo di chi faceva window shopping online. La manovra più comoda e, forse, banale messa in atto dalla maison è iniziata la scorsa estate con l’assunzione della modella transgender Valentina Sampaio, che è costata (cara) le dimissioni di Ed Razek, capo del marketing di L Brands che controlla VS. E che è continuata con la stesura del contratto di Ali Tate Cutler, indossatrice plus size e prima modella curvy di Victoria’s Secret. Mindfulness guru con all’attivo un podcast sul benessere mentale, la body positivity e il body shaming, 150mila follower su Instagram e il titolo di insegnante di yoga (e femminista nel tempo libero), la Cutler è il volto della nuova collezione Victoria’s Secret e Bluebella. Indie brand di lingerie inglese nato nel 2005 con lo scopo di far sentire self confident tutte le donne di tutte le taglie e con tutte le possibilità economiche, che desideravano, semplicemente (?), celebrare il loro corpo.

Ridefinire la sensualità è il titolo del manifesto di intimo di Bluebella che oggi collabora con VS per una capsule di underwear erotico, molto, e disponibile in un range di taglie molto più ampio rispetto alla (a)normale offerta del colosso a stelle e strisce. “ Per quanto ne sappia, oggi per me potrebbe essere Carnevale, mi sembra impossibile essere vestita di sola lingerie e interpretare una musa di Victoria’s Secret”, scrive sul suo profilo Instagram Ali Tate Cutler, a corredo della foto scattata nella boutique inglese dove è avvenuto il lancio della nuova collezione. “Non mi sono ancora ripresa del tutto dallo shock che ho avuto quando mi hanno proposto di lavorare per loro. Non so se assomigli di più a un sogno nel cassetto adolescenziale realizzato o alla trama di un film di fantascienza”, continua. “Quando ci guardiamo allo specchio, dovremmo sentirci a nostro agio, ‘a casa’, l’unico sentimento che dovremmo provare è l’amore o qualsiasi altra cosa che sia distante dalla non accettazione di sé. Fino a qualche anno fa, prima di diventare una modella curvy, mai avrei voluto che qualcuno si immedesimasse nel mio corpo, che accettasse le mie forme e, addirittura, le esaltasse. Mi sentivo solo una ragazza grassa”, ha spiegato la ragazza taglia 14 UK (ovvero una 46 italiana) diplomata al Kings College di Londra e con alle spalle già un debutto in passerella per Christian Siriano Primavera Estate 2019, Tadashi Shoji, Mango e Ralph Lauren. “È solo quando ho iniziato a sfilare che mi sono accorta che avevo passato la vita a nascondere quello che invece adesso ero chiamata a esibire, con fierezza. Forse è proprio questo quello che dovremmo capire, qualsiasi sia la misura stampata su un’etichetta, non esistono etichette alla bellezza”.