Le strade che hanno fatto incontrare Gabriella Pescucci, costumista premio Oscar, ed Elettra Rossellini Wiedemann sono curiose quanto i rispettivi curriculum. Si sono viste per la prima volta per scattare le fotografie di questo articolo su una spiaggia nel Lazio. Dove hanno chiacchierato dei legami che le uniscono nonostante lo scarto generazionale, 79 anni la prima, 36 la seconda. Il loro ruolo in questa sceneggiatura è diverso, ma complementare: Gabriella è stata testimone, da costumista, della grande stagione del cinema italiano, lavorando ai film di Federico Fellini, Ettore Scola, Sergio Leone. Elettra di quella stagione è diretta discendente, nipote di Ingrid Bergman e Roberto Rossellini e figlia di Isabella Rossellini.

Per la prima volta Pescucci ha disegnato bozzetti di abiti che sarebbero arrivati nei negozi e non indosso ad attrici, «negli anni 30 già si faceva», spiega, «come il costumista americano Adrian, che disegnava i costumi per Greta Garbo e parallelamente collezioni per le boutique». E le creazioni di questa sua collezione, che si chiama non a caso On Set by Gabriella Pescucci, le indossa Elettra per scelta del team di Weekend Max Mara, la linea di lifestyle del gruppo con sede a Reggio Emilia che le ha volute insieme su questa spiaggia.

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Ethan James Green
Elettra Rossellini Wiedemann indossa abiti dalla collezione On Set by Gabriella Pescucci di Weekend Max Mara.

Antefatto. 1948, la lettera arriva a Roma. Quella che Ingrid Bergman manda al padre del Neorealismo diceva così: «Se ha bisogno di un'attrice svedese che parla inglese molto bene, non ha dimenticato il suo tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire solo "ti amo", sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei». Gabriella era bambina quando sui giornali dell’epoca fu sbattuto lo scandalo del regista Rossellini che lasciava la compagna Anna Magnani per la star, sposata, venuta da Hollywood. «Una donna di grandissimo coraggio», ricorda Gabriella, «noi ce lo dimentichiamo, ma in quegli anni lasciare un marito per un altro non era certo facile». Un coraggio che alla Bergman è costato la piccola Pia, figlia del primo matrimonio, separata dalla madre negli Stati Uniti puritani. «Si sono riunite molti anni più tardi», racconta Elettra, che quella nonna non l'ha mai conosciuta perché è morta un anno prima che lei nascesse, «in famiglia si ricorda quanto fosse forte e avventurosa, ma anche divertente. Nonno, be', ha avuto tante vite e una personalità prorompente. Ancora oggi siamo una famiglia incasinata, sparsa in diversi Paesi, ma andiamo comunque d'accordo».

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Elettra Rossellini Wiedemann sulla spiaggia, con indosso gli abiti di Weekend Max Mara disegnati da Gabriella Pescucci, che si è ispirata ai costumi dei film a cui ha lavorato.

Sembra incuriosita e soddisfatta, Gabriella, mentre guarda gli abiti appesi. Sono ispirati a tre successi della sua carriera: Le avventure del barone di Münchausen di Terry Gilliam, la serie tv I Borgia e L'età dell’innocenza di Martin Scorsese, per cui ha vinto l'Oscar. Ci sono richiami ai pizzi, ai dettagli, ai volumi di quei costumi, ma anche al mare, che ricorda a Gabriella la sua città di origine, Rosignano, in provincia di Livorno, lasciata dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Dal set su cui collaborava con il leggendario costumista Piero Tosi per Medea di Pier Paolo Pasolini («ero la quarta assistente», ride) a oggi, non ha perso la voglia di stare tra le stoffe: «Ho avuto una folgorazione da bambina, al cinema continuavo a rivedere Scarpette rosse».

Dei primi lavori ricorda la fatica di dover trovare soluzioni con budget stringatissimi, «ma la giovinezza cura ogni cosa, per cui ho solo bei ricordi». Niente a che vedere con le mega produzioni in cui poi si è trovata coinvolta. Sta lavorando a Domina, serie Sky ambientata nell'antica Roma, dove compare anche Isabella Rossellini. Il suo senso storico è un tesoro inestimabile, come il suo umorismo: «Non lavoro a film ambientati nella contemporaneità. Sono una noia mortale e tutti devono mettere il becco nei costumi, fino alla moglie del produttore. Terribile. Quando tratti i vestiti di secoli passati, invece, sei tu l'autorità».

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1994: Gabriella Pescucci ritira l’Oscar dalle mani di Sharon Stone per i costumi del film L’età dell’innocenza di Martin Scorsese.

Nel frattempo, al tavolo del trucco, Elettra confessa: «Non conoscevo bene il lavoro di Gabriella finché non mi è stato proposto di indossare gli abiti da lei disegnati. In America siamo culturalmente un po' snob, tanti film, non solo italiani, non sono così noti». Lei è nata e cresciuta a New York, e nonostante il dna non si è mai avvicinata al cinema. Dopo qualche anno come modella, è diventata food writer, ha scritto un libro di ricette, poi ha preso un master in biomedicina a Londra focalizzato su cibo e tecnologie, per diventare oggi la manager dell'azienda agricola che mamma Isabella ha fondato a Bellport, appena fuori New York, dove vivono da buone vicine. Alla Mama Farm Isabella si occupa degli animali, Elettra delle coltivazioni: «Sono passata da uccidere tutti i cactus a far fruttare tremila semi», ride, «mi domandano spesso se senta in qualche modo le mie origini italiane e io penso siano queste, l'amore per l'agricoltura, l'esperienza di coltivare cibo e creare un senso di comunità attorno alla fattoria».

Diventare indipendente è stato il mantra di sua mamma per lei: «Dalla famiglia, da un compagno, lavorare sempre, prendermi cura di me stessa, come ha fatto lei che ha preso un master in comportamento animale un anno fa. Anche mio padre, Jonathan Wiedemann, ha avuto un percorso movimentato: era modello e studiava ad Harvard, oggi lavora per Microsoft ed è appena tornato a scuola per approfondire la realtà aumentata. Insomma, in famiglia non esistono tragitti prestabiliti».

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Isabella Rossellini con la figlia Elettra.

Dovrebbe scrivere un libro sulla sua vita, o insegnare in qualche scuola, ma entrambe le proposte solleticano solo il sarcasmo toscano di Gabriella Pescucci. Eppure maestra lo è di certo: «Ho ottimi rapporti con i miei ex collaboratori. Carlo Poggioli lavora a un film con Terrence Malick, sono curiosissima di vederlo. Massimo Cantini Parrini sta facendo una carriera meravigliosa (l’ultimo film è Pinocchio di Matteo Garrone, ndr). Vederli lavorare in Italia e nel mondo è il mio orgoglio più grande. Alcuni ancora mi chiamano per chiedermi consigli o per passare a vedere un vestito. E io corro!». Lei a Hollywood non si è mai voluta trasferire: «Ho un agente a Los Angeles ma aspetto che gli americani arrivino in Europa», ride. È stata uno dei personaggi che hanno ruotato intorno alla celebre sartoria Tirelli di Roma, che ha curato i costumi dei film per grandissimi registi, da Luchino Visconti a Tim Burton. «La scuola italiana del costume vive grazie a tagliatori, sarti e altre maestranze. Si riprenderà al meglio se il lavoro continua a venire in Italia. Siamo naturalmente creativi, ma è una dote che rimane se si continua a tramandarla, altrimenti si perde in due o tre generazioni», avverte.

Scena finale. In viaggio verso casa. A Bellport le future generazioni crescono indipendenti come Ingrid e hanno il fascino di Roberto. Ronin, il figlio di Elettra di due anni, «adora mia madre e lei ricambia incondizionatamente. Io e lui funzioniamo al meglio quando lo lascio libero di esplorare, non ama essere costretto a stare fermo. Mi preoccupo solo che non finisca nel contenitore del compost in fattoria», ride Elettra mentre si rimette le sneakers. Tolto il trucco e i "costumi", a fine giornata il set da spiaggia felliniana si svuota lentamente, le due protagoniste di questa sceneggiatura si salutano con un abbraccio.

C'era una volta in Americapinterest
Franco Origlia//Getty Images
Uno degli abiti più famosi di Gabriella Pescucci: quello di C’era una volta in America film del 1984 di Sergio Leone. L'abito è visibile al Museo dell’Ara Pacis di Roma nella mostra C’era una volta Sergio Leone, organizzata per i 90 anni dalla nascita del regista (fino al 3 maggio).