Tutto ciò che realizza Virgil Abloh, dall'inizio della sua carriera, è fonte di discussione nei salotti buoni del fashion system, impreparati all'arrivo del designer americano che ha conquistato Millennial e Generazione Z con il suo marchio Off-White, e poi salito sul trono tra i più ambiti, quello di creativo a capo del menswear di Louis Vuitton, pur essendo una figura antitetica rispetto al classico stereotipo di couturier a cui si era abituati prima. E a far discutere, a volte, sono anche le sue dichiarazioni, frutto dell'estrema attenzione che ormai lo circonda, più che della gravità delle stesse. Se a febbraio avevano causato stupore le sue parole, rilasciate durante un'intervista con Emma Hope Allwood di Dazed, che profetizzavano la fine dello streetwear, è di oggi il chiarimento su quelle frasi, che sembravano mettere una pietra tombale sul fruttuoso mercato del re-sell di sneaker così come sui prezzi esorbitanti raggiunti da delle felpe con cappuccio, laddove siano, ovviamente, firmate dai giganti dello sportwear, e realizzate in co-lab con le maggiori maison. "Mi chiedo quante altre t-shirt possiamo comprare, quante felpe, quante sneaker?" aveva riflettuto. "Credo che la moda si allontanerà da questa visione, decidendo di andare a scavare nei propri archivi".

Parlando invece con Nicole Phelps di Vogue, in occasione del lancio di una nuova capsule, la LV² collection – realizzata a quattro mani da lui e da Nigo, creativo dietro un marchio di culto proprio nello streetwear, BAPE – Abloh è tornato su quelle dichiarazioni, articolando meglio quella che era sembrata una ferale profezia. "Non l'ho detto per essere divisivo" ha spiegato. “Lo streetwear ha sempre avuto nove vite, muore e ritorna in continuazione. In parte ciò che intendevo dire con quel morirà era che dalla fine di quell'era nasceranno nuovi progetti, nuove idee, come questa collezione incentrata sulla sartorialità realizzata da me e da Nigo, rigenerandolo e portandogli nuova linfa nivale". La fisica – quella di Lavoisier, che nella legge della conservazione della massa, sostiene che "nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma" – applicata al fashion system. E lo streetwear, per oggi, è (ancora) salvo.