Siamo abituati a vederli ma mai a pensare la fatica che c’è dietro ai più fitti e intricati ricami. Che per gli indiani sono da sempre lavoro. Soprattutto maschile. I Kaarigars sono i ricamatori e sarti che eseguono tutto a mano. Lo stilista Rahul Mishra, che ha presentato con un video le sue ultime idee, lavora con loro da quando debuttò con la sua omonima linea nel 2006. I suoi vestiti, pur avendo sempre silhouette interessanti, hanno conquistato stampa e buyer per quella ricerca di filati unici e artigianali che sembravano tessuti ma poi sono rielaborazioni moderne di fili, paillettes, poetiche canottiglie, mischie e tecniche uniche. Questa minicollezione di Haute Couture è l’omaggio a tutte le persone che vi hanno lavorato proprio perché con il Covid-19 tutto è stato più difficile.
«Durante la pandemia ho assistito a una delle più grandi crisi occupazionali e milioni di lavoratori migranti sono stati sfollati e hanno lottato per nutrire le loro famiglie. A New Delhi ne abbiamo accolti alcuni e sostenuto altri e continuiamo a farlo. È alla base dei valori del nostro marchio. Siamo una famiglia numerosa che comprende centinaia di persone, tra cui artigiani e lavoratori locali» afferma lo stilista quarantunenne, sposato con Divya e che nel 2009 fu il primo studente non europeo a vincere una borsa di studio all’Istituto Marangoni di Milano.
«Con meno persone, distanza sociale e molta comunicazione virtuale, il lavoro nell'atelier è stato anticipato e seguito da un'ora di servizi igienico-sanitari. L'isolamento è diventato reale per altre persone e per certi versi è stata un'opportunità unificante, che ci ha come rafforzato. Non potevamo non continuare. L’abbiamo fatto con le mascherine addosso, le voci ovattate, occhi animati e gesti delle mani che sono diventati il nostro filo conduttore e hanno dato vita a una nuova normalità».
Continua ancora Rahul: «Ci ha dato un profondo senso di gioia tornare nel nostro studio. Attraverso questi abiti, celebriamo la consapevolezza che vivere non è abbastanza. Bisogna avere il sole, la libertà e un piccolo fiore». Ecco perché le mascherine, una con delle gru che volano e un'altra con delle farfalle, hanno svolto un ruolo fondamentale in questo universo sognante. Queste protezioni sono ornate come non mai e simboleggiano «la lussuria e la vitalità della natura» per lo stilista. Che, sia che ne avremo bisogno, che no, le mascherine coordinate sono il simbolo di un ferale anno o della "nuova normalità". Un ricordo indelebile, reso più dignitoso dalle mani degli uomini Kaarigars.