È stato merito di una donna, discendente da una dinastia non aristocratica per nascita ma nobile per ispirazione e coraggio, l’invenzione di uno degli elementi più emblematici del lessico estetico di uno dei nomi più simbolici dell’Italian Style, Salvatore Ferragamo. Fulvia Ferragamo, figlia di Salvatore e Wanda, scomparsa a 68 anni nel 2018, creò per l’azienda di famiglia i leggendari foulard che oggi rappresentano ancora una metonimia per l’allure dell’azienda di famiglia: colorati, elegantissimi, pervasi anche da un sottile humour nei disegni di animali esotici composti da petali, nei richiami alla Cina imperiale ma in atmosfere da favola, nei pattern geometrici con il logo, fino alle fantasie botaniche. Scrive il critico d'arte Demetrio Paparoni a proposito degli animali: «Già appaiono nei dipinti rupestri del paleolitico, hanno sempre avuto un ruolo da comprimario nell’esperienza conoscitiva dell’uomo. Le figure ibride della mitologia uniscono caratteristiche umane e tratti di diverse specie animali. Tuttavia le figure immaginarie che inglobano parti di animale attingono sempre alla realtà: il drago, ricorrente nella mitologia cinese, è un serpente con la testa di coccodrillo, i baffi di pesce gatto, la criniera di cervo e le zampe di volatile, così come la sirena, presente nella mitologia greca, è una figura con il volto e il busto di donna e le ali e le zampe di uccello».

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Courtesy Press Office Salvatore Ferragamo
Salvatore Ferragamo, Pappagalli, collezione primavera/estate 1991, foulard in twill di seta. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

«Sia in Oriente sia in Occidente dunque gli animali hanno sempre giocato un ruolo importante nell’immaginario mitologico. È come se, indipendentemente dalla cultura di appartenenza e dall’area geografica di provenienza, l’uomo avesse nutrito il suo immaginario attingendo allo stesso serbatoio di informazioni visive». E poi, i fiori: a mazzi, intrecciati a ghirlande, in vasi, a scacchiera, a trapezi, a rombi, a cerchio, a raggiera. Un tripudio di verde, un’orgia fitologica. A Fulvia Ferragamo e al suo lavoro è dedicata la mostra Seta, il nuovo progetto espositivo della maison, a cura di Stefania Ricci e Judith Clark, nelle sale del Museo Ferragamo di Firenze, aperta fino al 18 aprile 2022 - quindi si spera di vederla anche dal vivo - per ora ammirabile da casa sul sito ferragamo.com.

ritratto di fulvia ferragamo, 1971pinterest
Ivo Bazzechi
Ritratto di Fulvia Ferragamo, 1971

Ne abbiamo parlato con Stefania Ricci, coltissima e brillante “alleata” del marchio, curatrice di quello che è il primo dei "musei d’impresa" di moda nazionali, realizzando ogni anno operazioni culturali che uniscono diverse discipline, dalla moda all’arte, dal cinema alla tecnologia fino a impegni concreti di valorizzazione del territorio (Seta ha una succursale alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, con l’esibizione In un battito d’ali. Dalla natura alla biblioteca dei Granduchi di Toscana, selezione di capolavori dell’illustrazione di volatili e farfalle, affiancanti da alcuni foulard ideati da Fulvia Ferragamo) e dei nuovi talenti. Nel museo sono anche esposte le grafiche di cinque studenti del Liceo Artistico di Porta Romana e Sesto Fiorentino, vincitori di un concorso partito dalla mostra alla nascita di Storie di seta, linea di quattro nuove fragranze della maison, Giardini di Seta, Savane di Seta, Oceani di Seta e Giungle di Seta a cui i giovani artisti hanno dato corpo e forma.

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Courtesy of Sun Yuan & Peng Yu e GALLERIA CONTINUA.
L’installazione di Sun Yuan & Peng Yu Were creatures born celestial? all’ingresso della mostra Seta a Palazzo Ferragamo, Firenze.

Come arrivò Fulvia a ideare proprio i foulard?
In realtà ne abbiamo trovato uno, prodotto nel 1961 e disegnato dall’artista Alvaro Monnini, che era stato probabilmente nato dalla mente di Salvatore Ferragamo: ma la sua unicità fa pensare che fosse più un regalo promozionale che non un oggetto destinato alla vendita. Lei, che aveva frequentato da ragazza il prestigiosissimo collegio di Poggio Imperiale (dove andarono anche Marisa Berenson e Benedetta Barzini, ndr) dove studentesse da ogni parte del mondo dormivano nel cosiddetto “quartiere cinese”, un luogo che testimoniava l’attrazione per la Cina che aveva attraversato l’intera Europa nel XVIII secolo, ed era stata condivisa anche dal granduca Pietro Leopoldo di Lorena e dalla moglie Maria Luisa, una volta arrivati a Firenze.

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Courtesy Press Office Salvatore Ferragamo
Salvatore Ferragamo, Elefante, collezione autunno/inverno 1988-1989, foulard in crêpe de chine. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

Fin da ragazzina ricevette un’educazione internazionale, il che la portò ad avere l’intuizione di espandere le collezioni dell’azienda con degli accessori tessili che fossero in perfetta sintonia con la filosofia delle scarpe e poi dell’abbigliamento. Fino ad allora, erano stati comprati da fornitori esterni ed erano scelti dalla madre Wanda a Como, dove c’erano le più famose stamperie dell’epoca. Fulvia, dai primi anni 70, invece, raduna i più noti disegnatori dell’epoca a cui regala la “prima nota”, la scintilla creativa: era una grande viaggiatrice, girava per mercatini e per antiquari, ma s’interessava di agricoltura e di letteratura, era veramente un’innovatrice. E questo spiega il perché, per esempio, ci sia in alcuni una grande passione per la Cina, seguita poi da quella per i fiori. Il suo eclettico mondo creativo è conservato nell’archivio storico dell’azienda, una grande Wunderkammer che dimostra quanto l’apparente semplicità di questi stampati in seta, destinati a un uso mondano, nasconda una grande complessità concettuale e produttiva.

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Courtesy Press Office Salvatore Ferragamo
Pantera (Testa), collezione primavera/estate 1988, foulard in crêpe de chine. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

E da dove arrivano gli animali-patchwork floreali?
Dal fatto che in quegli anni di diffusero, anche attraverso la Tv di stato, i primi cartoni animati dell’est, in particolare modo quelli del ceco Jiri Trnka: piccoli capolavori con burattini filmati in “passo uno” la cui estetica somiglia molto a quella di uno zoo fatto di petali e corolle, come si vede in un film del ’59, Sogno di una notte di mezza estate. E poi l’idea del mettere insieme materiali e segni diversi appartiene al Dna di Ferragamo, che riuniva materiali di scarto – sughero, plastica, scampoli di pelle – per creare modelli irripetibili. E gli animali decorati da uccelli raccolgono citazioni di dipinti, stampe, affreschi dal ‘700 in poi che Fulva aveva visto nei musei o vedeva nelle case. Una ricostruzione che lei metteva in atto attraverso dei collage di foto o disegni che ritagliava, li faceva ridisegnare e faceva dei veri e propri moodboard. Li abbiamo rilegati: sono 1053 volumi di 150 pagine l’uno. Per me e Judith Clark è stata un’impresa titanica, cercare di risalire alle originarie fonti di creatività.

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Salvatore Ferragamo, Volpe, collezione autunno/inverno 1987-1988, foulard in crêpe de chine.

Allora il foulard era considerato un accessorio molto borghese…
Fino a tutti gli anni 60 era un po’ l’accessorio delle dive: Audrey Hepburn, Grace Kelly, Jackie Kennedy lo sistemavano in testa, lo legavano alla borsetta, lo annodavano al collo. Ma è proprio negli anni 70 che diventa un alleato del femminismo e dello stile unisex: nel catalogo ci sono foto di uomini come Lucio Battisti, Peter Fonda Jack Nicholson che proprio in quegli anni ne fanno uso come elemento di protesta. Ed è cavalcando quel tipo di moda anticonvenzionale che Fulvia Ferragamo arriva a nobilitarli con il suo lavoro. Solo dopo diventeranno oggetti da collezione così importanti, anche per la quantità di colori usati per ogni stampa, che sono ancora cercati ancora oggi nelle aste antiquarie. Allora se ne usavano anche settanta per una sola stampa, oggi in genere si arriva a circa quaranta. Ed è per questo che tante ragazze, oggi, fanno incetta di quelli vintage: hanno ancora prezzi "possibili" ma contano su una confezione e una realizzazione che oggi non sono più seguite da tutto il sistema della moda. E poi ne danno una loro diversa interpretazione: vedo in giro ragazze con foulard come cintura, come fermacapelli, addirittura legati insieme per fare delle borse o realizzare delle camicie, che è stata una "trovata" che abbiamo utilizzato anche qui in azienda.

camicia di salvatore ferragamo collezione primavera estate 1999, camicia poncho in georgette cucito a patchworkpinterest
Courtesy Press Office Salvatore Ferragamo
Camicia di Salvatore Ferragamo della collezione primavera/estate 1999, camicia-poncho in georgette cucito a patchwork.

Perché, dopo una mostra sulla sostenibilità, una sulla seta?
All’inizio temevo di essere stata troppo autoreferenziale. Ma, nel fare le ricerche sulla figura di Fulvia e sulla produzione dei foulard, ho ritenuto fosse importante fare conoscere una storia di vita e di creatività che, in qualche modo, superasse la consueta modalità di esibizione delle mostre italiane che, non per polemizzare, finiscono per essere dei bei vestiti su dei manichini, ma non mostrano quale siano i processi emotivi, tecnici, tecnologici dietro quello che consideriamo un “prodotto”. E non è un caso che all’ingresso delle sale vi sia un’opera di Sun Yuan & Peng Yu, coppia di artisti tra i più controversi del contemporaneo, visto che lavorano con animali imbalsamati, grasso umano, macchine industriali: volevo un dialogo attivo tra le tematiche delle stampe con dei protagonisti molto particolari dell’arte di oggi. Hanno non solo realizzato un allestimento utilizzando la tassidermia disponibile nel museo de La Specola, qui a Firenze, ma disegnato un foulard che hanno chiamato Manifesto, che antropomorfizza la fauna: una pratica in uso in quasi tutte le religioni, da quelle occidentali a quelle orientali. E inoltre ho affidato alla regista Irene Montini la scrittura e la regia di un cortometraggio, Look back Anouk, (in apertura, ndr) esempio di video-arte che documenta le diverse evoluzioni dei disegni nel corso dei decenni, dai 70 a oggi. Una maniera per restituire alla moda quella considerazione che in musei di altri Paesi, come il Met a New York o il Victoria & Albert Museum, a Londra è riservata alle forme più alte di espressività.

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Salvatore Ferragamo, Bacheca, collezione autunno/inverno 1990-1991, foulard in twill di seta. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo

Il sogno di Salvatore e di Fulvia, forse, era anche trasformare le strade della città in altrettante pinacoteche di bellezza... Ho notato come già negli anni Ottanta i foulard venissero usati come fodera di alcuni capi.
Il progetto del fondatore dell’azienda, era di trasformare il suo marchio noto in tutto il mondo in una casa di moda, che vestisse dai piedi alla testa. Fu a partire dagli anni settanta che questo suo desiderio fu tradotto in realtà da Fulvia, che iniziò una produzione continuativa di accessori stampati. E li usò anche nell'abbigliamento dagli anni Ottanta, quando vigeva una certa estetica molto visibile ed esibita. Ma lo lo fece con la discrezione e lo humour sottile che fa parte da sempre del Dna aziendale.

salvatore ferragamo trench, collezione o 1985 1986, poliestere stampato con il disegno del foulard pantex e salvatore ferragamo trench collezione autunno inverno 19881989 gabardine di cotone con fodera in lana stampata a disegno del foulard giaguar 
firenze, museo salvatore ferragamopinterest
Courresy Press Office Salvatore Ferragamo.
(Da sinistra a destra): Salvatore Ferragamo, Trench, collezione autunno/inverno 1985-1986, poliestere stampato con il disegno del foulard Pantex e Salvatore Ferragamo, Trench, collezione autunno/inverno 1988-1989, gabardine di cotone con fodera in lana stampata a disegno del foulard Giaguaro. Firenze, Museo Salvatore Ferragamo