Se nel fashion system contemporaneo, si dovesse indicare qualcuno in grado di creare una cosmogonia a sé stante, una mitologia anglo-francese prêt-à-porter, non ci sarebbe alcun dubbio o titubanza nell'indicare, a maggioranza assoluta, il nome di Phoebe Philo. L'algida inglese dagli occhi azzurri e dal caschetto che poi è stato omaggiato/copiato da Victoria Beckham, la donna dallo sguardo affilato che affondava il viso nei suoi maglioni in cashmere over, per sfuggire agli sguardi e alla curiosità, nei suoi anni di militanza da Chloé prima, e da Céline poi, è riuscita a creare, probabilmente senza averne l'intenzione, un culto intorno alla sua figura. Schiva, eppure capace del coraggio di osare immaginandosi una donna diametralmente opposta agli stereotipi desiderabili secondo le proiezioni maschili, le donne l'hanno ringraziata, immediatamente amata ed eletta a loro nuovo Messia. Non si esagera, visto che nell'universo parallelo di Instagram, dopo la sua dipartita da Céline – dove l'ha sostituita Hedi Slimane, portatore sano di tutto un altro genere di mitologia femminea – è stato subito aperto l'account Old Céline, cahier de doléances digitale dove ci si racconta, a colpi di vecchie foto, "quanto si stava bene quando c'era lei". A rinforzare la tesi, un nomignolo adolescenziale a un intero cluster di donne over 30, orgogliosamente auto-definitesi Philophiles, emanazioni del Verbo di Phoebe in cappotti cammello, maglioni a collo alto e il divieto assoluto di indossare trucco, infischiandosene dei condizionamenti sociali – anche se non tutte, va detto, hanno vinto la lotteria genetica come Daria Werbowy, modella testimonial, tra le altre, di alcune campagne Céline, che, anche sotto la luce crudele e iper-realista usata dal fotografo Juergen Teller, appariva maestosamente orgogliosa, splendida nella sua naturalezza.

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A consacrarla agli altari, però, è stata la sua decisione di abbandonare le scene, senza mai chiarirne bene le motivazioni: forse l'eccessivo stress che attanaglia i creativi di oggi, costretti dai conglomerati che possiedono i brand a pensare intere collezioni in poche settimane, forse il sacrosanto desiderio di una dimensione più intima, quella della sua famiglia. Per due anni Phoebe è rimasta nell'ombra alla quale negli ultimi periodi da Céline sfuggiva sempre più malvolentieri. Ad eccitare gli animi delle vestali philophile rimaste orfane del loro oracolo, sono però le ultime notizie, che vorrebbero l'inglese dalla pelle di porcellana pronta al ritorno. WWD infatti sostiene di aver ascoltato diverse fonti da entrambe le parti dell'Oceano Atlantico, tutte unite nel sostenere che il ritorno più atteso del fashion system, il reboot che tutti sono in attesa di vedere sulle passerelle, s'ha da fare: si parla di un nuovo brand, che Phoebe avrebbe voluto già fondare diversi anni fa, contraddistinto da una grande attenzione alla sostenibilità. L'idea può essere considerata ragionevole, se si pensa ai suoi inizi da Stella McCartney, donna con la quale aveva condiviso i banchi di scuola del Central Saint Martins. Un progetto sul quale stava lavorando già dopo l'addio a Chloé, si racconta, ma che la successiva nomina come direttrice creativa di Céline, e la difficoltà a reperire fondi per lanciarlo nel modo che le sembrava più adatto, hanno messo in pausa indefinita. Si parla già di un possibile finanziatore dell'impresa, identificandolo in Johann Rupert, presidente di Richemont – holding finanziaria svizzera che possiede brand come Van Cleef & Arpels, Panerai, Montblanc e Chloé – da anni amico di Phoebe. Per sostenere la tesi e l'idea che, i mastermind del fashion system ne siano a conoscenza, si rispolverano delle dichiarazioni sibilline di Anna Wintour vecchie di qualche settimana: in un'intervista, la donna all'apice di Vogue America, ha ammesso che "mi piacerebbe tanto vedere il comeback sulle passerelle, o almeno nelle nostre vite, della grande Phoebe Philo. Ma non ho assolutamente informazioni privilegiate per dire se ciò accadrà". Ne siamo certi?