La moda ha cambiato passo, deve farlo, ma non ha cambiato il più prezioso dei suoi cliché: farci sognare. Un abito, una campagna, uno sguardo. Per questo nelle sale parigine della maison Dior è arrivato lo sguardo prolifico, profetico e fiabesco di Matteo Garrone, il regista che ha lottato con i misteri selvaggi e le licenze poetiche: da Il racconto dei racconti a Dogman, prima ancora da Primo Amore al recente Pinocchio. In 14 minuti e 42 secondi si fondono la visione del regista e l’arte del vestire secondo Maria Grazia Chiuri direttrice creativa di Dior. Questa è l’evoluzione in pellicola di quello che pre pandemia avremmo chiamato sfilata Haute Couture Autunno Inverno 2020/2021: ora, invece, la moda più alta, autentica e sartoriale si racconta in un corto d’autori, esclusiva nella sua bellezza, inclusiva nella sua fruizione. Moodboard: “Le immagini surrealiste riescono a rendere visibile quello che di per sé è invisibile. Sono incuriosita dal mistero e dal magico, che offrono anche un modo per esorcizzare la morte e l’incertezza del futuro” racconta Maria Grazia Chiuri.

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Svelata con un prequel di sarte intente a creare abiti per le dee pre-raffaellite dirette poi da Garrone, la collezione Haute Couture di Dior è un viaggio intitolato Le Mythe Dior e riprende le delicatissime origini del Théâtre de la mode, evento del 1945 con cui Christian Dior voleva raccontare la moda francese, la sua, e imporsi al mondo grazie a una mostra itinerante. Mostra-ispirazione che rivediamo nel formato di una casa di carta che contiene abiti sontuosi mentre le dee si lasciano cullare dalle acque di un quadro. Curiosità, fiaba, narcisismo e desiderio di toccare con mano la grazia del bel vestire. Maria Grazia Chiuri ci conduce negli orli, nelle pieghe, nelle impunture di 37 capi per lasciarci scoprire, in questo quarto d’ora di poesia, donne rappresentate come dee, lati delle nostre femminilità ispirati a cinque donne del surrealismo: Lee Miller, Dora Maar, Dorothea Tanning, Leonora Carrington, e Jacqueline Lambe.


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Leslie Moquin