In un romanzo che vuole diventare un classico l’immaginazione ha un ruolo fondamentale tanto quanto la buona scrittura. L’immaginazione è l’elemento che J.W.Anderson, direttore creativo di Loewe, ha chiesto di portare al suo pubblico a pochi minuti dall’inizio della presentazione, virtuale, della collezione Uomo Primavera Estate 2021 della maison spagnola. Al resto ci ha pensato lui, fornendo un kit di elementi fisici e tattili per co-partecipare alla performance visuale. Questa formula metà digitale e metà esperienziale è la cifra del designer irlandese che post Covid ha voluto cambiare il metodo nel presentare la moda senza stravolgerla del tutto: un moodboard per comprendere come nasce una collezione, come funziona una sfilata, una ricerca virtuosa di oggetti (dalla soundtrack formato vinile alle riproduzioni pop-up book del set di sfilata), dagli scampoli di tessuto agli intrecci di pelle delle borse di Loewe. La complessità del creare una collezione in una scatola, ad ora per gli addetti ai lavori ma che, forse, dovrebbe diventare un’esperienza reperibile su richiesta anche per chi studia moda, per chi ne è affascinato o per chi sta cercando (agenzie, freelance, nuove figure professionali?) di trovare un ponte tra la moda pre e post Covid.

loewepinterest
Courtesy

Immergersi nel lusso delle idee, concetto complesso e laborioso tanto quanto facile e affascinante: show-in-a-box, realizzata da Anderson insieme all’agenzia M/M di Parigi guarda al passato, lo straordinario Museum in a box di Marcel Duchamp, e mixa il futuro, la musica, registrata nella fabbrica di Getafe che ci permette di essere alla sfilata comodamente da casa o dai luoghi dove abbiamo ricostruito il nostro ambiente di smart-working. I look si compongono in un gioco molto simile alla creazione di bamboline di carta da montare, l’artigianalità della collezione la viviamo provando in prima persona a mettere in scena uno show alla scrivania senza che sia limitante, bensì sfidante. Maniche a palloncino, ananas bag, trench da romanzo di formazione. Non esistono più le prime file e le prime dive, esistono gli insegnamenti della moda, di come nasce una collezione e perché è così complesso crearla oltre consumi e budget. Siamo stati tutti in atelier, abbiamo imparato il valore del lusso e di accessori evergreen. Che sia questa la futura fruizione di una sfilata? Democratica nell’insegnare, onesta nello svelare tutti i passaggi?