Battaglie, missioni in vista di una ricompensa finale, una New York futuribile e poco popolata, come lo sono, purtroppo, già le metropoli di oggi : Demna Gvasalia guarda al futuro, per la stagione autunno/inverno 2021 di Balenciaga, consegnando agli spettatori e agli aficionados del brand uno show interattivo formato GDR. Se sono diverse ormai le maison che stanno esplorando le piattaforme del gaming, adeguando quelle funzionalità di interazione alle proprie necessità di mantenere un contatto visivo con il pubblico finale – al netto del distanziamento e all'annullamento dello show classico, figlio della pandemia – Gvasalia ha, come al solito, stabilito degli standard a sé stanti, con i quali è impossibile, a oggi, paragonarsi.

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Balenciaga


Burberry ha utilizzato la piattaforma di Twitch per mostrare agli utenti la sua collezione s/s 2021, Valentino e Marc Jacobs hanno messo i loro vestiti indosso agli avatar di Animal Crossing, Puma ha vestito con le sue tute i giocatori della squadra Gen.G Esports, nel videogioco League of Legends. Per lo stesso videogioco, già l'anno scorso, il direttore creativo dell'abbigliamento donna di Louis Vuitton, Nicolas Ghesquière aveva creato degli outfit digitali per un paio delle sue protagoniste (Qiyana e Senna) e una capsule collection reale, con valigia monogram destinata a contenere il trofeo del campionato mondiale: un trend che sottolinea la rilevanza di un mercato che vale 159,3 miliardi di dollari, e che si aspetta raggiunga entro la fine del 2020, 2,7 miliardi di giocatori attivi, (secondo il Report dedicato al gaming, elaborato da Newzoo). E non sono solo i semplici numeri, a far venire il languorino alle maison, ma anche le categorie demografiche e geografiche alle quali quei numeri corrispondono: la Cina, da sola, rappresenta il 54% del dei "gamer"nel mondo, costituendo il primo paese al mondo per grandezza del mercato. E non vale neanche più la stereotipia che vorrebbe i giocatori come uomini, tra i 15 e i 30: la moda, a sua volta, con le sue promesse e l'innegabile quota di fascinazione che la accompagna, riesce a convertire al controller anche il pubblico femminile. Quando Mac ha lanciato una co-lab con il videogioco Honor of Kings, andata sold out in mezz'ora, nel 2019, più della metà degli acquirenti erano donne, al di sotto dei 24 anni.

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Con questi dati di mercato in mente, la scelta di utilizzare un gioco di ruolo creato ex novo, per presentare la collezione autunnale, diventa non solo comprensibile, ma guidata dalla comune logica. Laddove però gli altri marchi si sono limitati ad appoggiarsi a titoli già esistenti, Demna Gvasalia ha deciso di creare un gioco tutto suo, Afterworld: the age of tomorrow, paragonandone il suo concepimento alla creazione di una collezione haute couture, nella quale ogni minimo dettaglio è rilevante. Parlando al WWD, ha infatti affermato che «crei un mondo dal nulla, quali alberi inserire, con quale foglie, che tipo di tramonto: affinché il gioco risulti realistico e autentico, devi considerare ogni singolo dettaglio». Ma cosa succede, nel pratico, quando si gioca ad Afterworld? Si sceglie prima di tutto un giocatore, selezionandolo nella line-up dei modelli, di cui si può osservare da vicino l'abbigliamento, fin nei più minuziosi dettagli. Ambientato in una New York del futuribile 2031, l'obiettivo, come in qualunque gioco di ruolo, è spostarsi nelle cinque zone, tra città pressoché disabitate, foreste incantate fornite di "bianconiglio" d'ordinanza a fare da ciceroni in luoghi inesplorati, e gli immancabili rave, costante ontologica della narrazione degli ultimi anni di Gvasalia, luogo principe nel quale si sfoggiano le eclettiche creazioni del brand. Così come nella parabola letteraria dell'eroe, che deve affrontare una serie di prove per arrivare alla ricompensa finale, il giocatore deve assolvere diversi compiti e incontrare variegati personaggi, per poter veder scorrere i titoli di coda.

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E tra i comprimari di questa narrazione dalla solennità medievale – periodo nel quale si ambientano moltissimi dei videogiochi che su quella estetica e quell'heritage storico hanno costruito le loro fortune, dall'originale Zelda a MediEvil passando per Assassin's Creed – si incontrano i look della collezione, indossati dagli avatar dei modelli, molto reali, che di solito rappresentano Balenciaga: è il caso dell'artista Eliza Douglas, volto ricorrente degli show della maison, qui pronta a combattere le minacce presenti e future con un'armatura completa di spada, una Giovanna d'Arco re-loaded, versione 3.o. Andando oltre le trovate più scenografiche, però, la narrazione su tessuto della prossima stagione fredda si costruisce su un apparato che il pubblico ha già imparato a conoscere, e amare: maxi felpe con patch, jeans dai trattamenti used e abbondantemente tagliuzzati, silhouette oversize, cappotti che recuperano i loghi, vera ossessione di Demna, come quello della NASA o persino quello della PS5, ultima consolle prodotta dalla Playstation e novella ossessione natalizia dei gamer. L'attenzione maggiore è, ovviamente, sui capispalla, che annoverano field jacket corredate da fibbie in velcro con chiusura metallica, prive di uso, ma capaci di rimandare al mondo dello sportswear; sciarpe in maxi-check che si tramutano in avvolgenti cappe fornite di cappuccio, a conferire una sorta di misteriosa sacralità a chi le indossa; cappotti teddy bear legati in vita; impermeabili da portare obbligatoriamente con una spalla abbassata; giacconi camouflage. L'alfabeto dello streetwear è ripetuto a memoria con un'ossessione che rasenta e sublima l'ortodossia, non aggiungendo nulla di particolarmente nuovo rispetto alla pre-collezione della spring-summer 2021, di cui questa è indubbiamente un sequel: ritornano anche per l'inverno i vestiti in maglia metallica, gli stivali silver che qui assomigliano a calzari metallici, così come i layering costruiti artificialmente. Sotto i tagli abbondanti dei jeans si mostra un altro paio di pantaloni, ma questa volta militari, a sottendere l'era implicitamente bellica nella quale stiamo vivendo, i cargo al ginocchio sono appoggiati sopra il denim baggy: esplorazioni tessili e filosofiche del confine tra visibile e invisibile, detto e non detto, che avevano già camminato per le strade di Parigi, intonando il motivo di I wear my sunglasses at night, di Corey Hart, durante il video condiviso proprio per la pre-collezione estiva. Un concetto, che, grazie all'arrivo della stagione fredda, Gvasalia ha potuto amplificare, allargandone il raggio d'azione a categorie merceologiche diverse.

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E come per la scorsa collezione, Balenciaga ribadisce l'impegno verso la sostenibilità: il 93,3% di questo nuovo guardaroba arriva proprio da materiali e fonti sostenibili, dimostrando l'impegno di Demna nel restituirci, con una certa costanza, l'immagine di un futuro angoscioso e martellante, e però combattuto con vestiti come armature, pure e intoccabili nel loro essere coscienziosamente green. Ma forse, più che i vestiti, ripetitivi nella loro prossemica, il valore aggiunto di questa esperienza digitale, è nella ricompensa finale che promette, alla fine dell'avventura: un esercizio di respirazione. Perché respirare, e, paradossalmente, disconnettersi dal reale e dal digitale, ritrovando uno spazio per sé, in tempi tumultuosi che ci costringono a un'apnea emotiva ed economica, è l'ambizione maggiore alla quale si può, ragionevolmente, aspirare.