Femminile, lucente e anche preziosa: quando si pensa alla seta vicino c’è sempre un’ombra di lusso, un’oscura parte che non si voleva conoscere perché non era così sostenibile. Ma gli anni 80 sono passati e le stamperie italiane, note per inquinare una volta i fiumi, sono svanite per diventare sempre più virtuose. C’è però una seteria storica come Mantero che ha osato quello che in molti non pensavano fosse possibile fare ovvero rigenerare la seta. Con gli scarti, i prototipi o le eccedenze nasce infatti Resilk. Un tessuto che ha un certificato Global Recycled Standard ed è totalmente tracciabile. Franco Mantero, ceo dell'azienda comasca, ne è entusiasta: «Sminuzziamo la seta, la sbianchiamo con tecniche sostenibili e la trasformiamo in un filato dai toni ecru, più simile al cashmere, morbidissima, calda e con tutta la sua tipica lucentezza. Senza dimenticare che la possiamo stampare e nobilitare ancora».

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Courtesy Mantero
Un capo realizzato con seta riciclata e poi stampata Resilk by Mantero

Non è da meno la Ratti che, oltre a produrre per i grandi nomi come Dior, Celine o Valentino, ha siglato un accordo per lo sviluppo di progetti in ambito di economia circolare con la Freudenberg Performance Materials, produttore di tessuti tecnici innovativi. Il progetto si chiama 2nd Life Fibers e il primo prodotto a nascere dai residui di lavorazione della seta è un'imbottitura per i capi di abbigliamento. La seta infatti ha proprietà termiche incredibili e può essere una valida alternativa alla piuma. Senza dimenticare che sempre a Como si tesse la seta biologica GOTS ovvero che ha dei Global Organic Textile Standard di produzione, uso di prodotti chimici e uso di energie assolutamente sostenibili per l'ambiente. E se non bastasse, qui ci sono molti altri tipi di tessuto, riciclati, bio o tinti con coloranti naturali, sorretti da certificazioni internazionali e migliorate costantemente dal Chemical Management Department che è attento anche alla riduzione dei consumi di energie ed acqua.

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Courtesy Ratti
Erbe, fiori e spezie per tingere naturalmente i tessuti Ratti a Como.

Chi è già allenato a rigenerare i filati è Re.Verso che in Toscana ha riunito una serie di aziende storiche come Filpucci, Nuova Fratelli Borretti, Green Line, Stelloni Collection by Mapel e Antica Valserchio che propone un cashmere amico dell’ambiente (visto che non incide sull’estensione della desertificazione) e che rinasce da trama e ordito. Un approccio avanguardistico che unisce scienza e tecnologia in un sistema di produzione a economia circolare per lana, cashmere e cammello di alta qualità. Gucci e Stella McCartney sono dei fan di Re.Verso ma anche Filippa K o Patagonia li hanno usati. La lista cresce ogni stagione perché la differenza fra il “vecchio” e il nuovo non si percepisce. E una tonnellata di materiali Re.Verso rappresenta una riduzione del 96% di CO2, 76% di energia e 89% di acqua.

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Courtesy Re.Verso
Uno dei momenti di selezione delle maglie prima che cambino forma per diventare filati e tessuti ancora più apprezzati

Sempre in Toscana, nasce il decalogo green del Consorzio Cuoio di Toscana che impegna tutta la filiera italiana del cuoio verso soluzioni rigenerative naturali e la circolarità di modelli no-spreco. «L’industria del cuoio da suola conciato al vegetale è sostenibile a partire dal suo DNA» spiega Antonio Quirici Presidente del Consorzio. «Nessun animale viene ucciso al solo scopo di utilizzarne la pelle. Animal welfare e tracciabilità sono infatti le priorità come gli allevamenti non intensivi e i metodi di macellazione cruelty free». Le sette aziende associate al Consorzio, sono tutte in provincia di Pisa tra Santa Croce sull’Arno e San Miniato, località Ponte a Egola e trasformano infatti uno scarto dell’industria alimentare in un materiale di qualità, simbolo di alto artigianato italiano.

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Courtesy Cuoio di Toscana
Un momento del filmato Heart of Nature in cui si mostrano in maniera artistica le fasi di produzione del Cuoio di Toscana come la concia solo con tannini vegetali.

«La concia per loro è sempre al vegetale cioè con tannini estratti da castagni, mimose e quebrachi, che garantiscono una lavorazione esente da metalli, a tutela della salute dei consumatore. I fertilizzanti naturali e i biostimolanti elaborati dagli scarti conciari contribuiscono a ridurre l’impatto ambientale derivante dalle coltivazioni perché da un lato riducono l’uso di agro-farmaci e fertilizzanti chimici, dall’altro rendono più fertile il terreno e la qualità del raccolto». Anche sul piano dell’edilizia, gli scarti provenienti dalla lavorazione del cuoio tornano utili con la funzione di additivi e ritardanti e ancora come riempitivi nelle costruzioni e per i fondi stradali. Siete sicure che anche le vostre suole siano così sostenibili? Cercate il logo e prossimamente il chip visto che basterà passare il telefonino vicino alle suole per capire da dove arrivano.

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Courtesy Cuoio di Toscana
Borsa e mocassini Dolce&Gabbana Alta Sartoria realizzate in collaborazione con Cuoio di Toscana.