Cose che abbiamo inevitabilmente imparato da questo lockdown: negli armadi trovi quello che hai amato (e hai voluto dimenticare poi). Nostalgia, #tb social e un filo sociali, i vestiti vintage che abbiamo comprato - e quelli che abbiamo fatto diventare tali - ci guardano e chiedono di essere indossati ancora una volta. Partendo da questo pensiero comune che unisce molti di noi (compreso il portafogli) una delle letture estive più puntuali è Il Grand tour di Nancy Moon (edito da Feltrinelli), primo romanzo di Sarah Steele musicista, madre e neo scrittrice che ci porta nelle epoche passate grazie ad abiti e accessori. Baby doll da Studios hollywoodiani e due pezzi a vita alta con cartolina della piazzetta di Capri sullo sfondo, richiamo molto Grace Kelly per l’abito da cocktail che debutta nella società di Antibes o tubino sartoriale per scendere dalle gondole della Laguna.

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Abito da cocktail, Antibes // Illustrazione di Cinzia Zenocchini

Il viaggio nel tempo che ci appartiene, impuntura dopo impuntura, è la base di questo romanzo con protagonista Florence Connelly che ritrova nell’armadio della nonna Peggy una serie di cartamodelli, ognuno in una busta con indicato un luogo, mappando un’Europa e un’epoca in cui l’abito non era un vezzo ma era un appuntamento sociale, una scelta di appartenenza e libertà nel cambiare idea. L’abito politico e l’abito formale, l’abito provocatorio e l’abito informale: un’altalena di stili che dal sud della Francia all’Italia assolata conducono la protagonista in una scatola del tempo. Un armadio di luoghi e tessuti, un Grand Tour datato 1962 che può farci ricordare, mai come in questa estate, che negli armadi di famiglia giacciono capitali umani e culturali. Che un bikini a culotte poteva significare una libertà finalmente raggiunta mentre un abito dal vitino da vespa probabilmente ricorda ancora il primo bacio.

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Londra Parigi // Illustrazione di Cinzia Zenocchini
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