I numeri delle prossime sfilate in programma a Milano (quelle durante le quali andrà in scena la visione dei designer italiani per le tendenze Primavera Estate 2021), parlano di un momento di transizione, vissuto tra l'incertezza causata dal Covid 19, e la necessità imprescindibile di ricominciare. Se la scorsa edizione era stata quasi interamente digitale, (con risultati altalenanti ma con la sensazione di un'occasione mancata, come avevamo detto qui) la Milano Fashion Week in programma dal 22 al 28 settembre, cerca, con difficoltà, un equilibrio "phygital", come è stato definito dalla Camera della Moda: dei 52 eventi, 24 saranno online, mentre i restanti 28 si tradurranno in vere e proprie sfilate fisiche. Tra queste ultime, ci saranno quelle di Dolce & Gabbana ed Etro, che erano stati gli pionieri della fisicità anche durante la scorsa edizione: a loro si aggiungeranno Giorgio Armani, Max Mara, Prada, Fendi, N°21, Sunnei, Alberta Ferretti e Versace, tra gli altri. Tra chi, invece, preferisce optare per una creatività al digitale, ci sono anche grandi marchi, come Missoni, Luisa Beccaria, Gabriele Colangelo, DSquared2, oltre alle realtà che rappresentano la new wave dello stile italiano, come GCDS, Marco De Vincenzo e Gilberto Calzolari.

instagramView full post on Instagram

Se nel calendario provvisorio fornito dalla Camera Moda italiana appaiono ancora degli spazi definiti come "in assegnazione", l'incertezza principale riguarda Bottega Veneta, brand di Kering da qualche stagione al centro di una rinascita ad opera del creativo Daniel Lee, che, appunto, non appare in lista. Interrogativi che saranno di certo sciolti nelle prossime settimane, mentre, a rimanere, sono le previsioni abbastanza cupe che trapelano dai numeri dell'indagine di Confindustria, la cui 2°indagine congiunturale su Tessile, moda e accessorio, ha stabilito che l'86% delle aziende del settore ha subito nel secondo trimestre del 2020 un calo del fatturato del 20%. La flessione in negativo degli ordini è stata drammatica nel primo trimestre (-40%), per stabilizzarsi nel secondo su un -37,3%. E le aspettative, sono ugualmente poco rosee: il 51% delle aziende ha paura di chiudere l'anno con dei fatturati al ribasso tra il il -20 e il -50%. Il 19% , invece, prevede cali ancora peggiori, tra il -50 e il -70%- . L'indagine su Tessile, moda e accessorio, in sostanza, prevede una perdita del 32,5% rispetto al 2019, traducibile con 30,3 miliardi di euro in meno.

Allontanandosi dai dati più tetri e concentrandosi sul calendario, però, a interessare gli addetti al settore è il debutto da Blumarine (che sfilerà fisicamente il 23 settembre in una location ancora da definire) di Nicola Brognano. Nominato direttore artistico del marchio lo scorso febbraio, con la benedizione di Marco Marchi, amministratore unico di Eccellenze italiane – conglomerato di recente nascita che annovera oltre Blumarine anche Liu-jo, fondata proprio da Marchi – Brognano beneficia di un Dna generoso e di una visione estetica "mediterranea" e seducente che potrebbero renderlo l'alternativa italica a Jacquemus. E se la fashion week di questo settembre tenta di riprendersi i suoi spazi, pur tra diverse difficoltà, a beneficiarne potrebbero essere i marchi emergenti, spesso messi in ombra dalle maggiori maison, e che, nel convulso calendario delle stagioni precedenti, venivano inesorabilmente penalizzati. A interessare gli addetti ai lavori è il percorso creativo di brand come Act n°1 e Calcaterra (già confermate come sfilate fisiche per il 23 settembre) così come di Drome (24 settembre). Ad aprire la kermesse sarà l'evento organizzato dalla Camera Moda per il 21 nel department store della Rinascente, mentre proseguirà il progetto di Milano Moda Graduate. Arrivato alla sua sesta edizione e promossa da CNMI, permette ai giovani studenti delle principali scuole di moda italiane di sperimentare per la prima volta le luci del palcoscenico. Sperando in un nuovo, e più luminoso, inizio.