Roma, interno giorno, musica di sottofondo. Dalla finestra aperta la telecamera si allontana lentamente e va all’indietro, facendoci percorrere un corridoio dove spicca una lampada con un paralume rosso che crea un piacevole contrasto con la parete blu ottanio. Una ragazza già vestita (Belinda Nelson), perché probabilmente si sarà addormentata così, procede sicura verso la cucina e mette a bollire la kettle mentre l’orologio in alto ricorda che sono appena passate le nove. La telecamera si sposta di nuovo e arriva in un’altra stanza da letto dove un lenzuolo bianco nasconde - e poi scopre - un’altra persona. Da lontano pensiamo sia un uomo, ma da vicino in realtà è una donna (la performer Silvia Calderoni), che a fatica apre gli occhi e la prima cosa che fa è dare da mangiare ai suoi pesci arancioni che nuotano nell’acquario sul suo comodino. Di cellulari, per fortuna, nemmeno l’ombra. Si alza svelando una mise da sera o un pigiama (poco importa cos’è, lei lo ha usato per la notte), si mette le sue scarpe dorate e dopo un momento passato alla toilette va nel salone e accende la tv facendo ginnastica. C’è lo scrittore e filosofo spagnolo Paul Preciado che ricorda che “siamo in un processo d’inversione della logica di oppressione” e che “stiamo vivendo tempi in cui i mostri prendono la parola”. Inizia così la sua giornata, tra una stanza con gente che suona e un ragazzo che arriva pedalando dentro casa con la sua bici sulle note di Kim Gordon, Billie Eilish ed Hector Berlioz. Forse usciranno, forse resteranno lì tutto il giorno, chissà. Quel che conta è riuscire a trovare quello di cui tutti abbiamo bisogno, soprattutto in questo momento: “la poesia, un rallentamento e il riuscire a raccontare le cose in maniera diversa”.

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Photo by Paige Powell

Ce lo ricorda via Zoom il direttore creativo di Gucci Alessandro Michele che dopo i suoi “Appunti di Silenzio” durante il lockdown, ha pensato di presentare la nuova collezione del marchio con questa che è la prima puntata di una miniserie di sette. Si intitola OUVERTURE of Something that Never Ended e si potrà vedere durante il “GucciFest”, il festival di moda e cinema digitale in programma da lunedì prossimo fino al 22 novembre. A dirigerla con lui ha chiamato Gus Van Sant, un regista che con in film come Will Hunting ed Elephant ha esplorato le inquietudini e l’adolescenza. Con My own private Idaho (in Italia Belli e dannati), girato tra l’altro anche a Roma, aprì gli occhi proprio a Michele e non soltanto a lui. “Quel film è stato per me liberatorio – ricorda lo stilista – perché mi ha fatto capire chi ero in maniera ruvida, delicata, schietta e spiazzante. Gus ha liberato me e una parte di me: per questo potevamo collaborare e riuscire a vedere quello che vedevo io”. Insieme sono riusciti a liberare la moda e a trasformarsi in due “mostri” – per citare sempre Preciado nel suo discorso alla tv nel primo episodio – che parlano e che che dicono di no, in questo caso alla ritualità delle sfilate e alla frenetica corsa che precede la loro preparazione.

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Ecco, dunque, che moda e cinema procedono di pari passo: si scelgono e si accolgono, si confrontano, magari discutono anche - altrimenti sai che noia - ma una soluzione che si trova c’è sempre. Ecco il cinema – di cui Michele è un grande appassionato (“sono cresciuto con la vecchia Hollywood e i film del Neorealismo; con mia madre avrò visto La Rosa tatuata almeno venti volte; troppi i film che amo, ma ricordo quanto mi scioccò Dancer in the dark) – che è l’imitazione della vita e che ha fatto sì che quei vestiti fossero liberati (nel primo episodio uno verrà persino fatto volteggiare dal balcone) per farli vivere – come ci dice lui che precisa che avrebbe voluto fare il costumista – “facendoli tornare indietro da dove vengono, dalla vita”. Una nuova vita che qui è raccontata al suo interno in ogni senso, una vita che scorre sì banale, ma che può rivelare delle epifanie inattese. “Con Gus, tiene a precisare il direttore creativo, ci siamo ritrovati in modo naturale e per me è stato un grandissimo momento di apprendistato, mi sentivo l’apprendista stregone. Venivo dai miei set, ma il cinema richiede più pazienza, più tempo ed armonia e tutto è più condiviso: ci sono gli elettricisti, chi ti sistema il monitor, uno osserva quello che succede, il lavoro da fare è complesso. C’era la pandemia in corso, ma alla fine dei venti giorni in cui abbiamo girato, tra tanti tamponi e ansia, ero felicissimo ma stanchissimo. Ho avuto anche dei dubbi, ma il bello è che mi sono preso il privilegio di sperimentare”.

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"Questa miniserie - dice Van Sant - mi è parsa una sfida stimolante, mi ha ricordato i miei primi film realizzati in pochissimo tempo. Venni a Roma nel 1990 proprio per girare alcune scene di Belli e dannati a Piazza del Popolo e in campagna, a pochi chilometri dalla città, ma ero venuto a Roma anche anni prima, nel 1975, e con un giornalista americano rimasi sei settimane, conobbi anche la Wertmüller e Pasolini. Questa volta ho conosciuto più persone, ho fatto moltissimi incontri. Abbiamo scritto la serie come se fossero i giorni della vita di Silvia Calderoni, anche se in parte sono storie inventate: c’è lei a casa, al bar, a teatro, in un negozio vintage, posti normali però belli. Niente chiese”. Oltre alla presenza dell’attrice, artista e performer, ci sono anche diversi talenti internazionali e amici della maison, fra cui Achille Bonito Oliva, Billie Eilish, Darius Khonsary, Lu Han, Jeremy O. Harris, Ariana Papademetropoulos, Arlo Parks, Harry Styles, Sasha Waltz e Florence Welch. I sette episodi – a cui si aggiungeranno dei fashion film che celebrano le creazioni di quindici giovani stilisti indipendenti - verranno trasmessi quotidianamente nel corso del festival in esclusiva su YouTube Fashion, Weibo, Gucci YouTube e inseriti nel sito dedicato GucciFest.com, rivelando gradualmente la nuova collezione giorno per giorno. “La presenza di Silvia – aggiunge Van Sant - è stata potente e con il suo corpo è andata oltre il genere. È un'attrice, ma anche una scrittrice e una danzatrice ed è riuscita a riunire tutte le guest star riprese in situazioni inedite”. Tutti insieme, davvero una grande squadra, sono riusciti a cogliere perfettamente “il momento” – che è necessario cogliere nella moda – e “il tempo” – che è necessario nel cinema creando quel giusto mix che ha potato alla “magia” di cui sono fatti entrambi. Se poi ci sono dei maghi giusti come Alessandro Michele e Gus Van Sant, succedono davvero delle cose incredibili.