Il titolo di questa intervista l’ho scritto un millesimo di secondo dopo aver sentito questa frase. “Cambieremo modo di pensare, cambieremo modo di vendere, cambieremo modo di vestire e investire, ma un futuro per la moda ci sarà sempre”. Avevo fissato un rendez-vous telefonico con Francesco Magri, Europe Country Manager di The Woolmark Company, per saperne di più sulla loro ultima ricerca “di bandiera” a proposito delle responsabilità dell’industria tessile nell’inquinamento degli oceani, ma quello che ne è scaturito sono stati 30 minuti buoni di storie, aneddoti, informazioni, racconti e resoconti che alla moda e alla sostenibilità legavano la sociologia e la cultura dei consumi. “Sono fiducioso. L’uomo si veste ogni giorno da quando è nato, è un bisogno di cui non può fare a meno. Alla grande macchina che è la moda sta capire come accompagnarlo e supportarlo, pensando a prodotti più utili che inutili, a risvegliare coscienze di compravendita che puntino alla durabilità, alla qualità, all’ecologia e a un futuro migliore per una moda migliore”, racconta in un momento storico in cui la natura si sta lentamente riappropriando di spazi che erano già di sua proprietà, solo che lo avevamo dimenticato, impegnati com’eravamo a chiederle “fatti più in là”, ancora, ancora e ancora. “Forse ci voleva questo momento di isolamento generale per farci capire quanto siamo deboli di fronte alla forza della natura e molto poco consapevoli degli effetti della natura stessa sul nostro pianeta. Da adesso non abbiamo più scuse, la sostenibilità non può più essere una moda, deve essere una necessità”.

Wool, Cotton candy, pinterest
Courtesy of The Woolmark Company

“In passato l’industria della moda era guidata più dai manager che dai creativi, l’imperativo era vendere vendere vendere sopra ogni cosa, per questo ci si è inventati le capsule a cascata e collezioni di mille tipi e dalle mille scuse differenti. Dall’altra parte c’era il consumatore, interessato prevalentemente all’apparire. Insomma, il profitto delle aziende era direttamente proporzionale al bisogno di (di)mostrare dei clienti. Oggi fortunatamente, vuoi per moda, vuoi per reale interesse, chi vende e chi compra ha una consapevolezza totalmente diversa, l’obiettivo principale è ricercare prodotti durevoli nel tempo, realizzati con materie prime e processi sostenibili”. Ed è anche per questo crescente interesse che nel 2016 The Woolmark Company ha deciso di imbastire Microfibre Pollution and the Marine Biodegradation of Wool, studio a conferma che la lana Merino non contribuisce alla produzione di microplastiche nei nostri oceani, e che, anzi, si biodegrada facilmente in ambienti marini. Al contrario di fibre sintetiche come viscosa, poliestere, nylon e polipropilene. “Premessa, non siamo contro la produzione di capi, vogliamo solo trovare delle soluzioni agli effetti collaterali che l’industria della moda si porta dietro, come l’inquinamento e il surplus di acquisti. Lo sapevi che, rispetto a qualche decennio fa, compriamo il 60% di vestiti in più?”, continua Francesco. “La lana può dare una mano a sostenere tanto l’industria quanto i consumatori. Inquina meno di altre fibre, è più resistente di altre fibre”.

White, Wool, Fur, Textile, Linens, pinterest
Courtesy of The Woolmark Company

Ed è qui che si scoperchia quel vaso di Pandora colmo di batuffoli color crema, materia prima naturale e sostenibile ante litteram, di cui The Woolmark Company è autorità globale. “Vorrei che la lana non facesse più notizia”, sorride Francesco Magri, “vorrei che tutti in futuro dessero per scontato le sue qualità impareggiabili. Se un tempo si guardava alle auto elettriche con diffidenza e oggi ne possediamo una più o meno tutti, così vorrei che il mondo concepisse la lana, come una non eccezione”. Siamo riusciti a scrivere sullo stesso rigo le parole lana, sportswear e performance, concetti che un tempo apparivano completamente slegati tra loro. E questo, secondo la Maison che lavora sulle fibre in punta di polpastrello è la più grande sfida, vinta, del passato prossimo. “Dalla versatilità all’idrorepellenza, dalla termoregolazione alle proprietà stay resistant e anti odore, la lana è benessere anche e soprattutto nell’abbigliamento sportivo”. E il coronamento di questo sogno è stata la collaborazione con il Luna Rossa Prada Pirelli Team, di cui The Woolmark Company è partner tecnico per la ricerca e realizzazione di nuovi capi in lana tecnici e performanti, indossati poi dal sailing team. “Abbiamo convinto persino il velista più devoto alle fibre sintetiche. La soddisfazione delle soddisfazioni”.

La soddisfazione che, invece, rima con futuro prossimo? “Riguarda tutto ciò che sarà possibile creare con il supporto della tecnologia. Stiamo investendo molto su tutti quei processi che permettono di lavorare le fibre in modo differente rispetto al passato, a partire dalla stampa sulla lana, che riduce al minimo gli sprechi e stuzzica al massimo la creatività dei designer. E poi abbiamo sviluppato delle tecnologie che lavorano proprio sul filato in sé, che ti permette di creare capi next to skin, delle vere e proprie “pellicole di lana” iper performanti e morbide, capi impossibili fino a qualche anno fa. Ecco, diciamo che se vorremo il classico ‘maglione della nonna’, lo compreremo vintage…”