L'idea che la carriera di Jean-Paul Gaultier finisse dopo 50 anni di onorato servizio, era insostenibile per molti, e in tanti sospettavano, complici alcune sue dichiarazioni sibilline, che quella sfilata evento, con Amanda Lear e Dita Von Teese, non fosse il suo, glorioso, ultimo atto. Sospetti confermati dalla notizia da poco ribattuta dalle principali agenzie di stampa e diffusa dal marchio, attraverso il suo canale Instagram: la Couture di Jean-Paul Gaultier continuerà a sfilare. A farlo, però, sarà un tandem, non più solo il 75enne dal sorriso sornione, che molti giornalisti insistono nel definire come enfant terrible: a lavorare insieme a lui sarà infatti ogni volta un designer diverso, portando nuova linfa creativa ad un marchio che prevede il futuro e ne esaspera le idiosincrasie da ormai diverse decadi.

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"Ho il piacere di annunciare il nuovo concept per la mia Haute couture" si legge nella didascalia. "Ogni stagione inviterò un designer a interpretare i codici della maison e sono doppiamente felice che la prima di questa serie sarà Chitose Abe". Nome sconosciuto per chi è a digiuno di moda, Abe si è però guadagnata negli anni una meritata fama, oltre a poter presentare un curriculum di tutto rispetto, dove sono presenti i nomi di brand di culto come Junya Watanabe e quello della divinità di riferimento per il decostruzionismo degli Anni 90, quello di Rei Kawakubo, fondatrice insieme al compagno Adrian Joffe di Comme des Garçons. Nel 1999 ha deciso di proseguire la sua esplorazione dei codici di stile contemporanei in solitaria, fondando Sacai, brand dall'heritage indubbiamente nipponico ma che ha collaborato negli anni con le istituzioni assolute dello sportswear occidentale, da Nike a The North Face.

Una mossa, quella di Gaultier, che si iscrive appieno nelle strategie dei maggiori brand contemporanei, che, da Moncler in poi, stanno cercando di divenire incubatori virtuosi di creatività, che giocano a cambiare faccia a delle maison consolidate, mantenendone però inalterata l'identità, ed esaurendo il loro contributo in una stagione, per poi fare spazio ad altri designer, in una staffetta infinita verso la creazione di un guardaroba contemponraeo. La co-direzione creativa, nel caso di maison dai nomi altisonanti, può servire inoltre a far decadere totalmente l'idea del creativo come una sorta di semi-dio prescelto dalla fortuna o dagli astri – entrata in voga negli Anni 50 ed esplosa definitivamente negli eighties di stilisti come Gianni Versace e Giorgio Armani – e che ormai oggi, negli Anni 20, in un sistema economico totalmente diverso, appare non più sufficiente a tenere in vita aziende che, come certe banche nel 2008, sono da considerarsi too big to fail. Va in questo senso l'"innesto" di Raf Simons in Prada, considerato anche il rapporto di stima personale che da tempo lega il creativo belga alla fondatrice Miuccia. A provare l'idea del designer one-off, da assoldare solo per una stagione, è stato di recente anche Pucci, con una collezione fatta realizzare da Christelle Kocher, fondatrice di Koché, già entrata nel radar, e nel parterre di brand prodotti e distribuiti dalla Only the Brave di Renzo Rosso. L'appuntamento, per la nuova versione di Gaultier by Chitose Abe, è già definito: la collezione sfilerà nella fashion week dell'haute couture parigina per l'autunno/inverno 2020-2021, in programma dal 5 al 9 luglio prossimi. Le aspettative sono già altissime.