Ah, la persecuzione degli stereotipi. Viviamo in tempi che si dicono aperti, inclusivi, disponibili ad accettare ogni forma di diversità o ogni strumento che combatta l’omologazione di generi, di prodotti, di culture, di pensieri. E invece la trappola del pregiudizio è sempre pronta a farci cadere nella (s)comoda gabbia di quello che riteniamo sia il “sentire comune”. Esempio: la parola “artigianato” o l’espressione “fatto a mano” risveglia in noi due sentimenti contrastanti ma di uguale forza che ci tirano in direzioni opposte. Da un lato arriva puntuale in mente l’immaginetta da presepio di chi realizza oggetti un po’ rudimentali, aggiusta o ripara - o nel migliore dei casi - concretizza quel che un professionista gli ha intimato di fare: un esecutore privo di fantasia. Dall’altro, proiettiamo nelle pareti della nostra scatola cranica gioielli meravigliosi, mobili intarsiati, pizzi delicati come un sospiro, cristalli che sono soffi rivestiti di vetro: insomma qualcosa che ha a che fare con l’arte, destinata a una sparuta élite di ricchissimi che possono permettersi una vita su misura realizzata da mani fatate dentro antri magici. In ogni caso, roba che non fa per noi.

Sbagliamo. Eccome se sbagliamo. Ma dal 17 settembre debutta Homo Faber Guide, (homofaberguide.com) un progetto digitale che permette di scoprire più di 650 artigiani in 25 nazioni europee, con aggiornamenti settimanali di nuovi nomi, nuove imprese, nuove eccellenze. Una guida che nasce grazie a un lavoro enorme di ricerche e di indagini “sul campo” da parte della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship, organizzazione la cui missione è valorizzare e preservare i “mestieri d’arte” innestandoli in un panorama privo di nostalgie, totalmente contemporaneo: la Fondazione nel 2018 ha lanciato la mostra Homo Faber: Crafting a more human future, sull’isola di San Giorgio a Venezia, dedicata ai migliori talenti artigiani del mondo, accogliendo quasi 63mila visitatori: la seconda edizione prevista per questo mese, è stata rimandata al 2021 causa Covid-19.

marta cucchia, grande maestra della tessitura,pinterest
©Chiara Giovagnotti
A Perugia Marta Cucchia, grande maestra della tessitura, è erede di una tradizione famigliare che conta con lei quattro generazioni.

Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni e co-direttore della Michelangelo Foundation illustra la guida online (che si sviluppa su un’app in grado di geolocalizzare chi cerca manufatti di pregio) da anni lavora su un concetto del “lavorare con le mani” come elemento che arricchisce - non solo rendendolo più costoso - e completa la creatività, tanto da avere coniato il neologismo manovalenza in contrapposizione a manovalanza: «Questo sito aiuta il visitatore a scoprire il meglio della cultura del craft: oltre a segnalare gli artigiani, infatti, suggeriamo anche musei, manifatture, gallerie, ed esperienze "hands-on" da fare presso i laboratori. Ogni artigiano è stato suggerito da un "ambasciatore" (India Mahdavi, Carla Sozzani, Tomas Alia, Jacopo Etro, alcuni dei più brillanti giallisti scandinavi...) o da un'istituzione di riferimento (Fondazione Cologni, Queen Elizabeth Scholarship Trust, etc.). 89 le attività italiane segnalate per il momento, individuate anche grazie alla collaborazione con la Fondazione Cologni dei Mestieri d'arte. «Questo portale diventa così per riscoprire il nostro Paese con occhi nuovi, accompagnandovi nei vostri luoghi preferiti e arricchendo il viaggio di nuovi incontri ed esperienze. I nostri ambasciatori consigliano dove trovare le gemme di artigianalità che si celano in ogni angolo d’Italia e dove trovare i corsi che vi permetteranno di esprimere anche la vostra creatività. Così a Milano Jacopo Etro e Carla Sozzani vi condurranno rispettivamente nelle botteghe del bronzista Ernesto Carati, dalla legatoria dei fratelli Marchesi e nell’atelier di Daniele Papuli, straordinario artista della carta in grado di superare i confini di questo delicato materiale attraverso colorate installazioni.

una "sculptografia" di daniele papuli, artista milanesepinterest
@DanielePapuli
Una "sculptografia" di Daniele Papuli, artista milanese che rende la carta una materia tridimensionale.

A Venezia, Toto Bergamo Rossi, maestro restauratore e direttore della Venetian Heritage Foundation ci introduce al maestro vetraio Renzo Toso Fei, ad Alvise Boccanegra che restituisce vita a monili antichi. E così via per ognuna della più o meno grandi città del nostro territorio, dalla profumeria “couture” Aquaflor di Firenze (foto in apertura), i tessuti realizzati a mano dalla maestra Marta Cucchia a Perugia, sede di Giovanni Mengoni, che vi accoglie nella sua masterclass dedicata alla tecnica del “bucchero”, per poi scendere a Napoli e Trapani.

il maestro ceramista francesco raimondipinterest
@francescoRaimondi
Il maestro ceramista Francesco Raimondi che lavora in un piccolo laboratorio sulla costiera amalfitana.

Il sito si articola in quattro sezioni per garantirne una maggiore fruibilità: Discover, Visit, Experience e Ambassadors. Nella prima si possono trovare i migliori talenti, gli atelier e le manifatture d’eccellenza in tutta Europa. Visit permette di trovare musei, gallerie e negozi che si occupano di mestieri d’arte in tutto il continente. Experience offre un ricco ventaglio di visite guidate nelle botteghe, masterclass tenute dagli artigiani, oltre a mostre e fiere in tutta Europa. Infine, gli ambassadors sono persone note che segnalano artigiani, gallerie, spazi vendita di artigiani che sono fuori dai soliti circuiti turistici. Un motore di ricerca dell’eccezionalità manuale contenuto nel più tecnologico dei dispositivi, perché – continua Cavalli - «i mestieri d’arte, oggi, non possono fare a meno delle tecnologie. Ovviamente il 3D o la realtà virtuale, anche se aiutano il talento, non lo sostituiscono. Ma la rete e le tecniche di produzione digitali sono indispensabili. Basti pensare agli esempi illuminati di giovani imprenditori che digitalizzano le esperienze artigianali per promuoverle. E, se ci pensate bene, la cultura dell’artigianato è quella che risponde meglio alle esigenze attuali del pianeta, sia in termini pratici che filosofici: è sostenibile perché permette produzione di quantitativi necessari per una certa quantità di richieste, evitando gli sprechi, ma nello stesso tempo ci consola quando cerchiamo qualcosa che sia unico, particolare, originale. Anche se non è un gioiello carissimo o una creazione couture». E, aggiungiamo noi, si dà spazio e respiro economico anche alle piccole imprese come fondamento di uno sviluppo economico fondato sulla coesione sociale.