Negli anni 20 e 30 come oggi. Le infinite potenzialità del dialogo tra arte e moda, esplorate da Man Ray, dipingono volti e vestono corpi per rappresentazioni di puro stile. Uno stile di vita, per spiriti liberi e anticonformisti come Lee Miller, modella, collega e amante di molte della vibranti visioni di moda e modernità di Man Ray. Complici di nuove visioni di donna, cucite direttamente sul corpo da couturière rivoluzionarie come Elsa Schiaparelli e Coco Chanel. Indossate sulla pelle insieme all’audace fusione di realtà e immaginazione che in-veste anche nuovi ruoli di genere e di emancipazione. Una grande rivoluzione fashion messa in luce dalla audaci sperimentazioni fotografiche di Man Ray, mettendo a frutto esperienza di vita e lavoro, progetti personali e lavori su commissione. Un'intensa produzione meno nota ma al centro per la prima volta del progetto espositivo Man Ray et la Mode (Man Ray and fashion), allestito nelle sale del Musée du Luxembourg di Parigi (23 settembre 2020 - 17 gennaio 2021), dopo il lockdown della pandemia di Coronavirus, scattato alla fine della precedente tappa al Museo Cantini di Marsiglia.

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© Man Ray 2015 Trust / Adagp, Paris 2020
Man Ray, Elsa Schiaparelli, Vers 1931 épreuve contact gélatino-argentique 10 x 7,5 cm Marseille, Musée Cantini
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La produzione più intensa e meno nota di Man Ray, si prepara a tornare nella Parigi che l’ha generata sin dal suo arrivo nel 1921, in sintonia con il rifiuto di ogni convenzione del movimento Dada, condiviso con Marcel Duchamp. Man Ray non impiega molto tempo a diventare uno dei rappresenti di spicco della libertà che spinge la corrente surrealista a intrattenere legami con il mondo della moda, tra Chanel che lavora con Salvador Dalì, gli abiti di Sonia Delaunay ispirati alle poesie di Tristan Tzara, o i poster di Magritte realizzati per pubblicizzare la Couture Norine. Cosa ancora più importante messa in luce dalla mostra, è la rilevanza della sua opera nel dibattito culturale dell’epoca, spinta fuori e ben oltre i circoli artistici delle avanguardie. Assecondano un temperamento creativo riflesso anche nella scelta del nome d’arte, Man Ray ('l’uomo raggio', nato Emmanuel Radnitzky nella Filadelfia del 1890) a Parigi frequenta, collabora e ispira i grandi protagonisti della scena artistica, intellettuale e mondana del periodo. Stimola e da risonanza all’intenso e proficuo rapporto tra arte, moda e pubblicità, ben rappresentato da questa mostra e dal ritratto che ospita dell’ereditiera e mecenate americana Peggy Guggenheim, in veste e turbante di Paul Poiret, commissionato dal settimanale svedese Bonniers Veckotidning.

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© Centre Pompidou, MNAM-CCI, dist. Rmn-Grand Palais / Guy Carrard © Man Ray 2015 Trust / Adagp, Paris 2020
Man Ray, Peggy Guggenheim dans une robe de Poiret 1924 épreuve contact gélatino argentique 10,8 x 8 cm Paris, Centre Pompidou, Musée national d’Art moderne/Centre de création industrielle, dation en 1994

È Gabriel Buffet, musicista e moglie del pittore superstar all’epoca e dell’avanguardia parigina Francis Picabia, a presentare Man Ray a Paul Poiret. Il primo couturier che fa uso della fotografia (di Edward Steichen), per promuovere i suoi abiti fluenti che liberando le donne dai corsetti o l’allude del turbante, lanciato nei ruggenti anni Venti. Sinonimo di praticità ed eleganza in ogni momento dei successivi decenni, compresi quelli più critici contemporanei, come il lockdown che ha chiuso per mesi ben più di parrucchieri e saloni di bellezza. La dimensione sperimentale di solarizzazioni, rayografie, colorazioni, composizioni, ritagli, giochi di ombre e luce, arricchiscono lo sviluppo della fotografia e l'immaginario della moda, in sintonia con gli stimoli delle avanguardie artistiche e il fermento della cultura di massa.

La collaborazione con figure femminili eccentriche e indipendenti, insieme alla ritrattistica di personaggi di spicco e le innovazioni tecniche della fotografia, nutrono le sua incontenibile sensibilità creatività. Pronta a trarre vantaggio anche dalle collaborazioni commerciali, molto apprezzata dai direttori di riviste che contribuiscono alla diffusione di una nuova estetica e influenzano la percezione di ruoli diversi per la donna occidentale.

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© Bnf © Man Ray 2015 Trust / Adagp, Paris 2020
Man Ray, Anatomies 1930 épreuve gélatino-argentique 29 x 22,55 cm Paris, Bibliothèque Nationale de France, Département des Estampes et de la Photographie
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© Man Ray 2015 Trust / Adagp, Paris 2020
Man Ray, Sans titre 1925 épreuve platine, tirage d’exposition réalisé en 2003 d’après le négatif sur plaque de verre 18 x 13 cm Paris, Centre Pompidou, Musée national d’Art mo- derne/Centre de création industrielle, achat par commande, tirage Jean-Luc Piété

Lavorando per la moda o la pubblicità, Man Ray riesce a finanziare esperimenti e innovazioni tecniche che segnano la storia della fotografia. Il riutilizzo e la combinazione d'idee, all'origine della sua pratica di ready-made, contempla molti lavori realizzati su commissione. Un pezzo di carta recuperato dalla spazzatura nel 1919, diventa soggetto fotografico, paralume e un paio di orecchini, indossati anche da Catherine Deneuve in una serie di ritratti. Negli anni trenta il dettaglio dell'occhio al quale aggiunge a mano lacrime di vetro, nasce per pubblicizzare un mascara, prima di rendere Les Larmes uno dei suoi capolavori più iconici. Nell’allestimento della mostra, arricchita da un variegato calendario di eventi, un’ampia selezione di stampe originali e contemporanee di grande formato, dialogano con modelli di haute couture, filmati e riviste. Un abito disegnato da Chanel del 1933 intrattiene anche un'intrigante conversazione con il tratto viola di un nudo solarizzato, immaginato da Man Ray per illustrare il soggetto Beauty with Ultraviolet del numero di ottobre 1940 di Harper's Bazaar. Dallo sfondo dipinto di nero emergono le parole di Man Ray che ricorda "volevo collegare l'arte alla moda". La verità è che è riuscito a rendere anche la moda un'opera d'arte.