«Ne usciremo migliori», ci siamo detti del lockdown. E un po’ ci credevamo pure, anche per consolarci della tristezza di settimane di clausura a base di tute e pantofole, comfort food e impellenti necessità di estetiste. I fattacci avvenuti dopo essere stati liberati dalle casalinghe prigioni ci hanno confermato che invece no: chi era un farabutto (eufemismo) è rimasto farabutto e pure noi buoni, quelli dalla parte giusta, alla fine ci siamo un po’ incarogniti. Ma al giornalista che osserva online le sfilate, sorgono i dubbi di chi verrebbe bollato come radical chic.

Cioè: c’è il rischio di passare per sovranisti se osiamo dire che tra gli effetti del Covid-19 c’è un rinnovato apprezzamento per il proprio Paese? Ancora: serviva una pandemia globale per conoscere meglio nomi nuovi, connessi non solo ai social ma alle culture e alle subculture del proprio territorio? L’interrogativo spunta alla fine del défilé di Sportmax (un concentrato di riferimenti coltissimi, dal film incompiuto L’enfer di Clouzot alle trasparenze negate da altre trasparenze, come nei quadri di Cézanne) ma soprattutto di Marco Rambaldi, tra il vintage e la contestazione, l’artigianato usato come promozione della diversity, l’uncinetto invece delle solite stampe pseudo-punk e, last but not least, una cover punk di Sei bellissima di Loredana Bertè.

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Valentina Valdinoci//LAUNCHMETRICS SPOTLIGHT
Sportmax SS 21

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Marco Rambaldi SS 21

Si rischierà di essere considerati troppo patriottici quando si loda che a due donne italiane, diverse per estrazione sociale, età, cultura e notorietà -Francesca Liberatore e Miuccia Prada - è venuta la stessa idea, ovvero mettere all’asta per beneficenza abiti e memorabilia? La Liberatore vende quelli presentati in sfilata a un’auction nella sede di Cambi a favore della Onlus Golfini rossi e destina il ricavato ai bambini di Mvimwa, in Tanzania, uno dei paesi africani più poveri. «Non posso non valutare che la moda, interprete di desideri e bisogni, riveda le sue priorità: persevero nell’assoluta necessità di format nuovi dove l’obiettivo di una sfilata non può essere solo fine a vendere in un mercato sovraccarico», dice la stilista romana.

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Francesca Liberatore SS 21

Prada, dal 2 al 15 ottobre, sul sito web di Sotheby’s organizzerà una cessione senza precedenti di pezzi originali provenienti dalle sfilate uomo e donna autunno-inverno, compresi capi unici indossati dalle modelle, inviti e Polaroid per passare quanto guadagnato alla Global Education Coalition, la coalizione mondiale per l’educazione dell’UNESCO nata contro la pandemia.

Si diventerà melensi a raccontare la storia di Luca Lin e Galib Gabbanoff? Sono le firme di Act N°1: il primo è nato a Reggio Emilia da genitori cinesi (è dunque, totalmente patrimonio nazionale), mentre il secondo è nato in Georgia. Lavorano a Milano. Coppia nella vita e nel lavoro, pensano una moda multiculturale, concettuale e artigianale che pesca dai rispettivi background e li trasforma in abiti ad alto tasso di desiderabilità, tanto da essere amatissimi dalle fashioniste cerebrate. Mettono in scena una collezione che risente degli interventi “artistici” che negli anni Novanta hanno fatto Viktor & Rolf e Alexander McQueen, ma con una forza e una bellezza che sa di fatica, studio e amore per il corpo femminile: perché tanto è da lì che la moda parte per tornare, è su quella struttura organica che si raccontano le storie di chi fa i vestiti e la Storia di come vanno le cose. Sono corpi differenti, di colori e orientamenti sessuali disparati, inscatolati dentro box di cristallo a suggerire un confinamento più spirituale che sanitario, tra nuvole di tulle cucite a mano, camicie di raso unisex, reinterpretazioni del trench, tuniche plissé: capi sartorialmente impeccabili ma interpreti di una società in evoluzione.

Sono corpi tridimensionali e atletici i gioielli-scultura del leccese Gianni De Benedittis per futuroRemoto, in un video starring Stefania Rocca. Il creativo prende spunto da una frase di Nelson Mandela: «Lo sport può portare speranza dove una volta c'era solo disperazione. È più potente dei governi nel rompere le barriere razziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni».

Racconta una bella italianità – anzi una milanesità, visto che il film è girato a Villa Necchi Campiglio – il cast internazionale di Tod’s dove il debutto di Walter Chiapponi come direttore artistico prende di mira il vestire borghese interpretato dalla cantante Okay Kaya, dalle modelle Karen Elson e Mariacarla Boscono, dalla digital-imprenditrice Tamu McPherson, dal performer Paul Hamelin. Sarà dunque errato sentirsi fieri di appartenere a un luogo che diffonde messaggi così inclusivi (ok, magari non democratici come costi ma qui si tratta di lusso vero, borse di coccodrillo e chemisier di seta)?

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Tod’s SS 21

Dakar, Londra, Tokyo, New York, Los Angeles, Shanghai, Parigi, Milano: sono alcune delle città esponenti del Marnifesto. Francesco Risso, direttore creativo di Marni veste il frammentato momento storico inviando a 50 ragazzi e ragazze i capi della collezione in anteprima, perché li personalizzino. Parenti, amici e partner li filmano, li fotografano, li registrano. «Un videoclip del mondo», commenta una sagace collega, perché trascina e stordisce la compresenza su un solo schermo di voci, volti e presenze che espongono il loro stile prima di quello dello stilista. Con il sapore degli happening anni 70 e delle performance spontanee e radicali, parlare di fogge e tendenze qui è davvero fuori moda, perché Marni si sintonizza su quelle del mondo.

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Potere all'immaginazione anche nell’immaginaria città sommersa di Versacepolis, inventata naturalmente da Donatella Versace, «dove ciò che è conosciuto e l’ignoto si incontrano». Un mondo sottomarino che offre l’opportunità di abbandonarsi alla fantasia e si riallaccia al mito platonico di Atlantide. Una collezione co-ed densa di ricami marini, colori smaglianti, gonne come tutù di anemoni di mare e blazer in toni confetto per tritoni fantasiosi: modelle e modelli fluttuano tra i ruderi di una civiltà sottomarina e indubbiamente mediterranea. Sulle pareti sono proiettati fondali che pullulano di pesci: una grande, tentacolare, iridescente piovra (in animazione 3D) conclude lo show. Diteci voi se un messaggio così intenso non è davvero universale, dato il mare tempestoso in cui tutti annaspiamo. Ma riusciamo a nuotarci, tra colonne neoclassiche e statue ellenistiche, in attesa di risalire. E con Versace, l’emersione è assicurata. Almeno quella del buonumore e del mettersi in ghingheri. Anche solo per se stesse.

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ALFONSO CATALANO / Courtesy
Versace SS 21